Rassegna stampa

Primi passi verso la «rete»

Il sistema fieristico regionale dell’Emilia-Romagna – oltre 280 milioni di ricavi spalmati su 12 enti fieristici di cui tre, Bologna, Rimini e Parma pesano per circa il 90% – sfida la crisi da eccesso di offerta di spazi e reagisce alle difficoltà del mercato degli stand con ricette apparentemente antitetiche. Da una parte (è il caso di RiminiFiera) spinge sempre più sulla strada della privatizzazione, anche se ormai la Borsa sembra un miraggio come pure slitta sine die l’alleanza con Bologna. Al contempo, sui pacchetti azionari dei maggiori quartieri sta per avvicinarsi il momento dell’ingresso della Regione (in totale 23 milioni per acquisire il 5% dei saloni di Rimini, Bologna e Parma) alla ricerca di quella “rete” vagheggiata da anni dal presidente Vasco Errani e portata avanti con convinzione dall’assessore alle Attività produttive Duccio Campagnoli. Rete che da sola non decolla, che anche la politica fatica a imporre e di cui solo il mercato (insieme alla sostenibilità di un progetto) sarà il motore.
Se Rimini ha varato quello spin-off immobiliare – premessa di un maggior peso dei privati sugli assetti complessivi della fiera per ora controllata dalla mano pubblica – su cui Bologna ha discusso inutilmente per tutto il 2008, il capoluogo di Regione e Parma rispondono alla crisi con nuovi progetti.
Per quel che riguarda BolognaFiere, il preconsuntivo 2008 indica un fatturato di gruppo a 132 milioni, in crescita sia verso quanto ipotizzato a budget sia verso il consuntivo 2007 (128,5 milioni), grazie ai buoni risultati delle fiere consolidate (Saie, Cersaie, Cosmoprof, Eima, Lineapelle, Lamiera). Il margine operativo lordo (Ebitda) ha subito un calo di circa un milione rispetto al 2007 (28 milioni). Le previsioni per l’esercizio 2009 sono difficili, a causa del quadro macroeconomico attuale e, inoltre, a causa di un saldo negativo delle fiere biennali per il 2009, un anno dispari nel quale quindi non vengono organizzate alcune fiere a cadenza biennale. Tuttavia, la scelta del gruppo è quella di continuare a investire: in particolare, sulle manifestazioni per il consumatore finale. «Investire – spiega l’amministratore delegato Federico Minoli – è più importante rispetto a un modesto utile che ci sarebbe se restassimo fermi. Ma noi fermi non staremo e, anzi, il ragionevole aumento di capitale che prevediamo nel 2009 e sarà definito a seguito del piano industriale, è finalizzato proprio alla crescita».
Intanto, se il 2008 si è chiuso con i biglietti staccati dal Motor Show in calo del 13% (ma il mercato dell’auto ha fatto peggio) e comunque non lontano da un milione di visitatori, il 2009 si è aperto con un’ArteFiera che ha mantenuto le aspettative senza rinuncie tra gli stand prenotati. Proprio il Motor Show, intanto, sta riflettendo sul suo futuro. «Non temiamo la nuova concomitanza con il salone di Los Angeles, che si è spostato a inizio dicembre 2009: si tratta di manifestazioni su macro-aree molto diverse tra loro, che non si intralciano – afferma Giada Michetti, ad di Promotor international (organizzatrice del Motor Show) -. Piuttosto, bisogna reagire alla grave crisi del settore auto con creatività e stiamo studiando proposte innovative da presentare ai produttori: un nuovo progetto, con una nuova filosofia, che verrà illustrato a fine febbraio».
Per quel che riguarda RiminiFiera, «nel 2008 – spiega il presidente Lorenzo Cagnoni – abbiamo avvertito anche sul nostro calendario fieristico i primi segni di un’economia in generale sofferenza». In ogni modo, il gruppo chiude il 2008 con un consolidato di preconsuntivo che vede il valore della produzione a 95,9 milioni di euro (+12% sugli 85,6 milioni del 2006, anno corretto di comparazione, vista la biennalità di alcuni eventi) con un Mol di 22,9 milioni (-0,6% sui 23 milioni del 2006). Intanto, visto l’allontanarsi della quotazione (e anche di eventuali operazioni con Bologna), RiminiFiera ha varato una operazione di spin-off immobiliare che porterà alla separazione della gestione immobiliare da quella degli eventi. Un modo per far entrare i privati più agevolmente nel core business fieristico, dal momento che il debito della fiera (39,6 milioni, -28,1% in un anno) resterebbe in capo alla società immobiliare e quella di gestione nascerebbe libera da pesi. Nel 2009 si prevedono ricavi di gruppo a quota 90,7 milioni (+11,6% sul 2007) e un Mol di 17,5 milioni (-5,3% sul 2007).
Per Fiere di Parma, l’andamento del 2008 si è mantenuto in linea con il risultato dell’anno precedente di riferimento (26,5 milioni nel 2006) generando un Ebitda in crescita, che ha raggiunto il 19% dei ricavi. «Un risultato altamente positivo – spiegano da Fiere di Parma – in considerazione delle difficoltà delle imprese e del particolare andamento altalenante del mercato fieristico nazionale. Questo trend ha contribuito a dotare l’azienda di una liquidità superiore a 13 milioni di euro, che ci mette in condizione di poter finanziare gli interventi di riqualificazione del quartiere fieristico».
giorgio.costa@ilsole24ore.com

Newsletter