
Deduzione limitata per le spese di chi organizza eventi in fiera
Le spese sostenute per assicurare la presenza di personalità politiche ed economiche, professori universitari e giornalisti ad una fiera, come pure quelle per il loro vitto e alloggio, dovrebbero essere considerate spese di rappresentanza, anche se sono sostenute dal soggetto che organizza la manifestazione e che vende agli espositori gli spazi fieristici. È questa la discutibile indicazione pervenuta dal Comitato consultivo per l’applicazione delle norme antielusive nel parere n. 16 del 16 maggio 2006.
Il caso. L’istante è una società di capitali che svolge principalmente l’attività di organizzazione di manifestazioni fieristiche, esposizioni, convegni di studio e conferenze nel settore dei macchinari agricoli. Annualmente partecipa all’organizzazione di una delle più importanti manifestazioni al mondo, per numero di espositori e modalità organizzative. Nello svolgere questa attività si occupa, tra l’altro, di:
– organizzare un cocktail di apertura e una cena di chiusura della manifestazione;
– assicurare la partecipazione di giornalisti, personalità politiche ed economiche, esponenti dei più importanti istituti del settore agricolo;
– istituire un’apposita commissione tecnica composta da professori universitari di meccanica agraria per discutere sulle novità tecniche delle macchine agricole;
– organizzare un pubblico forum riguardo allo sviluppo della meccanizzazione agricola, a cui intervengono professori universitari, ricercatori, industriali nazionali ed esteri.
Tutti i costi per organizzare i suddetti eventi sono sostenuti dalla società istante, che li registra come ordinarie spese di gestione, deducendole dal reddito (articolo 109, comma 5, Tuir). Queste, infatti, sono «finalizzate all’approvvigionamento di servizi ritenuti essenziali al fine di garantire il necessario spessore all’evento e la conseguente appetibilità del prodotto fiera». La società non svolge, pertanto, l’attività di vendita di macchine agricole, cioè non è un espositore, ma partecipa all’organizzazione della fiera. I suoi ricavi sono, quindi, costituiti dall’affitto delle aree espositive.
Il parere. Per il Comitato antielusivo, «non può certo dirsi» che le personalità invitate «siano i potenziali acquirenti degli spazi espositivi, ovvero i destinatari dell’attività caratteristica esercitata dall’istante». Pertanto, le spese sostenute per garantire la loro presenza non risultano «funzionalmente collegate a fatti generatori di ricavi» e sono da collocarsi tra quelle di rappresentanza, «essendo essenzialmente finalizzate all’acquisizione di servizi e strumenti idonei a mantenere, rafforzare e accrescere il prestigio della società». Trattasi, quindi, di «costi privi della condizione di stretta connessione con i ricavi caratteristici», in quanto i clienti «hanno già deciso di acquistare il prodotto della società».
Non si concorda con l’indicazione fornita dal Comitato, in quanto la scelta di prenotare o meno uno spazio fieristico dipende esclusivamente dall’importanza della manifestazione, che a sua volta è strettamente connessa con il programma della stessa. Nel caso di aziende che commercializzano altri prodotti, può essere discutibile la deducibilità delle spese per meeting promozionali o per il vitto e l’alloggio offerti gratuitamente ai propri clienti (pareri: nn. 13/1998, 1/2001, 4/2002, 11/2003, 1/2004, 13/2004, 19/2004, 26/2004, 3/2005, 8/2005, 12/2005, 44/2005), ma nel caso di un’azienda che vende spazi espositivi all’interno di una fiera, la prospettiva cambia completamente. Il numero e il prestigio delle personalità ma anche la previsione o meno di momenti conviviali dove conoscere e pubblicizzare i prodotti sono elementi essenziali che gli espositori analizzano per decidere o meno la prenotazione della fiera.
LUCA DE STEFANI