
Il vetro made in Murano sfida i «cloni» cinesi
Paola Guidi
VENEZIA
Un colpo secco e il classico "fazzoletto" di vetro-stile-Murano va in mille pezzi, tra il mormorio di giornalisti, architetti, studenti. Così, il direttore di Confartigianato di Venezia, Gianni De Checchi, ha distrutto nei giorni scorsi, durante un convegno alla Triennale di Milano, un clone degli originali vasi a fazzoletto prodotti da secoli a Murano. Un clone che, come milioni di altri provenienti da Paesi europei e dal Nord America, ha fatto una lunga strada, grazie soprattutto al fatto che si fregia, indebitamente, del marchio "Vetro Artistico di Murano" o anche semplicemente del nome di Murano.
Il Consorzio Promovetro di Murano che gestisce il marchio ha scelto un sito illustre per la storia del design italiano, come appunto la Triennale, per sferrare un vera e propria campagna d’attacco contro la muraglia di «vetracci falso-muranesi» da pochi euro che invade fiere, negozi e bancarelle, andando a sfidare i maestri delle fornaci addirittura in casa loro, a Venezia.
Tra le iniziative che hanno lo scopo di rilanciare l’immagine dei vetri di Murano, il concorso internazionale "The Hearth of Venice", lanciato nel 2006 dalla città veneta, per riconquistare quella fetta di mercato che negli ultimi anni i concorrenti hanno portato via, complice anche il costo del lavoro estremamente basso dei Paesi asiatici. «Nel 2002 l’export raggiungeva il 60% delle vendite, oggi è sceso al 47% del fatturato, circa 157 milioni di euro nel 2006 – rivela Gianfranco Albertini, presidente del Consorzio Promovetro, che riunisce una sessantina di imprese produttrici di Murano – e questo a causa dell’aggressività dei cinesi, ma noi sappiamo che il marchio può darci un grande aiuto. In tutto il mondo e soprattutto nei grandi negozi americani i clienti sembra non vogliano più comprare oggetti di vetro tutti uguali, come avviene nelle grandi catene della distribuzione. E ricominciano a chiedere oggetti diversi, con una storia dietro, ma chiedono anche che vi sia una garanzia come il nostro marchio». «Non sono pessimista – aggiunge – anche se abbiamo grandi difficoltà. Oggi persino in Cina crescono le importazioni dei vetri di Murano di fascia alta. Dobbiamo aiutare i maestri delle fornaci a lasciare posto ai giovani e dare ai giovani opportunità di crescita e di formazione».
Come difendersi, dunque, dai cloni? Con un intenso programma fieristico di 5-6 fiere all’anno, dall’Italia alla Germania, agli Stati Uniti, il Consorzio ha avuto diverse occasioni per rilanciare l’immagine di Murano e farla tornare nelle show-room più belle e sugli scaffali della Gd.
«Ma siamo bersagliati e circondati dai contraffattori ovunque andiamo. Al Macef, a Euroluce e Vitrum di Milano e Ambiente di Francoforte – dice il designer Aldo Cibic – sono disponibili gratuitamente équipe di avvocati esperti in contraffazione per bloccare e chiudere gli stand dei clonatori ma le procedure sono troppo complesse».
Cibic, inoltre, ritiene che se le vendite sui mercati internazionali sono calate, probabilmente le colpe non sono tutte dei costi del lavoro molto bassi dei paesi asiatici da cui partono i cloni di Murano.
«Bisogna avere – sostiene – più coraggio, vendere al meglio una realtà creativa e una storia millenaria selezionando mercati, designer e iniziative. I risultati possono arrivare perché già ora gli alberghi e gli edifici più belli che vengono costruiti ovunque sono arredati con i vetri di Murano».
Il concorso lanciato nel 2006 – e già divenuto un’iniziativa con cadenza annuale – ha avuto esiti superiori alle attese poiché, spiega De Checchi, gli iscritti sono stati 350, con più di 200 progetti provenienti da ben 41 Paesi e un livello di qualità e creatività così alto che la giuria, presieduta da Cibic, ha ampliato il numero dei finalisti. Questi, 21 in tutto, tra cui anche degli asiatici, potranno entrare nelle mitiche fornaci durante il workshop dei 5 giorni dedicati alla realizzazione delle loro proposte. In marzo la giuria valuterà i prototipi realizzati e sceglierà i vincitori finali a cui sarà assegnato un premio di 2.500 euro. Il 3 aprile al Casinò di Venezia gli oggetti realizzati saranno oggetto di un’asta: il ricavato verrà destinato al programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite.
Nel frattempo verrà intensificata la promozione del marchio e del Consorzio all’estero con una presenza stabile in uno show-room di New York dove già si trova un altro selezionato gruppo di artigiani di vaglia, i calzaturieri del Brenta.