
Vicenzaoro, trampolino di rilancio del settore
di Claudio Pasqualetto
Dimenticare il passato. È un obbligo per l’industria italiana dell’oreficeria e della gioielleria, che riparte da un settembre con qualche segnale positivo negli ordini dopo anni di caduta più o meno libera e da una vetrina, quella della Fiera di Vicenza, che da domani propone un appuntamento autunnale, profondamente rinnovato nell’organizzazione e nel messaggio.
Tra le cose da dimenticare ci sono anche i numeri del consuntivo a fine giugno del distretto vicentino, che con Arezzo e Valenza Po si divide gran parte del mercato : produzione in calo del 20,6%, domanda interna che scende del 26,9%, domanda estera che la segue a -19,8%, fatturato in flessione del 16,5% ed occupazione a -5%. Tra gli elementi positivi c’è invece un oro che, dopo avere raggiunto prima dell’estate livelli di prezzo impensabili, è sceso del 10-15% nel valore in dollari. Una boccata d’ossigeno che ha subito rianimato il settore.
«Gli ordini, sia interni che esteri, sono ripartiti – dice Marilisa Zen Cerato, presidente degli orafi di Confindustria Vicenza – e questa è una bella sorpresa. Merito del calo del prezzo della materia prima ma noi speriamo che ci sia qualche ripresa anche dell’appeal. I buyer che avevano bloccato gli acquisti per i pesanti sbalzi dei listini hanno ripreso l’attività ed auspichiamo che non si tratti di una fase transitorio.»
«Ci servirebbe in questo momento una spinta esterna a sostenere questi primi segnali positivi – conclude Marilisa Zen Cerato – penso in particolare a quel problema dei dazi per il quale ci battiamo da anni senza apprezzabili risultati. Oggi, per di più, un mercato importante come quello russo è di fatto fermo da mesi per un incomprensibile blocco delle licenze.» Gli anni difficili hanno portato comunque a profondi cambiamenti dell’oreficeria italiana che mantiene ancora la sua leadership a livello mondiale soprattutto per la qualità e lo stile. La produzione più banalmente industriale, quella legata al catename ed ai prodotti stampati, è da tempo stata conquistata da Paesi a basso costo di manodopera. La produzione italiana ha dovuto alzare il target, puntare sul lusso, sul valore aggiunto di un design esclusivo e di un gusto che affonda le radici nel Made in Italy.
Sono cambiati anche gli interlocutori, oggi gli Emirati arabi superano gli Usa nella classifica dell’export italiano, e l’oreficeria di casa nostra è ben presente anche in tutti quei Paesi che si affacciano al lusso con maggiori disponibilità.
«Per chi come noi ha un brand consolidato ed un mercato soprattutto interno – spiega l’a.d. di Chimento Maurizio Bertoncello – la situazione è ancora più complicata perchè al prezzo della materia prima si aggiunge il calo dei consumi. Questo ha aperto la strada ad un utilizzo sempre crescente di pietre, creando un trend positivamente accolto dal mercato. Oggi un oggetto con brillanti, giusto per fare un esempio, ha un costo più contenuto di uno tutto in oro e se in passato il rapporto era di tre a uno per l’oro, oggi siamo su posizioni esattamente rovesciate.»
«Anche il mercato è cambiato – aggiunge Bertoncello – la distribuzione è capillare e le fiere sono sempre meno luogo di contrattazione e scambio e sempre più, invece, punto importante di comunicazione, spazio per eventi di alto profilo, palcoscenici privilegiati su cui confrontarsi.»
Ed è esattamente questa la linea scelta dalla Fiera di Vicenza con Choice, l’appuntamento che si apre domani per chiudersi il 10 settembre. Sono attesi 1.500 espositori e circa 16mila operatori qualificati, ma si punta soprattutto sulla Glamroom, una sorta di scommessa, un padiglione esclusivo disegnato dallo Studio Cibic che farà incontrare i gioielli con gli altri oggetti-moda, dagli abiti agli occhiali, il tutto con un alto contenuto stilistico e di innovazione. «La scelta che abbiamo fatto – spiega Dino Menarin, presidente della Fiera di Vicenza – è stata suggerita da un lungo confronto con aziende, buyers e consumatori. L’idea della Glamroom è accattivante ma anche concretamente orientata al business e ci aspettiamo che proprio qui vengano confermati i primi segnali di ritrovata fiducia.»