Rassegna stampa

Patrimonio inespresso

di Vincenzo Del Giudice
e Laura Dominici
È un anno dalle prospettive incerte per il turismo, il 2008. L’euro troppo forte per la clientela americana e giapponese, le ombre del rallentamento economico in atto (che alcuni chiamano recessione) e la contrazione dei consumi sul mercato domestico non lasciano intravvedere segnali di rilancio per il settore in Italia. Per non parlare del danno d’immagine provocato dall’emergenza rifiuti in Campania e del quadro di stallo determinato dalle elezioni politiche alle porte.
Sono questi i motivi d’incertezza con i quali deve fare i conti il sistema turistico alla vigilia della fiera Bit di Milano, che aprirà i battenti giovedì (si veda l’articolo a pagina 9) e in vista del successivo appuntamento fieristico, la Globe di Roma, che che si terrà nella capitale dal 13 al 15 marzo.
Non solo. L’Italia deve fronteggiare una concorrenza sempre più agguerrita. Lo conferma anche la lucida analisi condotta da Vincenzo Gringoli e Diego Petruccelli della società di consulenza Bain & Company, in anteprima per Il Sole-24 Ore. «Si può e si deve fare di più – avverte Gringoli –. L’incidenza sul Pil nazionale (13,3%) è bassa se rapportata a quella spagnola (oltre il 20%). Per rilanciarla in modo serio sono necessari investimenti in tutta la filiera». A livello di occupazione il turismo conta 2,8 milioni di addetti, «ma – afferma il partner Bain – potrebbero essere molti di più».
Un aspetto sul quale occorre lavorare è poi l’internazionalizzazione. Nel 2006 c’è stata una crescita complessiva di presenze (+1,8% negli ultimi anni), ma è preponderante la presenza degli italiani che fanno vacanza in Italia. «In termini assoluti di presenze – osserva Gringoli – siamo vicini ai dati della Spagna, ma mentre questa cresce del 15%, noi non intercettiamo sufficienti flussi stranieri». E gli ultimi avvenimenti che hanno riguardato il problema rifiuti hanno reso tutto più complicato. «Le strutture meridionali sono fragili – dichiara Gringoli – e se trasferissimo al Sud i complessi spagnoli avremmo un primato di presenze assicurato in eterno».
La nostra offerta ricettiva è invece caratterizzata da 33mila alberghi con una media di 30 camere l’uno, una bassa occupazione «e con tanti, troppi 2 stelle che non fanno sistema». Su 157 milioni di presenze, i tedeschi (46 milioni) rimangono i clienti più fedeli, ma risultano in frenata Gran Bretagna, Usa e Giappone, mentre crescono mercati emergenti (i russi segnano un +25%).
Un’iniezione di fiducia per il rilancio del turismo italiano proviene, però, dal segretario generale dell’Unwto (Organizzazione mondiale del turismo), Francesco Frangialli. «Nel 2007 l’Italia ha messo a segno un +7% a confronto con il 2006, superiore alla media mondiale, pari al 6%». Ma è arrivo una concorrenza forte da parte di destinazioni come Grecia, a +12%, e Turchia, a +18%.
«L’Italia – aggiunge Frangialli – ha un forte handicap, che è la mancanza di una governance centralizzata e coordinata». Una nota del Dipartimento turismo della Presidenza del Consiglio parla di «conferma di segnali positivi, già pervenuti nel corso del 2007 da diversi settori del turismo italiano, a partire dai risultati delle crociere (1 milione di passeggeri in più rispetto al 2006), delle città d’arte (a +10% rispetto all’anno scorso) e dei transiti nei principali aeroporti nazionali (+8,2% nel traffico nazionale e +11,6% in quello internazionale)».
Le ultime rilevazioni della Banca d’Italia registrano, nel periodo gennaio-novembre 2007, un saldo netto positivo di 11.048 milioni di euro, a fronte di uno di 11.946 milioni nello stesso periodo dell’anno precedente. Le spese dei viaggiatori stranieri in Italia, per 29.693 milioni di euro, sono aumentate del 2,2%, molto meno però rispetto a quelle dei viaggiatori italiani all’estero, cresciute del 9% a quota 18.646 milioni. Eppure, il consorzio Incoming Italia segnala indicazioni ottimistiche dai programmi 2008 dei tour operator stranieri, che però invocano una promozione più mirata per rafforzare l’immagine del Paese. Un’immagine offuscata anche dal fallimento del portale Italia.it, ora ereditato dall’Enit.
Quanto agli alberghi, i dati consuntivi 2007 delle catene italiane mettono in luce un tasso occupazione camere al 63,7%, in flessione di 1,4 punti rispetto al 2006, calo che ha interessato prevalentemente il segmento medio-alto del settore. «Per quest’anno – annuncia il presidente dell’Associazione italiana catene alberghiere (Aica), Renzo Iorio – si prevede un tasso di occupazione attorno al 63,3%, in leggera flessione, concentrata soprattutto nel primo trimestre dell’anno».
Per Andrea Giannetti, presidente Assotravel (l’associazione delle agenzie di viaggi di Confindustria), il problema di fondo resta la fascia media. «Il mercato turistico sia outgoing che di turismo interno – spiega – si basa su questo target, che è in forte sofferenza. È chiaro che potranno anche incrementarsi i viaggi di fascia alta, ma siamo ben lungi dall’immaginare una compensazione. Allo stesso modo la domanda si frammenta in vacanze brevi e all’insegna del fai-da-te».
Per l’incoming dall’estero Assotravel ipotizza un incremento dell’1-2 per cento. In tema di promozione, poi, sono ancora una volta i competitor a disporre delle armi più affilate: la Spagna scende in campo con 400 milioni di dote, la Grecia mette sul piatto 550 milioni di investimenti fino al 2013, la Francia incrementa del 15% il suo budget di promozione e la Turchia fissa, soltanto nel primo semestre, la stessa cifra (50 milioni) di cui dispone la nostra Enit in un anno. Certo, mettendo insieme i budget delle Regioni si arriva a centinaia di milioni, parte delle quali sarebbe opportuno venissero canalizzate in progetti comuni per la promozione del sistema Paese.
«Il clima di incertezza politica non aiuta – avverte il presidente di Federalberghi, Bernabò Bocca –. Ora occorre portare a fondo le promesse per la defiscalizzazione sugli oneri dei salari, poi speriamo che si definisca la vendita di Alitalia e confidiamo sul concetto dei buoni vacanza per rilanciare il turismo familiare».

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