
AgriMed: alla scoperta delle novità 2007
di La Redazione Regioni, province, comuni, comunità montane, consorzi, cooperative e aziende che operano nel settore agroalimentare: saranno questi i protagonisti di Agrimed, il Salone della Fiera del Levante che dall’8 al 16 settembre proporrà, nel Padiglione 71, il meglio delle produzioni locali, con un occhio alle politiche regionali adottate in materia e alle tecniche di produzione, per uno scambio costruttivo e formativo per tutti. Ampio spazio sarà dato alla valorizzazione dei marchi di qualità, che fanno distinguere i prodotti agroalimentari italiani sui mercati nazionali ed esteri. Che siano a denominazione di origine controllata, a denominazione di origine protetta o a Indicazione Geografica Protetta, i prodotti proposti ad Agrimed puntano a raggiungere quei livelli di eccellenza che ne hanno fatto anche in passato prodotti di elevata qualità, da esportare e promuovere con successo a livello internazionale. In base ai dati del 2006, resi noti dalla Cia (Confederazione italiana agricoltori), gli acquisti di prodotti agroalimentari a denominazione di origine da parte delle famiglie italiane hanno registrato, rispetto all’anno precedente, una crescita del 2,2 per cento, mettendo così a segno un valore alla produzione stimato in circa 4,6 miliardi di euro ed un fatturato al consumo che si avvicina ai 9,3 miliardi di euro. I prodotti italiani a denominazione d’origine sono 159 (71 sono in lista d’attesa), il 21,5 per cento del totale di quelli europei (741 prodotti, con 245 domande di riconoscimento). L’Italia primeggia, precedendo la rivale storica in gastronomia, la Francia, con 152 prodotti a denominazione d’origine, mentre gli altri Paesi sono distanziati in maniera notevole. Gli aumenti più marcati negli acquisti domestici sono stati conseguiti dai formaggi (più 6,7 per cento), dai salumi (più 5,4 per cento) e dai prosciutti (più 3,6 per cento) e dagli oli extravergini (più 2,5). Dati che dimostrano che le famiglie italiane, dopo la flessione del 2003 (meno 4,4 per cento) e i lievi aumenti del 2004 (1,1 per cento) e del 2005 (più 1,6 per cento), sono tornate ad acquistare in maniera consistente prodotti tipici e di qualità. Tra i 159 prodotti italiani riconosciuti dall’Ue (107 Dop e 52 Igp) troviamo – sottolinea sempre la Cia – 49 ortofrutticoli, 38 oli, 33 formaggi, 28 a base di carne (in particolare prosciutti, salumi, insaccati) e 11 di altre categorie, come panetteria, spezie e non alimentari. Per quanto riguarda le singole categorie di prodotti tipici a denominazione di origine, la spesa è così ripartita: 65 per cento i formaggi, 16 per cento i salumi, 18,4 per cento i vini, 0,3 gli oli extravergine d’oliva, 0,3 gli altri (ortofrutticoli, pane, miele). L’intero “pianeta” delle Dop, Igp e Stg (Specialità tradizionali garantite) italiane dà lavoro, tra attività dirette e indotte, a più di 300 mila persone e rappresenta una risorsa insostituibile per l’economia locale, in particolare per alcune zone marginali di montagna e di collina che, altrimenti, non avrebbero molte altre possibilità di sviluppo. Tutti questi prodotti, nonostante rappresentino ancora un settore di nicchia e facciano i conti con il continuo assalto da parte dell’agropirateria internazionale, sono un vero “fiore all’occhiello” per il made in Italy, visto che nello scorso anno le vendite oltre frontiera hanno raggiunto la cifra di 1,8 miliardi, registrando una crescita tra il 4 e il 5 per cento nei confronti del 2005.