Rassegna stampa

Expo 2015 e Fiera di Milano, Lega e Fi in competizione

di Marco Alfieri
Fratelli (coltelli) a Roma. In competizione sul territorio, dove s’incrociano interessi e poteri locali. Il rapporto tra Lega e Pdl è una specie di Giano bifronte. Sul federalismo fiscale, certo, sul reato di clandestinità, ma non solo. Specie nel Lombardoveneto la luna di miele post-voto è già finita, e il giro in bianco di Carroccio e An sulle ultime nomine nelle controllate dal Tesoro non aiuta a mitigare le rivalità.
Il successo elettorale della Lega ha poi fatto il resto, spiazzando via Bellerio. Troppo cresciuta per tenersi fuori dai salotti che contano. Si pensi alla paradossale marginalità nelle banche Popolari e nelle Bcc. O nei mondi in cui si sono scottati con operazioni flop: dagli investimenti immobiliari in Croazia fino all’avventura di Credieuronord, che poi era il languore di "farsi" una banca.
Tutti dossier su cui Umberto Bossi ha messo al lavoro Giancarlo Giorgetti, commercialista di Cazzago Brabbia (Varese), di cui è stato anche sindaco. Bocconiano schivo, Giorgetti è da alcuni anni segretario della Lega lombarda ma soprattutto è presidente della commissione Bilancio della Camera. Ottimi rapporti con Giulio Tremonti, è dalla sua scrivania che passano i dossier economici del Carroccio. Non solo. È lui che coltiva il link con Gianpiero Fiorani, quando l’allora Bpl salva dal crack la banca della Lega. È lui che lavora alle nomine dei manager d’area (Bonomi, Marano, Tosi, Bianchi, Marchioni). Ed è sempre lui che sta pianificando l’offensiva leghista nei santuari economici del nord (obbiettivo finale la presa del forziere fondazione Cariplo) e sulle grandi partite gemelle Expo 2015 e Fiera Milano.
Sulla prima, è in corso una dura battaglia nella maggioranza per la regia sull’evento. I poteri di commissario e la guida operativa della newco andranno sicuramente al sindaco Moratti e ai suoi uomini (Paolo Glisenti). Ma la Lega vuol contare e spinge, insieme al Pirellone, per allargare la governance di una società che gestirà un budget di oltre 4 miliardi. Di qui la sponda per ridimensionare il protagonismo morattiano tra Roberto Castelli, sottosegretario con delega in pectore all’ Expo e Roberto Formigoni, che a sua volta chiede al governo competenze in materia e vara una legge obbiettivo elogiata proprio dall’ex guardasigilli. Chiara l’alleanza: Formigoni punta a traslocare a Roma nel 2010 e proprio Castelli dovrebbe sostituirlo.
Altro scontro è quello per il controllo di Fiera. Il Pirellone ne è grande azionista. I consigli di Fondazione e Spa scadono a fine anno. Sia Luigi Roth (presidente di Fondazione) che Claudio Artusi (ad di Fiera Spa), entrambi vicini a Formigoni, non verranno rinnovati. Il primo perché non più rieleggibile (anche se starebbe sondando alcuni consiglieri di fondazione per proporre modifiche statutarie). Il secondo perché non più appoggiato dai suoi grandi elettori (Formigoni e il presidente di Gefi, il braccio fieristico della CdO, Antonio Intiglietta).
È in questo scenario che si sta consumando una competition a tutto campo, non senza accuse di speculazioni sul titolo. Da un lato la galassia Cl/Cdo decisa a non mollare il colpo; dall’altro le ambizioni del Carroccio che punta a mettere alla vicepresidenza di Fondazione Danilo Broggi, attuale Ad di Consip, sponsorizzato da Giorgetti e Maroni. Broggi sostituirebbe di fatto Marco Reguzzoni, altro giovane leone leghista, attuale membro del comitato esecutivo di Fondazione che però, da neo parlamentare, potrebbe uscire dal board conservando la presidenza di Sviluppo Sistema Fiera. Anche se il vero obbiettivo è portare un proprio uomo alla guida della Spa. Una casella su cui punta anche An, che lavora alla promozione dell’attuale direttore generale, Enrico Pazzali, a sua volta vicino ad Andrea Ronchi, cioè all’ala emergente di un partito che in città è da sempre larussiano. Non bastasse, va poi trovata la quadra con le ambizioni del sindaco Moratti, finora marginale in Fiera, ma dopo la conquista dell’Expo decisa a contare di più.
Passando dalla Lombardia al Veneto, la guerriglia tra alleati coltelli non cambia. La posta in palio è la leadership nella regione più autonomista d’Italia. Dopo il voto di aprile, il governatore azzurro Giancarlo Galan ha lanciato Forza Veneto, una specie di partito alla tirolese con il federalismo al primo punto dell’agenda. C’è da arginare il Carroccio, uscito forte dal voto, e da rilanciare un Pdl ormai meridionalizzato. Di qui, a cascata, la guerra sulle partite locali. Anzitutto l’annoso rinnovo della concessione dell’autostrada Serenissima, che scade nel 2013. Ufficialmente Galan è contrario al prolungamento della Valdastico, pregiudizionale al rinnovo, perché punta al potenziamento della Valsugana. In realtà si è messo di traverso proprio in chiave anti Lega (al vertice della Serenissima siede la maroniana Manuela Dal Lago) con l’obbiettivo di accorpare le concessioni di tutte le autostrade venete nella Cav, la newco mista Regione-Anas.
Poi c’è il braccio di ferro tra Regione e Verona, governata dall’astro nascente del leghismo veneto, Flavio Tosi. Anche qui. Da un lato il sindaco scaligero che ha fatto rimuovere il sovrintendente della Fondazione Arena Claudio Orazi, vicino a Galan, per metterci il fido leghista Francesco Girondini. Dall’altro il governatore che minaccia di tagliare i 2,5 milioni di euro che palazzo Balbi versa ogni anno alla fondazione. E poi la querelle sulle mostre, con il Louvre che cancella una retrospettiva promossa da Marco Goldin programmata in città. Motivo: palazzo della Gran Guardia non sarebbe idoneo. In realtà dietro le tele si gioca un intricato risiko tra una città che vuol smarcarsi dal tutoraggio della regione, promuovendo iniziative "grandi firme", e un governo regionale che, per bocca dell’uomo ombra di Galan, Franco Miracco, accusa il dispendioso "mostrificio" scaligero, non senza un certo lobbying per boicottarlo. Sottotraccia, un’altra volta, la guerra tra l’attuale governatore, e quel Tosi che in futuro potrebbe sostituirlo.


IL RUOLO DI GIORGETTI



Giancarlo Giorgetti,
presidente della commissione Bilancio della Camera, ex sindaco di Cazzago Brabbia (Varese), è l’uomo che gestisce per conto di Umberto Bossi i dossier economici della Lega Nord.
Dalla sua scrivania passano le nomine nelle aziende di Stato dei manager d’area, i rapporti con le banche di territorio, e le ambizioni del Carroccio nelle partite padane: da Fondazione Cariplo, all’Expo 2015, alla Fiera di Milano

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