
Invaso dai compratori, ignorato dal Governo
Andrea Carli
Cristina Jucker
MILANO
È partita sotto il sole la prima giornata del Salone del mobile. E la gente ha invaso tutti gli spazi sotto la vela della Fiera progettata da Massimiliano Fuksas. Tra le pareti degli stand si sentiva parlare in tutte le lingue, l’italiano sembrava quasi in minoranza. Ma quello che si sentiva di più era il silenzio totale del Governo: non un ministro o un sottosegretario che abbia trovato il tempo per partecipare all’avvio della fiera internazionale del sistema casa-arredo più grande e più importante al mondo.
In un settore dove l’Italia gioca un ruolo da protagonista e resta un punto di riferimento indiscusso. «Eppure erano stati invitati tutti» ricorda Roberto Snaidero, presidente di Federlegno-arredo. E aggiunge, sconfortato: «Avranno avuto cose più importanti da fare». Anche Rosario Messina, presidente del Cosmit (l’ente che organizza il Salone) non si capacita di tanta noncuranza. L’irritazione è evidente, non c’è bisogno di parole.
Quasi 30mila sono stati, secondo le prime impressioni, i visitatori di ieri. E le previsioni sono di arrivare alla fine, domenica (l’unico giorno aperto anche al pubblico), a 240-250mila. L’edizione 2007 «si presenta più ricca e articolata del passato» ha detto ieri il presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni, presente all’apertura della 46esima edizione. Che ha aggiunto: «Questo è il risultato della caparbietà dei nostri imprenditori che hanno affrontato la concorrenza internazionale a dispetto di previsioni catastrofiste. Le quote di mercato sono state conquistate puntando su innovazione e gusto italiano e lavorando a testa bassa». Anche Letizia Moratti, sindaco di Milano, ha posto l’accento sul legame che il capoluogo lombardo ha con la creatività.
«Questa manifestazione è una conferma della nostra città come capitale mondiale del design». L’evento, ha spiegato, interessa comparti produttivi importanti, che nel 2006 hanno segnato un recupero rispetto all’anno precedente. «Nel settore dell’arredamento e dell’industria del legno – ha ricordato il sindaco – il made in Italy è in crescita, soprattutto in Europa. Sono emersi mercati nuovi, come ad esempio quello russo». Milano come punto di riferimento di un comparto importante dell’economia italiana, quindi. Il Salone è una vetrina, un momento unico in occasione del quale la città si trasforma «in un grande palcoscenico, nel quale i giovani talenti convivono con le firme e i designer affermati».
Un’innovazione che, fa presente il sindaco, si trasforma in prodotti, in fatturato, in ricchezza. Il successo in termini di visitatori dimostra che la formula è quella giusta, anche se rimane un nodo da sciogliere: «Tutto è migliorabile – ha ammesso la Moratti – anche dal punto di vista logistico». I collegamenti stradali, appunto, che non sono stati ancora completati. Formigoni però ieri ha dichiarato: «Mi hanno assicurato che i lavori saranno conclusi a dicembre». Per il sindaco, comunque, le infrastrutture hanno la priorità: «Comune, Provincia e Regione – ha annunciato – hanno elaborato un piano per la mobilità sostenibile, che lunedì scorso è stato presentato al Governo. Il 7 maggio incontreremo il ministro competente».
Ma c’è una nube che incombe sul Salone, forse due. Lunedì prossimo, il giorno del controesodo, è previsto uno sciopero di Alitalia e venerdì anche una parte dei lavoratori dell’Atm si asterranno dal lavoro. Metropolitana bloccata, quindi? All’Atm gettano acqua sul fuoco: lo sciopero, dicono, è stato dichiarato da una sigla sindacale di base e non dovrebbe avere molte adesioni, soprattutto tra i lavoratori della metropolitana. «Questo vuol dire farsi male da soli – commenta Messina -. Uno sciopero dei mezzi pubblici durante i giorni del Salone rischia di creare problemi di ordine pubblico». Per questo il sindaco Moratti, insieme al vertice di Fiera Milano, auspica un intervento del Prefetto Gian Valerio Lombardi.
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