Rassegna stampa

Il tessile ritrova gli stranieri

Giulia Crivelli

Forte aumento di visitatori (oltre il 20% rispetto all’ultima edizione) e importante crescita degli stranieri, ma soprattutto un clima di ottimismo sul presente e sul futuro. A Milano Unica, la grande fiera del tessile che si chiude oggi, si respira fiducia, quella componente che gli economisti sanno di non poter misurare con certezza, ma che è alla base di una vera ripresa.

Ne è convinto Paolo Zegna, presidente di Milano Unica, e lo sono i presidenti delle cinque manifestazioni che nel 2005 hanno deciso di dar vita alla fiera: Ideabiella, Ideacomo, Moda In, Prato Expo e Shirt Avenue.

«L’afflusso è stato ottimo, soprattutto di clienti stranieri, e abbiamo lavorato molto bene anche grazie alle migliorie fatte qui al Portello – dice Beppe Pisani di Ideacomo, il salone dedicato prevalentemente alla seta -. Gli stranieri sono contenti di essere in città e molti si fermeranno nel week end per fare shopping, prima di volare a Parigi per Premiere Vision (la fiera del tessile che inizia martedì, ndr). E i dati congiunturali fanno ben sperare: nei primi sei mesi del 2006 il comparto serico è cresciuto del 2,4%: è vero che siamo reduci da uno tsunami e molte aziende non sono sopravvissute, ma chi ha resistito ne è uscito rafforzato».

«Gli espositori sono passati da 66 della scorsa edizione a 75, aziende e clienti sono soddisfatti della logistica e dell’organizzazione – aggiunge Pierluigi Loro Piana di Ideabiella -. Milano Unica si conferma la fiera di riferimento per la fascia alta del mercato e per questo non è in contrapposizione con Parigi. Quest’anno inoltre abbiamo sfruttato al meglio anche l’anima culturale di Milano, organizzando ad esempio una cena al museo Bagatti Valsecchi. Credo che soprattutto per gli stranieri sia stata una bellissima esperienza, un autentico assaggio di ciò che l’Italia offre: ottimo cibo, naturalmente, ma anche arte e cultura».

«Credo che il grande afflusso di questi giorni, una cosa che non vedevamo da molto tempo, sia la dimostrazione che il tessile italiano vince se punta al settore fashion – dice Riccardo Marini di Prato Expo -. Le grandi quantità e i prezzi contenuti sono il terreno di conquista dei produttori asiatici. Noi italiani dobbiamo concentrarci su tutti i prodotti a valore aggiunto. Come dice sempre Valeria Fedeli (presidente di Filtea-Cgil e dei sindacati tessili europei, ndr), non esistono settori maturi, ma solo prodotti maturi».

Sull’importanza della moda concorda Alberto Jelmini di Moda In: «La parola che mi viene in mente per descrivere questa edizione è creatività. Dobbiamo dimenticarci il prodotto basico e, grazie anche a una nuova generazione di imprenditori con una grande capacità e voglia di innovare, concentrarci su tutto ciò che può fare tendenza».

«Tutto è migliorato, dal punto di vista quantitativo e qualitativo – conclude Silvio Albini di Shirt Avenue, la fiera specializzata in tessuti per camicie -. Le aziende hanno fatto un numero maggior di campionature e con un numero crescente di clienti stranieri, provenienti da Stati Uniti, Sud America e Australia. E dai Paesi asiatici in generale, perché anche in Cina sta crescendo la richiesta di prodotti di altissima qualità. Consola sapere che a scegliere la materia prima si viene a Milano. L’importante adesso è creare una maggiore simbiosi con la città».

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