Rassegna stampa

Rimini lancia la sfida del mobile

Ilaria Vesentini

PESARO

È ufficiale: il prossimo 29 maggio Rimini Fiera – grazie a un’alleanza con la struttura padovana – inaugura il suo "Spazio", Salone italiano del mobile, a 40 chilometri di distanza dai padiglioni di Pesaro e nello stesso periodo dell’anno. «Non è un atto di guerra», è l’unica dichiarazione dei vertici dell’ente fieristico romagnolo, che hanno studiato il debutto nell’anno di assenza del Samp. Un evento, quello pesarese, che si è aperto e chiuso quest’anno alla sua 40esima edizione, in un clima denso di polemiche: per i lavori di ristrutturazione ancora non terminati il giorno dell’inaugurazione; per la clamorosa assenza di big delle cucine made in Marche come Berloni e Febal; per un bilancio finale che non torna. Un successo con oltre 40mila presenze, secondo la Fiera, un mezzo flop con soli tre giorni di visitatori su sei e servizi minimi scadenti, secondo diversi espositori.

Al punto che, indipendentemente dalle scelte riminesi, alcuni grandi firme del settore simbolo dell’economia pesarese – che accentra il 60% del business regionale, 1,19 miliardi di euro nelle Marche con 3.700 imprese e 27mila addetti – avevano già deciso di disertare l’edizione 2009. Perché su un punto tutti gli industriali concordano: «L’unica fiera cui oggi ha senso partecipare in termini di visibilità e ritorno economico è quella di Milano», sottolinea Valter Scavolini, presidente dell’omonimo gruppo pesarese, non più disposto a svolgere da solo il ruolo di traino per tutti i piccoli-medi operatori che espongono lì dove i grandi nomi fanno da richiamo. «Il Samp non è più così strategico per il settore in un mercato globalizzato – continua Scavolini – e se è normale che noi produttori pesaresi cerchiamo di sostenere gli interessi locali è anche vero che come prima cosa dobbiamo guardare agli interessi dell’azienda. Per cui se Rimini, che ha più visibilità di Pesaro, decide di organizzare una fiera del mobile investendo più risorse e avendo alberghi, struttura fieristica e aeroporti che possono fare la differenza, non escludiamo di partecipare. Certo non ci si può permettere di partecipare a due fiere locali».

L’attenzione e le risorse degli industriali restano focalizzati sul Salone internazionale del mobile di Milano e, in particolare, su Eurocucina. «È l’unica fiera importante e con un ritorno sicuro per creare contatti con clienti stranieri», conferma l’amministratore di Febal, Claudio Ferri, che già quest’anno ha deciso di non portare i suoi due marchi, Febal e Rossana, al Samp, definito una «perdita secca» per la sua società. «Gli stessi soldi di uno stand a Pesaro – aggiunge Ferri – rendono tre volte tanto se investiti direttamente in missioni all’estero. Rimini avrà gli stessi problemi di Pesaro». Ancora più duro Marcello Berloni, fondatore dell’omonima azienda, che definisce quella tra Rimini e Pesaro una «guerra tra poveri». Da Treia (Macerata) è risalito quest’anno a Pesaro il gruppo Cucine Lube, con uno stand di 400 mq. Un’esperienza che difficilmente sarà replicata: «È una fiera troppo nazionale, con pochi stranieri, organizzata senza la necessaria programmazione. Rimini è sicuramente più internazionale e dove russi e mercati dell’Est sono già abituati ad arrivare», rimarca l’export manager Agostino Brandi. L’addio al Samp, dal 2009, lo lancia anche il gruppo sammarinese Colombini, non soddisfatto dello scarso sostegno promozionale garantito al Samp e della bassa affluenza di visitatori nei primi tre giorni, al punto da non escludere la partecipazione a "Spazio" se opportunamente valorizzato dal duetto Rimini-Padova Fiere. «Tifiamo per Pesaro, ma se tutti i grandi espositori si spostano a Rimini, noi dovremo seguirli», testimonia Alfredo Forni, presidente del gruppo di arredo casa e ufficio Fbl-Della Rovere.

Eppure non sembra preoccupato il presidente della Camera di commercio di Pesaro, Alberto Drudi, sicuro che «gli operatori non lasceranno il certo, ossia una fiera di successo con decenni di storia alle spalle, in un’ubicazione felice a 500 metri dall’autostrada e fresca di restyling, per l’incerto. Rimini non ci danneggerà – puntualizza – e molto più proficue delle guerra tra quartieri per accaparrarsi fiere, da cui si esce scottati, sono le sinergie che si possono mettere in atto attraverso alleanze». Motivo per cui Drudi non accenna a un’ipotesi slittamento del Samp per evitare la sovrapposizione con Spazio nel maggio 2009, ma punta invece a un maggior coinvolgimento degli industriali nel realizzare il prossimo salone pesarese.

«Le manifestazioni fieristiche vivono se soddisfano conto economico ed esigenze della clientela, non tanto scelte di marketing territoriale – conclude Andrea Olivi, ad di PadovaFiere –. Noi avevamo l’esigenza di avvicinare i mobilieri veneti a quelli del Sud Italia e ai clienti dell’Est Europa. Ci serviva una struttura ampia, con buoni servizi, alberghi 5 stelle, facile da raggiungere. Pesaro non soddisfaceva questi criteri, Rimini sì e insieme abbiamo messo in campo 9 milioni di investimenti in tre anni e un milione di risorse per la comunicazione».

i.vesentini@ilsole24ore.com

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