
Dai vertici di Fiera Milano pieni poteri al nuovo a.d.
MILANO
Approvato il bilancio, nominato il nuovo cda, dopo la fase di razionalizzazione avviata nel 2007 inizia un nuovo ciclo per Fiera Milano spa. Tanto più in una congiuntura matura per il mercato fieristico, a forte surplus di offerta, e in mezzo alla peggior crisi economica del dopoguerra. Un fase nuova che verrà gestita da Enrico Pazzali, manager vicino ad An ma anche a Roberto Formigoni, appena subentrato all’uscente Claudio Artusi. È lui il nuovo amministratore delegato del gruppo, e in questo colloquio con Il Sole 24 Ore traccia i paletti del suo mandato, dopo essere stato negli ultimi anni direttore generale della società operativa.
«La premessa – ragiona Pazzali – è la fine del periodo di sviluppo infrastrutturale che ha segnato gli ultimi anni di Fiera. Il nuovo polo di Rho Pero, la metropolitana e gli alberghi, i collegamenti autostradali, l’arrivo dell’Alta velocità dal prossimo dicembre, e il nuovo centro congressi al Portello». Ecco, «oggi questo ciclo è concluso: bisogna tornare al core business, all’organizzazione di fiere, al nostro mestiere, perché nel frattempo è arrivata una cosa che si chiama concorrenza».
Dunque ci vorrà «grande attenzione a tutte le tipologie di nostri clienti», prosegue il nuovo a.d.: «Gli organizzatori, che devono sempre più diventare nostri partner, aiutandoci a rifocalizzare il business. Gli espositori, molti dei quali in questi tempi di crisi non hanno nemmeno la liquidità per venire in fiera. E noi li aiuteremo spalmando sui prossimi tre anni i 40 milioni deliberati dalla Fondazione. E poi i visitatori. Buyer da un lato sulle fiere B2B, perché è evidente che Milano deve migliorare la sua capacità attrattiva, valorizzando quei 600mila stranieri che ogni anno vengono in città per eventi fieristici. La vasta platea dei visitatori B2C dall’altro. Si tratta di 5 milioni di persone su cui manca un’offerta integrata». E tutto questo significa che «Fiera Milano deve tornare a fare politica industriale, al servizio delle nostre imprese».
Anche in chiave di internazionalizzazione. «Anche qui – spiega Pazzali – rafforzeremo la linea già tracciata dalla joint venture con Fiera di Hannover in India e Cina. Il tema è in agenda, a patto che le alleanze siano strategiche e non fatte per calmierare la concorrenza. Cioè per organizzare meglio la domanda delle imprese invece che affittare metri espositivi». E questo incrocia anche il rapporto delicato con la politica, azionista ultimo degli enti fieristici. «La politica va ascoltata, è la voce del territorio e dei suoi interessi», chiosa Pazzali. «Ma la managerialità è sempre più fondamentale. La festa è finita», e la congiuntura non ammette dilettantismi.
Quanto ai poteri del nuovo amministratore, Pazzali ha ricevuto dal cda deleghe operative piene, tanto che, dice, «la nomina di un dg come nella passata gestione, per ora non è all’ordine del giorno». Mentre Michele Perini, riconfermato alla presidenza, completa il ticket di vertice di Fiera Milano.
Uno dei primi obiettivi di Pazzali sarà poi la razionalizzazione delle 14 controllate. «Stiamo studiando il dossier», ammette. Per arrivare, o quasi, all’organizzatore unico di fiere. Infine il capitolo Expo 2015. «Qui la fiera può fare molto», ammette Pazzali. Parte dei terreni su cui sorgeranno i padiglioni espositivi sono della Fondazione Fiera. E «noi siamo a disposizione di SoGe per ingegnerizzare il sito». Come, lo si capirà a breve.