Rassegna stampa

Fiera, spunta l’accordo per fare la “spa”

di Piero Erle Sono quattro anni che ne discutono, fino ad arrivare davanti a un giudice che però ha dato appuntamento a tutti… tra altri tre anni. Ma se già nel 2002 tutti dicevano che la Fiera deve diventare una “spa” per poter affrontare il mercato e la concorrenza sempre più agguerrita, figurarsi cosa significa regalare anni su anni a tutti gli avversari. E adesso l’hanno capito tutti. Tanto che all’improvviso pare sia giunta la svolta: l’accordo tra enti pubblici e categorie economiche. La questione è sempre la stessa del 2002, quando inziarono a fioccare i primi pareri chiesti a super-esperti legali (in disaccordo tra loro): chi ha diritto ad avere le azioni della Fiera? La risposta più logica la dà, nel commentare la notizia del giorno, Massimo Calearo, presidente dell’Associazione industriali: «Meglio avere un tot per cento di una società che funziona, che avere dieci volte tanto di una società che ha perso mercato». Messaggio chiarissimo: è il momento di decidere, prima di creare guai alla Fiera. E infatti la notizia del giorno, divulgata da TvA Vicenza, è che c’è una proposta di compromesso che potrebbe mettere d’accordo tutti. L’hanno formulata i tre enti pubblici che al momento potrebbero vantare il diritto di spartirsi tra loro tutto il pacchetto azionario della “Fiera spa”, perchè così ha stabilito l’arbitrato cui si era dovuti ricorrere. Ma Manuela Dal Lago (Provincia), Enrico Hüllweck (Comune) e Dino Menarin (Camera di commercio) ieri hanno confermato tutti e tre di aver concordato una nuova proposta da offrire alle sette associazioni che chiedono al giudice di riconoscere il loro diritto ad avere una parte delle azioni della “Fiera spa”. Assindustria, Ascom e Assoartigiani, prima di tutto, perché sono entrati nell’Ente Fiera già dalla prima ora; Cna, Apindustria, Coldiretti e Unione agricoltori perché ci sono entrati negli anni successivi. Sul fronte delle categorie Menarin chiarisce di non aver ancora raccolto tutte le risposte, e ieri in casa Ascom si rinviava ogni commento al rientro del presidente Sergio Rebecca mentre il presidente dell’Assoartigiani Giuseppe Sbalchiero si limitava a confermare di aver sentito voci ma di non aver ancora visto nulla di scritto. In casa Assindustria, come detto, dalle parole di Calearo emerge chiara una disponibilità alla svolta: «Al di là di una percentuale più o meno elevata – spiega il presidente – è il fattore tempo a contare più degli altri». Per verificare la risposta delle associazioni di categoria sarà sicuramente importante la riunione della giunta della Camera di commercio (dove sono tutte rappresentate), la settimana prossima, al rientro del presidente Menarin. Sia lui, sia il sindaco Hüllweck che la presidente Dal Lago fanno capire che l’accordo tra i tre enti c’è e la palla adesso è alle categorie. Quanto ai contenuti dell’accordo, ci si deve affidare per ora solo alle voci che – ha riportato la tv – parlano di un 93-94% delle azioni suddiviso tra i tre enti, un 1,5% ciascuno alle tre categorie entrate in Fiera alla prima ora e infine uno 0,5% ciascuna assegnato alle altre quattro. A pensarci, del resto, quelli trapelati non sono per nulla numeri a caso. Con il 31% affidato a ognuno dei tre, significa che la maggioranza della Fiera resta garantita sotto il controllo di due enti pubblici su tre (tradizionalmente si guarda a Comune e Provincia, come enti politici rispetto alla Camera di commercio che rappresenta il mondo dell’economia). E infatti il sindaco Hüllweck spiega che tra le ipotesi di accordo c’è ad esempio quella di formare un cda della “Fiera spa” di 11 componenti, dove i tre enti ne indicano tre ciascuno (e quindi con sei voti la maggioranza è sotto il controllo di due enti su tre). Altro punto: gli enti pubblici sarebbero accusabili di aver sperperato patrimonio, visto che al momento la sentenza dei giudici-arbitri dà tutto a loro, ma l’attesa per una sentenza definitiva tra tre anni giustifica la scelta di un accordo immediato offrendo un 6-7% alle categorie. Alle stesse categorie economiche peraltro viene offerto un risultato preciso: diventare azionisti della “Fiera spa” sia pure con una quota minimale significa garantirsi il diritto di prelazione che – conferma Menarin – sarà scritto nello statuto: il giorno in cui gli enti pubblici volessero privatizzare la Fiera, le categorie avrebbero il diritto di acquisirla. La proposta c’è: ora si vedrà se c’è anche l’accordo.

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