Rassegna stampa

Berlino, Palazzo Italia a secco di espositori

Marco Morino

MILANO

Un flop clamoroso e imbarazzante, che rischia di offuscare l’immagine dell’Italia all’estero. Un paradosso, per una struttura nata proprio per promuovere l’internazionalizzazione del made in Italy e far conoscere l’italian style in tutta la sua ricchezza: design, moda, tecnologia, cultura, enogastronomia. Stiamo parlando di Palazzo Italia a Berlino, realizzato da Fiera Milano Spa in collaborazione con Simest (ministero Attività produttive) e Tecno Holding (società immobiliare delle Camere di commercio). Palazzo Italia avrebbe dovuto essere il primo di una serie e invece rischia di essere l’ultimo.

Palazzo Italia, inaugurato con tutti gli onori lo scorso 19 ottobre dal presidente di Fiera Milano Spa Michele Perini, dall’a.d. di Simest, Massimo D’Aiuto, e dal direttore generale di Tecno Holding, Aldo Napoli, occupa (in affitto) uno degli edifici storici più belli della capitale tedesca: il Römischer Hof, di proprietà della società tedesca Vivico e situato nel cuore politico ed economico della capitale in Unter den Linden 10, a breve distanza dalla Porta di Brandeburgo. Struttura e servizi sono stati affidati in gestione a una società ad hoc – Isb, cioè Italian system for business, con un capitale iniziale di 500mila euro – controllata al 63% da Fiera Milano Spa e presieduta dall’avvocato Giancarlo Lanna.

Capitale azzerato

Palazzo Italia si propone di essere una vetrina dei prodotti e del design dell’eccellenza italiana. In pratica, un padiglione fieristico permanente a disposizione delle imprese italiane interessate a sfruttare la piazza berlinese come trampolino di lancio verso i mercati emergenti dell’Est, Russia compresa. Ma le cose hanno preso una piega allarmante. Il Palazzo è a tutt’oggi pressoché deserto. Pare che siano ben poche le aziende italiane, in particolare piccole e medie imprese, che abbiano scelto Palazzo Italia per "promuovere ed esporre" i propri prodotti. Secondo fonti autorevoli, le prenotazioni di spazi all’interno del Palazzo per tutto il prossimo anno sono assai modeste. In pratica, il mercato non sembra entusiasmarsi per il Palazzo berlinese, che ora si trasforma in un costo vivo a carico dell’azionista di maggioranza di Isb, cioè Fiera Milano Spa.

Ecco alcune cifre. Secondo il contratto firmato con la proprietà dell’immobile, l’affitto annuale di Palazzo Italia è di 2 milioni di euro per nove anni. Tuttavia, la proprietà tedesca, evidentemente per cautelarsi all’atto della firma del contratto d’affitto, aveva chiesto a Fiera Milano Spa una fidejussione di pari importo (18 milioni di euro). L’inaugurazione della struttura è costata 380mila euro. E così, tra spese inaugurali e prima rata trimestrale dell’affitto (ottobre-dicembre) il capitale iniziale della società di gestione è già bruciato.

Due scenari

Intanto a Milano viene rinnovato, a fine ottobre, il consiglio di amministrazione di Fiera Milano Spa e Claudio Artusi subentra a Piergiacomo Ferrari nella carica di amministratore delegato. E il nuovo a.d. inizia a studiare il dossier Berlino. L’iniziativa, come detto, non decolla e Fiera Milano Spa si pone la domanda se sia il caso o meno di ricapitalizzare la controllata Isb: viene redatto un nuovo business plan e si scopre che la società non produrrà utili almeno fino al 2011. Ora si aprono due scenari: 1) la liquidazione di Italian system for business, individuando una via d’uscita che sia la meno onerosa possibile; 2) l’intervento di un cavaliere bianco, cioè di uno o entrambi i soci pubblici partner di Fiera Milano Spa, che contribuisca alla ricapitalizzazione della società, rilanciando in qualche modo il progetto berlinese. E intanto risuonano ancora le dichiarazioni del giorno inaugurale, quando si parlava di Palazzo Italia come «di un nuovo capitolo nella promozione del made in Italy nel mondo».

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