
«Rete di eventi all’estero per promuovere le Pmi»
Giuliano Balestreri
NEW YORK
Ripensare il modello dell’industria fieristica «per restare in linea con la fase difficile dei mercati». Lavorare all’internazionalizzazione del settore «per diventare una piattaforma utile allo sviluppo estero delle aziende italiane e per sopperire al corto circuito del sistema Paese». Sviluppare il brand VeronaFiere «perché il nostro è un modello vincente». Sono i progetti di Giovanni Mantovani, direttore generale dell’ente fieristico scaligero, che ieri a New York ha inaugurato la sesta edizione del Vinitaly Us Tour: tre tappe negli Stati Uniti (Chicago, New York e Washington) per promuovere il vino italiano nel Nord America.
«Le fiere devono cambiare, evolvere» esordisce Mantovani che poi aggiunge: «Non basta organizzare eventi in Italia, per crescere bisogna offrire alle nostre aziende i servizi per affermarsi all’estero». Obiettivo già in cima ai pensieri dell’Ice «con il quale – continua il manager – collaboriamo, ma purtroppo non sempre il sistema Paese funziona. Anche se qualcosa sta cambiando e noi vogliamo servire a questo new deal». E solo nell’ultimo anno l’ente veneto ha organizzato 58 manifestazioni, di cui 21 all’estero.
Tra i piani studiati da VeronaFiere, prima che la crisi finanziaria travolgesse l’economia mondiale, c’è anche la creazione di una rete che metta in contatto le Pmi italiane con le agenzie finanziarie nazionali (da Simest e Finest) e con le banche attive dall’estero, da Unicredit a Intesa Sanpaolo. «Adesso le preoccupazioni dei grandi istituti di credito sono altre, ma noi continuiamo a lavorare – prosegue il direttore – per creare un tavolo al quale le imprese italiane si possano sedere con le banche per discutere dei progetti di crescita all’estero». Un tavolo al quale la Fiera di Verona vuole portare la propria conoscenza dei mercati internazionali e il servizio di promozione.
A sostegno dei propri piani, i vertici della Fiera hanno deliberato un piano industriale al 2011 che prevede investimenti per 68 milioni di euro. «Il processo d’internazionalizzazione – sottolinea Mantovani – non vuole però aumentare la marginalità, ma essere un servizio al cliente». Di fatto il progetto prevede il progressivo abbandono del concetto di fiera come "venditore" di spazi per fare largo a una vera industria di servizi: «È quello che chiedono i clienti, dopo gli stand e i servizi di marketing ora vogliono passare dalla fiera dell’offerta a quella della domanda». Tradotto: arrivare agli interlocutori "giusti" in ogni parte del mondo. E un servizio del genere – probabilmente – servirà alla Fiera anche ad aumentare le proprie tariffe e, nel medio periodo, a migliorare la redditività. Le previsioni per il 2008 stimano un fatturato di circa 83 milioni con un margine operativo lordo di 14,8 milioni e un utile ante imposte di 6,7 milioni.
La sfida all’internazionalizzazione parte in un momento delicato per la Fiera: entro marzo la forma societaria dovrebbe passare da ente autonomo di diritto pubblico a Spa. L’ultimo passaggio prima del via all’operazione è la scelta dell’advisor (attesa nei prossimi giorni) nella gara tra McKinsey, Accenture, Bain e Aixteria. Un processo avviato lo scorso anno quando l’ente pensava alla quotazione in Borsa – «per accelerare i piani di crescita» ricorda Mantovani –, un progetto tornato nel cassetto con il crollo dei mercati, ma di certo non abbandonato. Anche perché i vertici veronesi guardano al lungo periodo «quando in Italia saranno rimasti 3 o 4 grandi centri fieristici. Una evoluzione dettata anche dalla crisi che stanno attraversando molti enti medio piccoli» aggiunge il manager.
Il futuro sembra così legato alla polarizzazione dei grandi eventi con un monito però: «L’era delle acquisizioni delle manifestazioni è finita. Ora bisogna farle, ma sul mercato può restare solo chi ne ha le capacità». Tra i sogni di Mantovani la creazione in Italia «di quella grande fiera alimentare che ci manca» e volutamente non cita il Cibus di Parma e il Salone del Gusto di Torino. «Noi siamo pronti a dare un mano – conclude -. E non per forza la manifestazione deve essere a Verona: possiamo portare le nostre capacità e il nostro brand ovunque».
giuliano.balestreri@ilsole24ore.com