
Slow Fish, un affare da nove milioni
Raoul de Forcade
Un giro d’affari di quasi tre milioni di euro e una ricaduta economica, sul territorio genovese, pari a oltre nove milioni. Sono i numeri di Slow Fish, manifestazione dedicata all’ittica, organizzata da Slow Food e dalla Regione Liguria, che si è aperta oggi alla Fiera di Genova e si concluderà lunedì 7.
Il meeting, che si tiene negli anni dispari (in quelli pari c’è il Salone del gusto di Torino), è giunto alla sua terza edizione. E anche questa volta si punta, attraverso incontri, convegni e degustazioni, ad analizzare il concetto di produzione ittica sostenibile. A Slow Fish, infatti, partecipano comunità di pesca provenienti da diversi Paesi del mondo, le associazioni Lega Pesca e Agci Agrital e poi studiosi, ricercatori, enti pubblici, esperti del settore ma anche molti curiosi che approfittano dell’occasione per avvicinarsi al mondo del pesce.
La manifestazione, peraltro, parte proprio dall’idea, afferma Carlo Petrini, presidente internazionale di Slow Food, di far capire ai visitatori che «gli ecosistemi legati ai mari e ai fiumi sono in condizioni molto più critiche rispetto a quelli legati ai territori terrestri». Un tema piuttosto attuale, se si pensa che solo pochi giorni fa sono state sequestrate dai carabinieri dei Nas, in un’industria ittico-conserviera di Bagheria, 15mila confezioni di tonno inquinato da mercurio pronte per essere commercializzate.
L’edizione 2007 di Slow Fish ha un’ampia zona commerciale-degustativa, con il mercato e la quotidiana asta del pesce, oltre a sette aree di ristorazione e un’enoteca con 600 etichette. C’è poi un’area dedicata all’ambiente e spazi riservati alle comunità della pesca e a presidi dove si possono acquistare prodotti, incontrare pescatori e guardare fotografie e documentari.
La manifestazione ospita anche il Teatro del gusto, con dimostrazioni in diretta di chef rinomati. Non mancano, poi, momenti di formazione e approfondimento sui problemi del mare e della pesca. Per quanto riguarda i dati economici, il salone occupa una superficie di 19mila metri quadrati lordi e muove, per allestimenti e servizi generali, un indotto di oltre un milione di euro.
I visitatori dell’edizione del 2005 sono stati più di 40mila. Di questi, secondo l’Ufficio studi economici di Slow Fish, la maggioranza proveniva da fuori Liguria e quindi ha dovuto servirsi delle strutture alberghiere della provincia di Genova. Si può stimare che abbiano generato complessivamente un indotto di 1,2 milioni di euro. Ci sono poi 150 stand, che contano circa quattro addetti ciascuno. Calcolando le spese per alberghi, trasporti urbani e pasti, il capitolo espositori per l’indotto arriva a valere circa 571mila euro.
Si aggiungono poi 150 persone tra esperti, chef, professori e studiosi e altre 400 contando giornalisti, compratori, personaggi politici e della cultura. Queste, tutte insieme, valgono circa 164mila euro. Il totale dell’indotto generato da Slow Fish, dunque, si aggira sui 2,9 milioni di euro e se, a questa cifra, si applica il moltiplicatore usato per il turismo, cioè 3,2, si può dire che, sull’economia genovese, l’impatto dei quattro giorni di fiera è di circa 9,3 milioni di euro.