
L’arte resta nel Dna delle banche
BOLOGNA
Le fusioni bancarie degli ultimi anni hanno favorito la formazione di patrimoni artistici come accumulo delle singole collezioni. E nello stesso tempo hanno fatto esplodere i fondi da destinare a progetti e fondazioni d’arte. La pesantissima crisi in corso ha però messo in dubbio la possibilità di continuare a sostenere e sviluppare investimenti in campo culturale di banche e fondazioni bancarie: questi temi sono stati ieri al centro a Bologna del convegno «L’arte contemporanea nelle scelte e nelle strategie delle banche e delle fondazioni bancarie», curato dal Sole 24 Ore nell’ambito di Arte Fiera 2009.
La tendenza che emerge è che non si debbano abbandonare i percorsi scelti e intrapresi, in quanto hanno finora dato risultati assolutamente positivi, contribuendo a rafforzare e qualificare a livello nazionale e internazionale l’immagine delle istituzioni che li hanno sviluppati.
«È necessario un lavoro di riflessione su quanto si è fatto sinora per favorire lo sviluppo dell’arte nel nostro Paese e per mettere a valore gli investimenti in questo ambito – ha affermato Walter Guadagnini, presidente della Commissione scientifica di UniCredit & Art -. Fondamentale è la capacità di “fare sistema” con le istituzioni per garantire la vitalità e la coerenza dei progetti, sostenere gli artisti e favorire la fruibilità delle opere al pubblico».
A questo proposito è necessario saper scegliere per il meglio, «avere il coraggio di dire no per dare continuità agli investimenti – ha sostenuto Fabio Roversi Monaco, presidente della Fondazione Carisbo -. Il rischio per le fondazioni è quello di soddisfare troppe esigenze senza incidere su questioni rilevanti».
Quello che può permettere di resistere alla crisi, oltre all’accurata selezione degli investimenti, è la capacità di unire le forze, stringere legami con le istituzioni italiane e straniere, ma anche adottare strategie di vendita in una logica di arricchimento dei patrimoni. Questo non significa considerar l’arte una forma di speculazione o d’investimento a breve termine, ma garantire, sempre attraverso l’autofinanziamento, la vitalità e lo sviluppo dei progetti.
«La nostra collezione deve riflettere l’evoluzione che ci ha caratterizzato nel tempo – ha detto Werner Peyer, responsabile Ubs Art Collection -. In una logica di autofinanziamento della collezione, scegliamo pertanto di acquistare giovani talenti provenienti da tutto il mondo, vendendo opere anche significative ma che risalgano a un periodo antecedente gli ultimi 50 anni. Così supportiamo e promuoviamo l’arte contemporanea, rendendola al contempo fruibile al pubblico dei musei partner e dei nostri clienti».
«Non c’è pessimismo – ha concluso Salvatore Carrubba, direttore Strategie editoriali Gruppo Sole 24 Ore, che ha moderato il dibattito – ma una profonda consapevolezza e una volontà di continuità nella convinzione che l’arte non sia che un modo diverso universale di proiettarsi nella contemporaneità».
M. Car.