Rassegna stampa

Successo alla Bit per la formula del «BuyItaly»

Nicola Dante Basile

MILANO

Alla vigilia ha evitato di fare pronostici. Ma ieri sera, a chiusura di tre giorni di Borsa del turismo (su quattro), l’amministratore delegato di Fiera Milano ExpoCts, Corrado Peraboni, s’è detto «completamente soddisfatto sulle affluenze di visitatori professionali, in linea con quelle della passata edizione e, soprattutto, sull’andamento della prima delle due giornate dedicate a BuyItaly», l’evento che nell’ambito della Bit è dedicato agli incontri business-to-business tra i buyer esteri e gli offerenti italiani.

Peraboni non ha elementi per sapere quanti contratti siano andati a buon fine. Tuttavia, «il fatto che il numero dei tour operator esteri – 546 da 58 Paesi – sia aumentato di 30 unità rispetto a un anno fa, dà l’impressione che all’estero stia crescendo la voglia di venire in vacanza in Italia».

A dare credito a questa tesi ci sono, secondo l’a.d. di ExpoCts, «gli ottimi riscontri emersi venerdì dal Buy Club international, la giornata riservata ai cral aziendali. Per la prima volta abbiamo istituito questa piattaforma di incontri B2B: hanno risposto 300 offerenti nazionali e 150 buyer per più di metà provenienti dall’estero. Penso che sarà una delle grandi opportunità da sfruttare nei prossimi anni».

Tutto questo però non ha impedito di ascoltare tra gli stand commenti non proprio di soddisfazione. Soprattutto non è passata inosservata la ridotta superficie occupata dalle rappresentanze di alcune grandi regioni, in primis quel l’Emilia-Romagna, che da sola fa 8 milioni di turisti per 54 milioni di presenze l’anno. Ebbene lo stand di questa regione è sceso da 1.500-2mila metri quadri degli anni passati a soli 120 metri. Come mai?

«Il motivo è molto semplice: la Bit – spiega il presidente dell’Apt servizi Emilia-Romagna, Massimo Gottifredi – è sempre più una vetrina che fa immagine e dunque è necessario esserci. Ma se si vuole fare business bisogna andare altrove. Per quanto ci riguarda puntiamo sul Ttg di Rimini, che è una fiera aperta solo agli operatori».

Dello stesso avviso è il direttore di Toscana Promozioni, Stefano Romagnoli, secondo il quale «la Bit si sta rivelando sempre più un’ottima location per comunicare i "territori", mentre sta perdendo quella che una volta era la sua vocazione commerciale».

Critiche che per Peraboni contrastano con il fatto che sono proprio queste due regioni quelle che hanno avuto il maggior numero di operatori (400 la prima e 300 la seconda) ammessi a BuyItaly. «Mentre il Friuli Venezia Giulia ne ha avuti appena 80», commenta un funzionario regionale che chiede l’anonimato. Venti di più, cioè 100 offerenti, sono stati gli accrediti fatti alla Puglia. Un numero che l’assessore al Turismo, Massimo Ostilio, ritiene «modesto» rispetto alle potenzialità della regione. Che con 12 milioni di presenze, di cui il 20% estere (+6) e 3,2 miliardi di giro d’affari è considerata tra le grandi del turismo made in Italy. Non è un caso che il nuovo piano regionale di sviluppo turistico, illustrato ieri alla Bit presente il Governatore Niki Vendola, è basato «su un’offerta fatta di paesaggi unici, cultura, storia, poli industriali di eccellenza e prodotti agroalimentari tipici».

nicola.basile@ilsole24ore.com

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