
Andrea Olivi è il vulcanico amministratore …
Andrea Olivi è il vulcanico amministratore delegato di Padovafiere, la “mente” dei francesi di “Gl Events” che gestiscono il nostro quartiere fieristico. Per la prima volta accetta di parlare dell’operazione Motor Show. Come avete fatto a prenderlo? «Ci abbiamo lavorato un anno, io e il presidente Ferruccio Macola insieme ai nostri soci francesi. Sembrava impossibile, invece ce l’abbiamo fatta. E per la Fiera di Padova questa è una storica occasione di rilancio internazionale». Chiunque sarebbe stato preso per matto. Assaltare il fortino del Motor Show, un giochetto da 30-40 milioni di euro di fatturato all’anno, una fiera capace di richiamare oltre un milione di persone… «È un’operazione da 60 milioni di euro, nata e gestita dal management di Padovafiere insieme al nostro socio di maggioranza. Il progetto lo abbiamo presentato noi». La manifestazione è un marchio della Fiera di Bologna ma gestito da Alfredo Cazzola, il maggior imprenditore fieristico privato d’Italia che vi ha ceduto quasi tutto… «”Gl Events”, il gruppo francese da 600 milioni di euro di fatturato che ha rilevato la gestione di Padovafiere si è servito proprio del management italiano per studiare il piano. La proprietà del Motor Show resta di Bologna, ma la gestione dell’evento sarà nostra». Questo mette sotto una luce nuova anche l’acquisizione della gestione di Padovafiere da parte dei francesi? «Molti avevano gridato allo scandalo, alla fine dell’ente fieristico» Invece adesso? «La nostra fiera si rafforzerà sul territorio, mettendo in sinergia “Bike Expo” e “Auto e Moto d’Epoca” con il Motor Show ad esempio. Si dimostra così il teorema che per essere competitivi occorre un partner internazionale molto forte con un business plan plausibile. Viceversa saremmo stati condannati al declino. I francesi poi hanno un particolarità, non amano colonizzare il management, lasciano mano libera, a noi in questo caso, di lavorare, per espandere il loro business. E, mi creda, vedrà che Padovafiere crescerà ancora di più». Può dare qualche cifra? «Pensi che nel 1999 il fatturato era intorno ai 10 milioni di euro, un quarto della fiera di Verona, mentre oggi è arrivato a 20 milioni di euro, un terzo di Verona. Stiamo recuperando, anche se subiamo gli attacchi di cloni delle nostre fiere. Mi basterebbe però che tutto il sistema fieristico fosse messo sullo stesso piano». Che vuol dire? «Sono turbato quando vedo che in Lombardia vi sono 21 diversi sistemi fieristici, costruiti chissà per quale compensazione. Il sistema veneto invece è ancora equilibrato ed è per questo che mi piacerebbe costruire alleanze vere basate sul business e non calate dall’alto. Perchè il nostro ambito dev’essere internazionale, e dobbiamo crescere insieme, e non a discapito di altri soggetti». Quali sono i particolari dell’operazione Motor Show? «Abbiamo rilevato tutta la Promotor e le sue attività compreso lo “Smau” e “My special car” di Rimini, più le partecipazioni nella fiera di Rimini e Bologna, esclusa invece proprietà e gestione del Lingotto, che restano a Cazzola. Com’è sua abitudine Gl Events non toccherà il management. Il Motor Show sarà gestito per due anni ancora dallo staff di Cazzola, nessuna colonizzazione e nemmeno si sposterà da Bologna». La morale? «Oggi abbiamo visto che solo se c’è un partner forte si va da qualche parte e l’arrivo dei francesi a Padova ne è il risultato».Mauro Giacon