
I mobilieri di Pesaro dicono no al Salone
PESARO
«Ribadiamo il nostro “no” a un Salone del mobile a Pesaro che può chiamarsi Samp o Domo 360 ma che comunque non raccoglie l’interesse delle nostre imprese. Bisogna pensare ad alternative credibili per lo sviluppo della Fiera, evitando inutili sprechi di risorse. Siamo di fronte a una sorta di accanimento terapeutico su un malato terminale: una manifestazione fieristica locale dell’arredamento su cui non ha più senso investire». Claudio Pagliano, presidente del gruppo Mobile di Confindustria Pesaro, ha confermato ufficialmente ieri il secco no della sua associazione a un evento – l’unico che finora è stato in grado di salvare i conti dell’ente fieristico – che rischia, come nell’ultima edizione 2007 in versione Samp, di «dequalificare il distretto invece che promuoverlo».
Parole che non lasciano spazio a spiragli, ribadite dal numero uno delle cucine, Valter Scavolini: «Rimango sulle posizioni di due anni fa, quando mi ritrovai solo a partecipare a un Salone senza tutti gli altri grandi nomi dell’industria del mobile: non parteciperò più a fiere del genere e a quanto so dai miei colleghi, adesioni a Domo 360 non ce ne sono. Oggi una fiera internazionale dell’arredamento a Milano ogni due anni è più che sufficiente. Dobbiamo andare noi a Mosca, Dubai, New York o in Europa e non sperperare soldi pubblici, visto che tali sono quelli gestiti dalla Camera di commercio, per fiere che non servono. Perché un salone con poche ditte non rappresentative non serve a nulla, anzi può risultare dannoso per il comparto».
Sotto attacco è la nuova versione dello storico salone del mobile che da 40 anni porta linfa alle casse di Fiere di Pesaro (controllata dalla locale Cdc) e che dopo l’esperienza del Samp 2007 giudicata negativa dai big del settore (per la prima volta era stato affidato esternamente alla torinese Fierimpresa guidata da Lorenzo Bertero) si prepara a un cambio totale di look e filosofia per il 2009: si chiamerà Domo 360, non si svolgerà più in primavera bensì in autunno (dal 24 al 27 settembre) e privilegerà gli aspetti del design, della ricerca e del total living. Novità che non convincono gli industriali del distretto del mobile (in regione il settore conta 3mila imprese, 30mila addetti, un giro d’affari stimato poco sotto i 2 miliardi e 680 milioni di export) e a cui in qualche modo sono appese le sorti del quartiere Campanara e il suo ruolo nell’ambito dell’atteso polo fieristico unico regionale.
«Il fallimento del Salone del mobile equivarrebbe alla fine di Fiere di Pesaro – ammette il direttore generale di Confindustria Pu, Salvatore Giordano – ma il salvataggio non può consistere in un bluff: o la fiera è in grado di richiamare qui operatori stranieri e italiani di calibro e quindi di avvalorare i cospicui investimenti in ospitalità che i mobilieri sostengono, o è inutile ostinarsi in un progetto non condiviso se non dagli artigiani. La fiera ha bisogno di una nuova mission, di un piano industriale di rilancio e non di abbarbicarsi su un’unica ipotesi ormai senza identità».
«Se, come crediamo, le adesioni non ci sono – conclude Pagliano – la Cdc potrebbe destinare le risorse stanziate per promuovere Domo 360 a investimenti sulle attività all’estero, a supporto dell’export delle imprese e su questo fronte dichiariamo la nostra massima disponibilità a collaborare. Il fatto che gli operatori disponibili a partecipare alla prossimo salone avranno una priorità sul finanziamento per iniziative all’estero, nasconde la profonda debolezza del progetto Domo 360».
IL «NUOVO» SAMP
La manifestazione
Nuovo nome (non più Samp ma Domo 360), diversa la data (dal 24 al 27 settembre 2009) e mission focalizzata sull’interior design e il total living: così la Cdc di Pesaro sta presentando la nuova versione dello storico Salone del mobile, la cui direzione artistica è stata affidata agli architetti Enrico Tonucci, Roberto Felicetti, Vanda Venturi e Alfredi Zengiaro
I cambiamenti
Domo 360 sarà annuale, negli anni dispari si occuperà del mondo della cucina e in quelli pari ai progetti dedicati alla casa. Aperta a tutto il sistema italiano dell’arredo, la fiera privilegia le imprese marchigiane del settore (3.700 e 37mila addetti) attraverso un voucher che riduce del 30-40% i costi per partecipare a fiere all’estero