
La Galleria ritorna all’«Abc»
di Walter Rauhe
A Berlinoilmercato dell’arte ricomincia da zero – o meglio – dal l’abc. "Art Berlin Contemporary" (abc appunto) è il nome del nuovo formato espositivo chiamato in vita da 44 tra le più rinomate gallerie d’arte della cittá come reazione polemica all’ormai incontrollata proliferazione delle fiere d’arte e alla necessità di sperimentare nuovi circuiti di presentazione degli artisti e delle loro opere. Il concetto è semplice e riprende a tratti ciò che già avviene a Basilea negli spazi della "Art Unlimited", dove in contemporanea con la fiera, vengono esposte opere e installazioni di grandi dimensioni che non troverebbero spazio all’interno degli stand fieristici o delle gallerie. Ma non solo. L’"abc" di Berlino è anche il tentativo di riapproriarsi del mezzo dell’esposizione, della mostra, per presentare un’arte contemporanea che negli ultimi tempi si andava a vedere e a scoprire quasi solo più alle fiere, ai grandi eventi cultural mondani, alle esclusive kermesse affollate dal jet set e dai soliti addetti ai lavori.
A prima vista l’"abc", pur essendo a sua volta una sorta di fiera dell’arte (ma guai a dirlo), può sembrare come una classica esposizione. Allestita per tre giorni (dal 5 al 7.09) all’interno degli immensi capannoni del Postbahnhof, ex stazione per merci postali a due passi dalla centralissima Potsdamer Platz, presenta una settantina tra sculture, installazioni e videoproiezioni. Molti i nomi noti, come l’artista cinese presente all’ultima edizione della documenta di Kassel Ai Weiwei, la star francese Daniel Buren, lo svizzero Thomas Hirschhorn, l’onnipresente Olaf Nicolai, e ancora John Bock, Andreas Hofer, Daniel Richter, Dieter Appelt, Claire Fontaine, Pawel Althamer. Accanto a loro anche artisti ancora meno noti e molto giovani, che spesso hanno in comune non solo la galleria berlinese che li rappresenta, ma Berlino come cittá di residenza e ispirazione. Nell’esposizione mancano del tutto i riferimenti alle gallerie, non ci sono i classici muri divisori tra uno stand e l’altro, né i séparé per le trattative riservate, le vip lounge, i tavolini reception con gli eleganti laptop bianchi. È una mostra come la si potrebbe vedere al museo e che mette in primo piano gli artisti e le loro opere. Solo nel piccolo giornale-catalogo gli interessati possono informarsi a quale galleria rivolgersi nell’intenzione di un acquisto. Una forma di elegante understatement, al posto della sempre più volgare autocelebrazione dei galleristi stessi e dei loro marchi.
È questo il futuro delle fiere? Martin Klosterfelde, uno degli ideatori dell’"abc", non vuole vedere apostrofata la sua manifestazione come una "contro-fiera" o addirittura come nuova concorrenza all’appuntamento berlinese della Art Forum, spostata quest’anno a fine ottobre. Ma forse è davvero venuto il momento nel quale la gente, per vedere l’arte contemporanea, torna a visitare una mostra e non solo a pellegrinare all’interno di padiglioni fieristici e attorno a swimmingpool in Florida. Sentito dalla bocca di un gallerista, questo auspicio suona quasi un po’ triste e rievoca epoche passate nelle quali le nuove correnti e le promesse dell’arte venivano ancora scoperte alle biennali o nei musei e quello di curatore era ancora un mestiere vero e indipendente. Ma l’"abc" dimostra in fondo anche questo. Come i nuovi galleristi siano cresciuti e in grado, come successo a Berlino dove le grandi istituzioni ufficiali pubbliche stentano ormai a offrire una valida piattaforma per la presentazione dell’arte contemporanea, ad assumere anche il ruolo di espositori di prestigiose mostre dove però è possibile acquistare le opere esposte.
www.artberlincontemporary.com