
Bologna apre a Milano: possibili intese sui saloni
Nicola Dante Basile
MILANO
Prove di orchestra prima del gran ballo. Che il sistema fieristico italiano, certo con dispendio di energie, sta cercando di mettere in cartellone. A cominciare dai grandi protagonisti. Vale a dire enti che magari da tempo hanno a che fare con carte bollate e ingiunzioni di tribunali. E finalmente si ritrovano a dialogare tra loro. Come accade, per esempio, tra Milano e Parma. E non solo.
È di questi giorni l’apertura (si veda «Il Sole-24Ore» di ieri) dell’ad di Fiera Milano, Claudio Artusi, al vertice di BolognaFiere presieduto da Luca Cordero di Montezemolo. Tra le ipotesi suggerite si va da uno studio per una eventuale società in comune per fare promozione, all’integrazione dei due poli. Di più. Lo stesso Artusi ieri, alla vigilia di TuttoFood, la mostra di prodotti alimentari che apre i battenti questa mattina, ha detto di essere pronto a dialogare con Fiera di Parma. Con la quale Milano ha un rapporto di reciproca animosità, per via di quel grande circo che è il Cibus, il salone del cibo più intrigante della Penisola e di respiro internazionale.
Artusi per la verità non è andato oltre quella scarna dichiarazione. Salvo aggiungere con un pizzico di provocazione che l’Italia «ha bisogno di una fiera davvero internazionale. E Cibus certamente può fare di più per portare la tavola italiana nel mondo». Le parole però spesso nascondono i veri propositi. Che nel caso specifico racconterebbero di Fiera Milano desiderosa di arrivare a fare con Parma uno scambio azionario.
A dare il via è Artusi che, con l’ad di Sifa (società controllata di Fiera Milano che gestisce TuttoFood) Ernesto Calaprice, incontra segretamente il vertice di Fiera di Parma, nelle persone del presidente Franco Boni e dell’ad Ugo Calzoni. Cosa si siano detti non è dato sapere. Ma al tete-a-tete segue un protocollo vergato da Artusi che propone l’ingresso incrociato di Fiera di Parma nella Sifa e di questi nella Spa parmigiana. Uno scambio di quote fatto con un aumento di capitale riservato, seguito da una integrazione di progetti espositivi. In particolare, Milano garantirebbe Cibus (quella più importante che si tiene negli anni pari) a Parma. In cambio chiederebbe il Cibus degli anni dispari a Milano.
Visto dalla Lombardia il quadro si presenta nitido. Non altrettanto accade in Emilia. Anche perché Cibus è un marchio gestito in comproprietà con la Federazione degli industriali. E insieme Fiera di Parma e Federalimentare hanno lavorato per portare a Roma l’edizione ambita dai lombardi. Un buon motivo, quindi, per respingere l’offerta. «Se la proposta è quella che ci è stata fatta – risponde secco Calzoni – non se ne parla nemmeno». Risposta che, tradotta, può volere dire "andiamo a vedere".
Esattamente quello che auspica l’ad di BolognaFiere, Michele Porcelli. Che, in risposta all’invito di Fiera Milano, sostiene che le considerazioni di Artusi «sembrano andare nella direzione sostenuta da BolognaFiere. E cioè che l’attività fieristica italiana ha bisogno di fare sistema e che il Paese ha bisogno di una politica fieristica basata sulla specializzazione». In questa ottica «credo – aggiunge Porcelli – che si possa avviare, relativamente a Milano, una riflessione per verificare se ci sono le condizioni per sostenere e fare crescere all’estero il sistema produttivo nazionale».