
Il megastore modello Tata
Micaela Cappellini
Per dimensioni, immaginate un’Ikea, ma molto più chic. Immaginate scale in acciaio, scaffali in acciaio, pavimenti in acciaio. E prodotti, anche, tutti d’acciaio: dai tubi per la caldaia alle raffinate lampade per arredare il salotto, dai banali chiodi ai sofisticati spremiagrumi, fino ai gioelli di indubbio design. La lucentezza di questo materiale che splende ovunque, per duemila metri quadrati.
Ecco, avete immaginato Steeljunction. Il primo megastore al mondo il cui leit motive è l’acciaio in tutte le sue declinazioni, dalla più prosaica alla più nobile. Un luogo in cui siano interessati a entrare tanto un agricoltore quanto una signora dell’alta società intenta ad arredare casa. E dove collochereste questo paradiso del metallo? Una qualsiasi città europea sarebbe la risposta istintiva. Ma non quella esatta. Steeljunction si trova a Kolkata, India nordorientale, e l’idea originale appartiene a Tata, il colosso industriale del Subcontinente, che diversifica i suoi affari tra automobili e tè. Acciaio incluso.
Nell’India che sta coltivando il boom della grande distribuzione, non è detto che gli affari finiscano nelle mani delle multinazionali estere. «La legge indiana protegge ancora i campioni nazionali – spiega Luca Ferro, responsabile dell’ufficio di Mumbai della società di consulenza Value Partners – nel senso che obbliga gli stranieri che vogliono entrare nel Paese a cercare un partner locale. Quest’ultimo può fermarsi al 49% nel caso di un negozio monomarca, ma deve necessariamente avere la maggioranza quando si tratta di un megastore multimarca».
Ecco spiegata l’intraprendenza dei distributori indiani, per quanto la legge sulle quote di proprietà sia destinata a essere presto mitigata dal vento di liberismo che ormai soffia deciso su Nuova Delhi. E se le catene indiane di alimentari continueranno a fare la parte del leone, di spazio ce ne sarà comunque per tutti. Lo sanno bene gli operatori internazionali del settore, che tra l’8 e il 9 di settembre si riverseranno numerosi a Mumbai per l’India retail forum, la più grande fiera asiatica sulla grande distribuzione. Per l’occasione, Value Partners snocciolerà dati da capogiro: più 28% il tasso di crescita annuo dei centri commerciali indiani da qui al 2015, per un giro d’affari che raggiungeraà i 75 miliardi di dollari, con il numero degli spazi espositivi destinato a decuplicare in cinque anni.
Giganti come Marks & Spencer, Metro o Pizza Hut hanno già messo piede nel Subcontinente, mentre Gap, Wal Mart e Carrefour si preparano a farlo. La notizia è che, però, non troveranno tabula rasa: la catena indiana di supermercati While Food Bazar ha pronto un intenso piano di apertura di punti vendita su tutto il territorio nazionale, mentre Pantaloon sta valutando di espandere il business dai vestiti agli alimenti. E poi c’è Tata, con il suo Steeljunction. Una formula che è originale anche per un occidentale, ma in realtà affonda le sue radici nel fatto che l’acciaio non manca mai nelle case degli indiani. Che quasi sempre ci mangiano dentro, a meno che gli onori della casta non consentano il più raffinato argento.
Ma Tata non è stata l’unica a introdurre qualcosa di innovativo. Il produttore di colle e vernici Pidilite ha appena aperto a Mumbai un outlet che si chiama Hobby Ideas e vende tutto per il bricolage. Fin qui niente di sconvolgente. La vera mossa tattica consiste nell’organizzare in continuazione cicli di corsi che spaziano dal decoupage alla lavorazione del legno, e l’obiettivo è chiaro: creare il bisogno di fai-da-te nel consumatore indiano finora scarsamente interessato all’argomento. «Eppure nel settore dell’arredamento e del bricolage stiamo per assistere a una crescita esplosiva – spiega Ferro di Value Partners – frutto del boom di trasferimenti in case più decorose da parte di chi vive nelle bidonville di periferia».
Mentre Pidilite sta valutando, in base al fatturato che incasserà, di aprire altri outlet, quella di Tata resta un’operazione che al 90% è giustificata da ragioni di immagine. L’idea, piuttosto, sembra di quelle buone per l’esportazione verso Ovest, ma Luca Ferro subito raffredda gli animi: «In Europa Tata Steel non ha stabilimenti produttivi in grado di supportare eventuali outlet». Almeno per ora.
I NUMERI
75
miliardi di euro
È quanto varrà la grande distribuzione in India nel 2015. Oggi il comparto raggiunge solo i 6 miliardi.
715
punti vendita
La catena indiana di abbigliamento Pantaloon vanta il record nazionale per diffusione sul territorio.
3
per cento
L’incidenza della grande distribuzione sul settore retail in India. Negli Stati Uniti è pari all’85 per cento.
600
Centri commerciali
È il numero previsto in India per il 2010.