Rassegna stampa

«No al protezionismo, è inattuale e dannoso»

Le necessità di dare nuovo impulso alla floricoltura dell’estremo ponente ligure è testimoniata dall’elezione, nel luglio 2007, di un commerciante di fiori alla presidenza di Confindustria Imperia. Sandro Cepollina, classe 1952, amministratore della Ciesse Flower Export, specializzata dal 1985 nel commercio all’estero, è stato eletto recentemente anche presidente di Union Fleurs, l’associazione che riunisce le organizzazioni nazionali dei commercianti all’ingrosso di fiori e fronde.
Come si è arrivati alla tendenza negativa del settore?
A causa di errori di programmazione nei periodi in cui una svolta di strategia era fondamentale; della frammentazione delle aziende e di una logistica non sempre adatta a sostenere il sistema. Questo unitamente alla crescita di altre zone di produzione nei Paesi del Sud. E non per ultimo ha gravato la quasi totale assenza di comunicazione tra mondo produttivo e commerciale.
Si può pensare di fare sistema con le altre zone di produzione italiane?
Non averlo fatto in passato è concausa di questa situazione. In una visione globale, questo ragionamento si sarebbe dovuto allargare a tutto il bacino mediterraneo.
Potrebbe aiutare una sorta di protezionismo della produzione locale?
Parlare di protezionismo, oltre a essere anacronistico, può provocare situazioni pericolose, che si ritorcerebbero contro il sistema stesso. Nel nostro Paese il manifatturiero è prevalente e quindi l’export è fondamentale. Si potrebbe forse pubblicizzare la nostra produzione come ecologicamente attenta, coltivata prevalentemente in pieno campo, ma la scelta deve essere del consumatore.
Come coordinarsi in occasione delle fiere di settore?
La partecipazione a fiere e mostre dovrebbe rientrare in una logica individuale, dove ogni singola azienda può presentarsi secondo le proprie caratteristiche. Un coordinamento, tramite le organizzazioni di categoria, dovrebbe avere solo il compito di progettazione. Io destinerei parte rilevante dei fondi pubblici in azioni di marketing del prodotto.
Cosa ne pensa della politica della Regione in tema di floricoltura?
La Liguria, dato che ha un assessore all’Agricoltura profondo conoscitore del settore, avrebbe forse potuto fare di più. Per esempio una sorta di rottamazione delle strutture serricole non più in uso.
Quali prospettive per il 2009?
Superare questo periodo indenni è già un traguardo. Mi auguro che da questa crisi si possa uscire rinforzati, non solo nei numeri ma anche nel concetto di etica e professionalità.
Su quali strategie puntare?
La programmazione e la ricerca, non solo in campo varietale, ma anche in tecniche di produzione, quali coperture veloci.

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