
Centro congressi al Portello
Portello addio. Formalmente siamo al progetto preliminare, ma dopo il via libera del cda di Fiera Milano, che ha valutato «finanziariamente sostenibile» l’ipotesi di un nuovo centro congressi da oltre 16mila posti da costruire nell’attuale area di Fieramilanocity, il gran ritiro espositivo dal vecchio polo cittadino per concentrarsi su Rho-Pero sembra accelerare. Prossimi step: i contatti tra l’ad Claudio Artusi e la Fondazione Fiera Milano, proprietaria dell’area, che dovrebbe farsi carico dell’investimento (40 milioni). Ma soprattutto il negoziato della holding con il Comune. Per Fiera, infatti, l’eventuale centro dovrà essere l’unica struttura congressuale di queste dimensioni a Milano, tassativo. Per capire l’impellenza di una richiesta così ultimativa bisogna fare un passo indietro. Il vincolo di Fiera, si sa, sta nell’affitto che la capogruppo è costretta ogni anno a pagare all’azionista Fondazione: 56 milioni di cui 45 per il Polo esterno e 11 per il terzo rimanente di Fieramilanocity (dopo la cessione dei due terzi alla cordata Citylife di Salvatore Ligresti).
Decisamente troppo in una congiuntura di mercato a forte surplus di offerta espositiva. Dismettere anche il vecchio Portello è dunque la via obbligata per rimettere i conti in ordine. Di qui l’aut aut sul centro congressi allo Steccone. Il problema però è che esiste già una convenzione, sottoscritta dal Comune nel marzo 2005, che prevede la sua costruzione sulle aree Risanamento del quartiere Santa Giulia: un’infrastruttura fondamentale nel business plan di Luigi Zunino per trainare il commerciale. La situazione è delicata: «Da un lato – spiega l’assessore all’Urbanistica Carlo Masseroli – la destinazione d’uso della Stecca del Portello permetterebbe alla fondazione di costruire un centro senza chiedere alcuna autorizzazione. Dall’altro, questo progetto è già previsto a Santa Giulia ma è da rimodulare perchè è troppo piccolo per le esigenze di Milano. La situazione è dunque da approfondire». Non bastasse, a complicare il quadro è in corso una transazione tra Fondazione e Palazzo Marino per la dismissione di 70mila metri quadri del vecchio polo (triangolo Arduino-Scarampo) che il Comune girerebbe a sua volta a Citylife per riequilibrare le volumetrie adibendo l’area a parco e al museo di arte contemporanea.
La transazione ridurrebbe così a 50mila metri quadrati gli attuali 120mila di Fieramilanocity: una superficie da dividersi tra centro congressi e funzioni di nicchia ad uso di Fondazione. Fonti accreditate fanno però filtrare che proprio questa partita sarebbe l’arma tattica in mano a Fondazione con Palazzo Marino nel contenzioso con Zunino. In alternativa, infatti, la transazione potrebbe complicarsi con ricadute a catena sulla fattibilità di Citylife. Masseroli sul punto non commenta, si limita a sottolineare «la scelta positiva di Fiera che ha ufficializzato la volontà di adibire a funzione pubblica l’area ex Portello. Una scelta – avverte – che tuttavia non la esime dal cercare con noi e Risanamento una soluzione, che può passare solo da un accordo condiviso che soddisfi tutti gli attori in gioco».
Al netto del risiko congressuale, i conti della capogruppo stanno nel frattempo migliorando. La quarta trimestrale 2007 approvata ieri registra ricavi consolidati a 83 milioni di euro, in crescita del 66% rispetto ai 49,9 milioni del pari periodo 2006. Con una perdita ante imposte di 9 milioni in miglioramento dai 34,2 milioni dello scorso anno. «Stiamo facendo meglio delle previsioni scritte nel piano industriale 2007-2011», spiega Artusi. «Un’ottima base per il balzo in avanti che prevediamo di fare nel 2008». Ma è chiaro che se non andasse in porto il progetto centro congressi, la situazione tornerebbe difficile. Anche perchè la probabile dipartita romana dell’azionista forte Formigoni, potrebbe aprire scenari fino a poco tempo fa impensabili ai vertice della holding.