
Federalismo fieristico, primi risultati ma resta ancora molto da fare
Mirko Molteni Dal 2001, con la riforma del Titolo V della Costituzione approvata dal Governo uscente di centrosinistra, le Regioni hanno assunto la competenza anche sulle fiere commerciali. Il decentramento in questo settore ha ridato vitalit? alla promozione delle aziende, ma non mancano lacune causate dalla palese insufficienza della riforma. Non sono state previste ad esempio leggi specifiche, n? minime forme di coordinamento per evitare sprechi e doppioni. Gli aspetti contrastanti della questione sono stati trattati a Milano dal 2? Forum Nazionale della Filiera Fieristica, organizzato dal comitato fiere industria. Il presidente del Cfi, Gaetano Marzotto ha spiegato che ?senza dubbio la realt? fieristica italiana ? cresciuta molto, ma per ora la regionalizzazione non ha dato i risultati attesi. Bisogna fare sistema e sviluppare una comune regia per fissare almeno le priorit??. A fargli eco, il vicepresidente di Confindustria, Domenico Auricchio: ?Le nostre fiere dovranno puntare sempre pi? sullafflusso di compratori dai Paesi emergenti, in particolare Russia, Cina e India. Sono loro che devono venire da noi, tanto pi? che Usa e Ue sono destinati a rallentare ancora la loro crescita?. Al contrario, le indagini della Cfi indicano che il panorama fieristico italiano ? cresciuto pi? negli ambiti orientati alla domanda interna, di per s? limitata e stagnante, che nella dimensione globale. ? vero che dal 2000 al 2005 si ? balzati da 143 a 166 grandi eventi e che per il 2008 si prevedono ben 186 manifestazioni. Ma anche se lItalia vanta 40 citt? sedi di fiere internazionali, altri Paesi Ue, come Francia e Germania, riescono ad attrarre pi? stranieri con appena una ventina di grandi sedi ciascuno. Non sembra trattarsi per? di problemi strutturali, tanto che il presidente dell’Associazione Esposizioni Fiere, Raffaele Cercola, nota: ?La quantit? di eventi ? comunque positiva perch? testimonia che il nostro Paese offre una grande variet? di prodotti?. Insomma, la base gi? consolidata ? ottima e per rilanciare le vetrine del made in Italy basta solo un pizzico di buon senso in pi?.