Rassegna stampa

Doppio ruolo per la Fiera di Bari

PAGINA A CURA DI

Vincenzo Rutigliano

BARI

Fiera del Levante verso lo sdoppiamento tra fondazione e spa. Tecnici ed esperti stanno definendo in questi giorni i dettagli della trasformazione della fiera di Bari sull’esempio di quella di Milano: una fondazione per tutte le proprietà mobiliari ed immobiliari ed una spa per l’attività fieristica vera e propria. I risultati di questo tavolo tecnico saranno poi trasferiti nel disegno di legge di riordino del sistema fieristico regionale che la giunta Vendola esaminerà subito dopo l’estate. Il Ddl dunque prevederà per Bari lo scorporo di tutti i beni immobili in proprietà all’attuale ente pubblico economico ed il passaggio ad una fondazione in cui rimarrebbero inalterati gli attuali rapporti di forza tra i soci fondatori della fiera e cioè Comune, Provincia e Camera di commercio, al 33,33%.

Per molto tempo l’ipotesi emiliano-romagnolo (trasformazione "tout court" in spa senza distinzione tra proprietà delle strutture fieristiche e gestione operativa) è stata in vantaggio tanto che, a dicembre 2003, veniva data per prossima alla realizzazione di lì a 5 mesi. Poi così non è stato. Decisivo l’incontro che il presidente della fiera, Cosimo Lacirignola ha tenuto, a fine giugno, a Bari, con i vertici della fiera di Milano: «È la soluzione migliore. La scelta di una fondazione e poi di una spa di gestione è stata sinora molto positiva, salvo la quotazione in Borsa che si è rivelata un errore». Definito l’assetto, si procederà alla costituzione della fondazione, al conferimento delle proprietà mobiliari ed immobiliari e poi alla gestione fieristica affidata alla spa in cui prevedere anche l’ingresso dei privati. «Sarà il dibattito politico a stabilire quale sarà il peso dei privati – dice cauto Lacirignola –. È certo che occorrerà conservare l’identità pubblica della fiera e poi si vedrà se il controllo sarà al 51% o al 49%».

Ma la partita che si gioca sulla privatizzazione e sull’ingresso dei privati ,al 51 o al 49%, deve essere chiara sin dall’inizio. Perchè l’ingresso dei privati sia reale ed appetibile occorre posizionare la fiera su progetti operativi che diano peso al valore aziendale e al marchio e si muovano secondo organizzazione e strategie di mercato moderni. Su questa "vision" si misurano ogni giorno sia le fiere emiliano-romagnole, che si stanno assestando, che quella milanese che ha il problema di come ottimizzare, senza vuoti in calendario, tutta la superficie espositiva disponibile che è enorme, è la più grande d’Europa e deve giocarsela con la concorrenza di Germania e Francia. In questo scenario si colloca la trasformazione della fiera barese che può fare tesoro delle esperienze ed anche degli errori commessi dagli enti fieristici più grandi. Servono perciò progetti e "vision": la Fdl ci prova lanciando a settembre un nuovo salone sulla pesca, sul food e sui prodotti agroalimentari a denominazione di origine all’interno del contenitore più ampio chiamato Agrimed; riorganizzando 16.000 metri quadrati di superficie per farne un modulo espositivo in continuo con investimenti per 35 milioni di euro e lavorando ad un progetto di 60 milioni per rifare la rete di mobilità con nuovi ingressi e parcheggi. La trasformazione in spa dovrebbe dare all’ente l’agilità operativa necessaria per rispondere più rapidamente alle esigenze dei privati confezionando format espositivi adeguati, valorizzando la politica delle alleanze con le altre fiere nazionali ed internazionali (l’appuntamento con la Fdl in Albania si terrà quasi sicuramente a primavera 2008) e puntando su nuove strutture. Come il centro congressi – prima da 3.000 ed ora da 3.500 posti con investimenti per 35 milioni – da realizzare nel quartiere fieristico e di cui si parla da decenni.

Sarebbe un altro servizio che una "governance" adeguata sfrutterebbe al meglio non già per ricavarne ritorni diretti ma per l’indotto, per il territorio, per il sistema Puglia. Un sistema in cui il Ddl di riordino – che a settembre andrà all’esame della commissione regionale Attività Produttive guidata da Dario Stefàno – deve guardare non solo a Bari, ma anche a Foggia e Francavilla Fontana per posizionare l’offerta fieristica differenziandola per dimensionamento e categoria merceologica.

LE CIFRE



95 milioni

Gli investimenti in corso nella Fiera del Levante: 35 per la riorganizzazione di 16mila metri quadrati per creare un nuovo modulo espositivo e 60 per la nuova viabilità interna con nuovi ingressi e parcheggi

35 milioni

Costo del Centro congressi da realizzare nel quartiere fieristico barese di cui si parla da un decennio. Si tratta di una struttura da 3.000-3.500 posti

33%

Percentuale di quote del capitale della Fiera del Levante detenute in maniera paritetica da Comune, Provincia e Camera di commercio di Bari. Con la riforma in vista, si pensa all’apertura del capitale ai privati

Newsletter