Rassegna stampa

Quando il potere si trasferisce in provincia

di Fabio Tamburini L’Italia dei poteri forti è irriconoscibile. In passato regnavano indisturbati Enrico Cuccia e l’avvocato Gianni Agnelli. Erano gli anni delle grandi famiglie del capitalismo italiano, di Milano capitale degli affari e della finanza, delle Partecipazioni statali che crescevano sotto l’ombrello protettivo dei partiti della Prima Repubblica. Il tramonto di quel mondo ha lasciato campo libero ai principali banchieri, a finanzieri e immobiliaristi in continua crescita, agli imprenditori che puntavano sulle privatizzazioni. Ora, per una ragione o per l’altra, le ambizioni di molti risultano archiviate oppure rimandate a tempi migliori. Così stanno prendendo forza nuovi protagonisti che, almeno in alcuni casi, affondano le radici nella ricca provincia italiana e nella guida delle ex fondazioni bancarie. Tra loro spicca Fabio Roversi Monaco, presidente della Fondazione Cassa di risparmio in Bologna, una delle più solide d’Italia, con oltre 1 miliardo di patrimonio.

Proprio Roversi Monaco è appena riuscito in un’impresa fino a pochi mesi fa impensabile: la sostituzione di Luca Cordero di Montezemolo al vertice della Fiera di Bologna. Un cambio della guardia ottenuto incassando pieno appoggio degli enti locali, delle professioni e perfino di una parte degli industriali. Chi conosce bene Roversi Monaco e la realtà bolognese non si è stupito, perché la sua influenza in città è notevole. Punto di partenza è stata la nomina a professore ordinario di diritto amministrativo presso la facoltà di Giurisprudenza, nel lontano 1974. Ma il salto di qualità sono stati i 15 anni in cui ha assunto l’incarico di rettore dell’Università di Bologna.

Roversi Monaco, che nella politica ha estimatori bipartisan, è sempre stato considerato un esponente prestigioso del mondo laico. «Dalla massoneria mi dimisi nel 1985», ha dichiarato qualche tempo fa, intervistato da Alberto Statera per Repubblica, «in 13 anni ho incontrato solo galantuomini, ma dall’essere massone ho avuto un danno enorme». Nella finanza è stato al vertice della Cassa di risparmio di Bologna (Carisbo), protagonista delle concentrazioni bancarie con la Cassa di risparmio di Padova e Rovigo. Entrambe sono poi confluite nel Sanpaolo di Torino e, successivamente, nella grande alleanza con Intesa. Tutte operazioni che gli hanno permesso di allargare la rete di relazioni, con particolare riferimento alla piazza torinese. Per un lungo periodo in totale sintonia con Enrico Salza, torinese doc e presidente di Intesa Sanpaolo. In seguito convinto che nel nuovo gruppo bancario le fondazioni dell’ex Sanpaolo avrebbero dovuto fare blocco. Potrebbero essere migliori, inoltre, i rapporti tra Roversi Monaco e Giuseppe Guzzetti, il presidente di Fondazione Cariplo, tra i maggiori azionisti di Intesa Sanpaolo.

Sempre la Fondazione Carisbo, che punta a diminuire la partecipazione in Intesa Sanpaolo nel nome della diversificazione degli investimenti, è azionista di Mediobanca (intorno al 2,2% del capitale ma senza far parte del patto di sindacato), delle Generali (0,36%) e ha voce in capitolo nella Cassa depositi e prestiti (compreso in F2i, la società per gli investimenti nelle infrastrutture guidata dall’amministratore delegato Vito Gamberale). Negli ultimi anni la fondazione bolognese ha investito in altre società quotate, soprattutto emiliane (per esempio l’azienda di servizi Hera e Unipol) ma non soltanto (per esempio Enel e Alleanza). Da tenere d’occhio, infine, è la presenza nel fondo Mandarin capital. Roversi Monaco ne è presidente e custodisce le chiavi di un flusso importante d’investimenti cinesi in Italia e sul mercato europeo.

fabio.tamburini@ilsole24ore.com

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