Rassegna stampa

L’editoria vale 500 milioni

PAGINA A CURA DI

Roberta Pellegrini

TORINO

«L’editoria è in continua evoluzione. Per continuare ad essere vitale, deve saper interpretare costantemente le nuove esigenze del mercato». Partendo da questa osservazione Renato Viale, presidente di Unioncamere Piemonte, e Gabriele Mello Rella, presidente di Biella Intraprendere, hanno promosso "NerosuBianco", prima ricerca in Italia nel suo genere.«In realtà sono due focus: uno sull’editoria e uno sui lettori», spiega Roberto Strocco, coordinatore dell’Ufficio studi e statistica di Unioncamere Piemonte, illustrandone i risultati.

Databank ha rilevato circa cinquemila imprese editrici di libri attive in Italia, che occupano 14.500 addetti e che fatturano annualmente circa 2,3 miliardi. L’Associazione italiana editori (Aie) ha stimato invece il fatturato complessivo del settore editoriale italiano sui 3,7 miliardi, per 59mila titoli pubblicati e 261 milioni di copie stampate. Difficile risalire al fatturato delle imprese piemontesi: il business subalpino rimane comunque una fetta importante della torta nazionale con un giro da affari che si può stimare superi il mezzo miliardo di euro. Un mercato ben strutturato e molto concentrato: basti considerare che le prime sette aziende editrici di libri generano un giro d’affari di circa 442 milioni di euro.

«Per il Piemonte – precisa Strocco – l’analisi ha utilizzato il patrimonio informativo delle Camere di commercio, in particolare il Registro imprese». In Italia a fine 2007 risultano operanti 9.321 imprese di editoria (editori di libri, giornali e riviste: 620 in Piemonte, 193 in Liguria, 29 in Valle d’Aosta) e 19.973 aziende che operano nella stampa (1.544 in Piemonte, 538 in Liguria, 54 in Valle d’Aosta). Il Piemonte è la quinta regione per presenza di editori (il 7% del comparto nazionale), dietro alla Lombardia (2.478), che da sola concentra più di un quarto di imprese, al Lazio (1.265), all’Emilia-Romagna e alla Campania. Rispetto alla dislocazione, la maggior concentrazione si ha nel Torinese (65%), in seconda posizione c’è Cuneo (11%). Prevale una localizzazione in zone con una fitta presenza di imprese che svolgono attività di servizi e tlc, per sfruttare la vicinanza e ridurre i costi di transazione. Al contrario nel caso della stampa (più decentrata) conta di più la prossimità con il cliente; anche per il settore carta la vicinanza di infrastrutture ferroviarie è determinante.

«Circa un’impresa editoriale piemontese su quattro – continua Strocco – è strutturata come società di capitale, sintomo di un settore robusto e strutturato sotto il profilo dell’organizzazione aziendale. Nel comparto della stampa prevalgono, invece, le forme più semplici, tipicamente le imprese individuali e le società di persone».

L’interscambio regionale con l’estero nel settore dell’editoria ha generato nel 2007 un giro di affari di 148 milioni di euro sul lato delle esportazioni, pari allo 0,4% dell’export totale del Piemonte, e di 53 milioni sul versante delle importazioni. «Il comparto può vantare quindi un saldo con l’estero ampiamente positivo, pari a quasi 95 milioni di euro», evidenzia la ricerca di Unioncamere. L’editoria regionale è, tuttavia, in affanno sui mercati internazionali, dove le vendite tra il 2005 e il 2007 si sono ridotte dell’8%, mentre le importazioni continuano a crescere. «I piemontesi dimostrano sempre maggiore interesse per le opere di altri popoli e altre culture – sottolinea Strocco – ma non riescono nel contempo a far apprezzare adeguatamente i propri prodotti editoriali all’estero».

L’Unione europea rappresenta la principale area di riferimento dell’editoria regionale, soprattutto il Regno Unito (7,6% delle esportazioni nel 2007) e la Germania (5,3 per cento). Promettenti e dinamici risultano i mercati di Russia (6,8%) e Grecia (5,3%), con un giro d’affari di circa 10 e 8 milioni di euro. Al di fuori dell’Europa, l’unico mercato di un certo rilievo è rappresentato dagli Stati Uniti (4% dell’export regionale). Sul fronte importazioni, libri, giornali e cd arrivano principalmente da Regno Unito (il 19%), Olanda (14%), Germania e Spagna (entrambe con il 12 per cento). Dalla Cina nel 2007 è arrivato il 7,9% dei prodotti editoriali, in prevalenza cd e dvd.

Più di 2,7 milioni di piemontesi si possono considerare lettori. Partendo dalle indicazioni sul profilo generale dei lettori subalpine fornite dall’Istat nel 2006 – i piemontesi leggono poco, da uno a tre libri all’anno, e quasi il 60% preferisce i romanzi di autori italiani, seguiti da quelli stranieri – Unioncamere Piemonte ha realizzato un’indagine più approfondita, somministrando un questionario a 1.309 piemontesi nei mesi di gennaio e febbraio scorsi.

«Circa l’87% dei piemontesi ha dichiarato di aver letto almeno un libro nell’ultimo anno – illustra la ricerca –. Il 13% dei non lettori è concentrato nelle fasce d’età più alte, sopra i 70 anni, mentre i lettori più assidui sono concentrati nelle fasce centrali d’età»: nella fascia compresa tra i 25 e i 49 anni . In media, in Piemonte si leggono 6,59 libri a testa ogni anno. Le lettrici consumano mediamente sette libri contro i sei dei lettori. Infine, la spesa annua sostenuta dai lettori piemontesi per l’acquisto di libri è in media di circa 90 euro.

www.pie.camcom.it/nerosubianco

Il report sarà online dal 9 maggio

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