Rassegna stampa

Le fiere «esportano» i saloni

PAGINA A CURA DI

Paolo Tomassone

Le fiere dell’Emilia Romagna fanno scuola. Prime in Italia a mettere in vetrina l’eccellenza delle Pmi attraverso eventi dedicati a meccanica, ceramica, sanità, turismo e tempo libero e leader incontrastate nel proporre il "made in Italy" nei saloni internazionali, puntano ora a promuovere oltreconfine l’arte e le tecniche dell’organizzazione di esposizioni.

La spinta all’internazionalizzazione delle società che gestiscono i più grandi quartieri della regione (Bologna e Rimini in particolare) nasconde però alcuni pericoli, tra tutti la duplicazione di eventi già presenti in altri saloni fieristici, la dispersione di forze, il rischio di generare confusione tra gli utenti finali e di mettere a repentaglio l’attività interna in un mercato nazionale già caratterizzato da una forte competizione.

Fiere di Parma varca il confine italiano in punta di piedi, concentrando l’attenzione in particolare sulla Russia, l’India e la Cina per portare il top del prodotto italiano soprattutto nel settore agroalimentare. Le varie missioni all’estero sono state un’occasione per stringere relazioni con futuri partner, che hanno potuto ricambiare la visita nel maggio scorso in occasione di Cibus, il salone internazionale dell’alimentazione (presenti 2.400 marchi italiani, oltre 500 buyer di 55 Paesi).

Sempre nel settore agroalimentare si colloca parte dell’attività all’estero di Rimini Fiera. Dopo anni di successi Sigep, il salone della gelateria e pasticceria, si espande in America attraverso la partnership di Frozen Desserts Expo Llc. La fiera romagnola promuove a San Paolo del Brasile, assieme al gruppo editoriale sudamericano Publitec, anche il Fithep rivolto alle aziende europee del mercato della pasticceria e gelateria. Sul fronte outgoing Rimini organizza una dozzina di appuntamenti tra i quali: Sia Guest Dubai, un evento B2b sul contract alberghiero; Ecomondo Russia a Mosca; Ecomondo China (la collettiva di aziende italiane del settore ambientale nell’ambito dell’Ifat China, a Shanghai). Nel 2007 nel quartiere riminese sono stati organizzati oltre 1.200 incontri d’affari, con più di 400 aziende italiane coinvolte e 173 buyer stranieri provenienti da 29 diversi Paesi. «Verso i mercati internazionali noi svolgiamo circa il 30% della nostra attività promozionale – spiega il direttore generale Pietro Venturelli –. Sempre di più le nostre aziende chiedono di entrare in contatto con altri Paesi; a loro dobbiamo offrire un coordinamento, un vero e proprio gioco di squadra, un faro in un sistema frammentato come quello dell’internazionalizzazione».

La dispersione delle energie è uno dei maggiori rischi che possono correre i distretti fieristici impegnati in progetti al l’estero. «Il ruolo istituzionale degli organizzatori – avverte Franco Bianchi, segretario generale del Comitato fiere industria di Confindustria – è di creare in Italia un evento mondiale. Alcune manifestazioni sono diventate leader nel mondo e sarebbe sbagliato cercare di promuovere eventi identici in altri Paesi, rischiando di indebolire l’appuntamento italiano. L’ipotesi di trasferire all’estero uno spezzone di un evento di successo può diventare, col tempo, controproducente».

Un esempio riuscito è quello di Cosmoprof, nato a Bologna alla fine degli anni Sessanta, che grazie a una serie di alleanze con partner internazionali ha portato alla creazione di un vero e proprio network mondiale per la profumeria e la cosmesi. A oggi sono quattro le manifestazioni con il marchio Cosmoprof (Bologna, Hong Kong, Shanghai e Las Vegas). «Bologna è il primo operatore fieristico italiano organizzatore di eventi a livello internazionale – dice l’amministratore delegato Michele Porcelli – e il giro d’affari è di 35 milioni di dollari. Nel 2007 abbiamo avviato fuori dei confini italiani quattro nuove manifestazioni: Cosmoprof Shanghai, Guangzhou Beauty Show, Monaco Spa Event, Sh Contemporary. Siamo presenti in Nord America, in Russia, in Egitto, in Cina e nel Principato di Monaco. Con una nostra piattaforma siamo in Cina e in 15 anni la nostra presenza è cresciuta: ora fanno capo al gruppo BolognaFiere otto eventi annuali nel settore della cosmesi, dell’arte, dell’edilizia e della pelle».

L’estero è considerato una delle priorità per Bologna, che nel piano industriale ha previsto, per i prossimi anni, un investimento di 40 milioni di euro per l’avvio di una serie di interventi. Rimini e Bologna, tra l’altro, partecipano alla privatizzazione della Fiera di Belgrado, che fattura 16 milioni di euro all’anno e comprende un’area di 230mila metri quadrati: un quartiere utile per replicare o spostare manifestazioni emiliano-romagnole.

IL QUADRO



240 milioni

Il giro d’affari

I ricavi complessivi nel 2007 delle tre più grandi fiere dell’Emilia Romagna: Bologna (+8,4% sul 2006), Rimini (+10,8% sul 2005) e Parma (-571mila euro sul 2006)

99

Le manifestazioni

Gli eventi svoltisi in Emilia Romagna nel 2006, secondo l’annuale rapporto Cermes-Bocconi: 40 le iniziative di carattere internazionale, 33 quelle nazionali, 26 le manifestazioni regionali

1,5 milioni di mq

Gli spazi

Le superfici affittate nel 2006, distribuite su 99 eventi che hanno richiamato circa 39mila espositori e 3,36 milioni di visitatori

6

Le novità

Gli eventi avviati nel 2007 da Bologna Fiere: a livello nazionale So Fresh ed ExpoGreen, all’estero Cosmoprof Shanghai, Guangzhou Beauty Show, Monaco Spa Event, Sh Contemporary

23 milioni

L’ipotesi di investimenti

La Regione Emilia Romagna è intenzionata a investire per partecipare all’azionariato delle fiere, acquisendo una quota attorno al 5% di Parma, Bologna, Rimini e Piacenza

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