Rassegna stampa

«Per l’Expo opere che restino»

Daniele Lepido

MILANO

L’atmosfera è distesa, come raramente capita in politica. Con tanto di applausi bipartisan a Letizia Moratti per il risultato raggiunto. Nel primo consiglio comunale a Palazzo Marino, due giorni dopo aver incassato l’Expo 2015, sono soprattutto i ringraziamenti e i complimenti a tener banco.

Ma lei, il sindaco, guarda già avanti. «È stato un gioco di squadra tra Governo, istituzioni e privati a farci vincere. Tutti ci hanno aiutato, nessuno escluso: dal Governo alla Regione, dalla Provincia alle imprese, dalla Camera di commercio ad Assolombarda fino alla Fiera. E dopo la gioia per la vittoria, adesso abbiamo la grande responsabilità di tener fede agli impegni presi».

La vittoria dell’Italia e di Milano nella gara internazionale per aggiudicarsi l’Expo «è frutto anche della politica estera» di questi anni, ha detto il ministro Massimo D’Alema, che proprio ieri era Milano per un incontro con i giovani del Partito Democratico.

E poi i numeri, certo non nuovi, che vengono snocciolati dal primo cittadino come memento del lavoro da svolgere. «Ci saranno 29 milioni di visitatori, 7mila eventi e progetti», ha spiegato Letizia Moratti. Gli investimenti previsti ammontano a un totale di 4,1 miliardi di euro divisi tra la realizzazione del sito (1.253 milioni), la sua connessione al sistema territoriale (1.780 milioni), l’incremento della ricettività (135 milioni), ulteriori opere tecnologiche (60 milioni), organizzazione e gestione dell’evento (900 milioni).

Le ricadute economiche stimate dall’Università Bocconi parlano di 3,7 miliardi di valore aggiunto, ai quali si sommano 6 miliardi di produzione attivata. L’Expo gioverà anche a una serie di investimenti infrastrutturali già decisi, per un totale di 10 miliardi. Tra questi le linee 4 e 5 della metropolitana (3 miliardi), ma anche le tre grandi autostrade della Lombardia (Brebemi, Pedemontana e Tem, per 6,2 miliardi di euro) e interventi sulla rete ferroviaria (485 milioni). Mentre un sondaggio condotto dalla Camera di commercio e dall’Unione commercianti ha stimato che il mondo imprenditoriale milanese avrà un incremento del fatturato di circa 44 miliardi di euro.

«L’Expo – ha sottolineato ancora il sindaco – punterà su progetti che resteranno». In particolare si guarda alla Borsa agroalimentare telematica e alla Città del gusto. Importante è anche l’intervento sul sito che ospiterà l’esposizione e che avrà una superficie di 1,1 milioni di metri quadri, di cui 392mila dedicati ai padiglioni dei diversi Paesi, 236mila per i padiglioni tematici e 472mila per il parco.

E la torre simbolo dell’Expo? Sparita, almeno per ora, anche se non è escluso che si faccia. Solo non sarà, e questo sembra chiaro, il simbolo della manifestazione. «Questa esposizione universale non verrà raffigurata da un monumento specifico o da una costruzione – ha ripetuto ieri la Moratti in consiglio –. Non avrà simboli fisici ma si baserà su un centro di sviluppo sostenibile, una rete non solo logistica, ma di uomini e saperi, che metterà in connessione tutte le risorse della città».

Del masterplan da presentare entro il 30 giugno ancora non si parla: «Troppo presto, sono passate solo poche ore dall’aggiudicazione dell’Expo» dicono da Palazzo Marino. Così come della newco, la società che si occuperà della realizzazione concreta dell’evento, della regia sulle opere o del supermanager che la presiederà (si veda l’articolo a fianco). Il sindaco ha inoltre ricordato che per promuovere la candidatura di Milano sono stati percorsi oltre 650mila chilometri in 19 mesi, pari a 16 volte il giro del mondo.

A Piazza Affari, intanto, ancora sugli scudi il titolo di Fiera Milano, che ieri ha chiuso a 8,87 euro: +32,9% su martedì, +100% in tre sedute.

daniele.lepido@ilsole24ore.com

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