
Ultimate le «archi-torri» della Fiera
di Serena Danna
Viste dalla grande "Vela" di cristallo di Massimilano Fuksas, le due torri alberghiere progettate dall’architetto francese Dominique Perrault, sembrano un pezzo di Amsterdam trasportato a Rho.
Ventimila lastre nere per mille finestre, un’altezza di 72 e 65 metri e quella inclinazione di cinque gradi che costringe a guardare il mondo da un’altra prospettiva, danno un tocco dutch all’area della nuova Fiera che è già stata battezzata come il parco delle architetture.
Gli alberghi – un hotel a 4 stelle e uno a 3 stelle – gestiti entrambi da Nh Hoteles, che apriranno al pubblico nel gennaio 2009, sono stati ultimati in meno di due anni: un piano ogni quindici giorni. La spiegazione della rapidità dei lavori arriva proprio dall’architetto cinquantacinquenne Perrault: «È stato possibile realizzare il progetto grazie a una ottima committenza: solo quando un cliente è impegnato è possibile fare architettura impegnata, che non c’entra niente con l’estetica: si tratta della volontà di trasformare la città, di renderla migliore, di fare in modo che gli abitanti si riconoscano nell’ambiente circostante».
Soddisfatto del risultato il presidente della Fondazione Fiera Milano, Luigi Roth: «La peculiarità di Rho–Fiera – ha commentato – è che il territorio partecipa ai cambiamenti, non li subisce. C’è un progetto d’insieme che va dalla metropolitana alla zona espositiva e a cui oggi si aggiunge un nuovo pilastro; la Fiera deve innanzitutto ospitare e con le torri lo faremo nel migliore dei modi». Perrault si è detto entusiasta di lavorare lontano dalla città: «Stiamo cercando di dimostrare – ha detto – che si può creare un quartiere di qualità anche in periferia, la bellezza non appartiene solo al centro delle città».
I due alberghi, costruiti da Alberghi Fiera (società che raggruppa il consorzio Cmb, Marcora Costruzioni e Pessina Costruzioni) – che vanno ad aggiungersi al quartiere espositivo di Massimilano Fuksas, ai parcheggi multipiano di Mario Bellini e al verde pubblico di Andreas Kipar (nel 2010 arriverà l’edificio per i dipendenti firmato dallo studio 5+1AA e da Jean Baptiste Pietri) – sono uniti da una hall d’ingresso a pianta a croce e sono dotati di 400 camere che potranno ospitare fino a 800 persone. Una pensilina semitrasparente in vetro e metalli collegherà gli alberghi con il centro Congressi Fiera Milano e con l’area verde dei giardini. Gli interni sono ancora da definire e, attraversando i 19 piani di una torre, la sensazione è che il grande nodo dei business hotel è sempre lo stesso: come far sentire a casa gli uomini d’affari. «Gli alberghi sono comunque fabbriche per dormire – ha detto Perrault – ma il nostro progetto dimostra che, quando c’è la volontà dei committenti, possono diventare un landamark per l’accesso alla città».
Secondo l’architetto, i due edifici rappresentano, infatti, un esempio della nuova architettura europea: «Dopo la fuga a Est adesso gli architetti hanno la voglia di tornare a lavorare in Europa», ha dichiarato Perrault. Certo, per avere gli "archistar" non bastano i grandi compensi, bisogna anche assicurare una tempistica degna dei mercati emergenti: «Bellezza, precisione e velocità sono le caratteristiche di questo progetto – ha commentato Leonardo Carioni – neopresidente di Sviluppo Sistema Fiera, e dimostrano che anche in Italia esiste una grande capacità d’impresa».
D’accordo il presidente di Alberghi Fiera, Francesco Chiabrando che ha sottolineato come il progetto di Dominique Perrault sia «una rarità» nel panorama delle costruzioni italiane: «Il lavoro congiunto tra impresa, committenza, sindacati e Asl, che ha svolto una funzione di prevenzione degli infortuni, ha permesso che la sicurezza sul lavoro fosse una priorità».