Rassegna stampa

Grande ressa in fiera

Nel Paese dei campanili va in scena la fiera dei doppioni. È scontro tra il polo fieristico di Milano, che ha annunciato di voler espandersi nei settori alimentare ed edilizia con TuttoFood e Build Up, il Cibus di Parma e il Saie di Bologna. Ma Milano fa concorrenza anche al Vinitaly di Verona contrapponendogli il MiWine, dopo l’alleanza strategica con l’IberWine di Madrid. E ancora, nel turismo la joint venture tra Milano e Napoli sfida l’allenaza Roma-Rimini.
Il risultato: un numero crescente di esposizioni che vanno a sovrapporsi a manifestazioni già esistenti e consolidate. Con un duplice effetto: da una parte l’ampliamento del l’offerta di eventi fieristici; da ll’altra, il rischio di creare disorientamento, soprattutto tra i visitatori e gli espositori stranieri, con pericolosi doppioni che causano squilibri nei calendari dei grandi eventi a livello internazionale.
Alimentare ed edilizia a parte, le sovrapposizioni interessano anche altri settori: dalla moda all’oreficeria fino al turismo e all’arredamento. Basti pensare che nel comparto dell’abbigliamento si "scontrano" oltre dieci manifestazioni tra Milano e Firenze; nell’oreficeria si confrontano almeno sei manifestazioni tra Vicenza, Arezzo, Valenza, Bari, Milano e Roma. Nel comparto del mobile, solo per citarne alcune, si contendono espositori e visitatori il Salone internazionale del mobile di Milano, Abitare il tempo di Verona ed ExpoCasa di Torino. Ancora, alla Bit, la Borsa internazionale del turismo di Milano e alla Bmt di Napoli dal 2007 si affiancherà il Globe di Roma.
E altre inziative sono attese per il futuro prossimo. Proprio da Roma, infatti, dove il 21 aprile sarà inaugurato il nuovo centro espositivo, arriva la dichiarazione di intenti strategici mirati a edilizia, alimentare e turismo, comparto nel quale è stata annunciata un’alleanza con Rimini Fiera alla quale le borse del turismo di Milano e Napoli hanno risposto siglando una joint venture (si veda articolo sotto).
«Di fiere internazionali in Italia ce ne sono tante – commenta Franco Bianchi, segretario generale del Cfi (Comitato fiere industria, l’agenzia per le fiere di Confindustria) -. Indubbiamente è importante non creare confusione soprattutto sul mercato estero con un’offerta troppo frazionata e non sufficientemente mirata. Questo non vuol dire che siamo contrari a nuove iniziative, purché rispettino le esigenze del mercato e quindi vengano concordate con le imprese e gli operatori del settore e non alterino l’equilibrio del calendario dei grandi eventi tradizionali, soprattutto a livello internazionale per non confondere gli espositori. Per esempio in Germania – dice Bianchi – queste manifestazioni sono concentrate nei grandi poli e sono ben riconoscibili».
Di riconoscibilità e specializzazione produttiva parla anche Michele Porcelli, amministratore delegato di Bologna Fiere: «Bologna ha forti prospettive di crescita in diversi comparti, tra cui l’edilizia. Gli operatori, le imprese e gli organizzatori hanno confermato di voler rimanere a Bologna perché ritengono che altre fiere di settore (come il Build Up di Milano, ndr) si andrebbero a sovrapporre creando non solo confusione, ma anche il rischio di danneggiare le stesse attività produttive. Per quanto ci riguarda abbiamo rafforzato i legami con Saie e SaieDue per mettere in comune risorse organizzative e finanziare da utilizzare per attività di marketing, promozione e organizzazione di eventi. In generale la Fiera di Bologna è caratterizzata da un’alta incidenza di espositori stranieri con una quota di circa il 30%».
Un valore abbastanza elevato rispetto alla media italiana, che è inferiore rispetto ai dati esteri e rischia di ridursi ancora di più con la creazione di manifestazioni che si sovrappongono. Per esempio con il 51% di espositori stranieri che affollano il Bauma di Monaco. E ancora, il Cibus di Parma ha una quota del 10% (che scende all’8% se si considerano i vistatori) rispetto al 77% del Sial di Parigi che vanta un 51% di visitatori esteri.
«In Italia – aggiunge Piergiacomo Ferrari, presidente dell’Aefi (l’associazione dei quartieri fieristici) – ci sono ottime fiere nate nei distretti industriali che però non trovano spazio per espandersi, visto il limite fisico delle infrastrutture. Solo il polo di Milano ha una superficie paragonabile ai grandi poli fieristici internazionali stranieri. D’altra parte un distretto farebbe fatica a trasferire la fiera in un quartiere più grande e questo causa uno svantaggio competitivo nei confronti degli stranieri. Perciò certe realtà specializzate nate in un distretto o restano di nicchia o non ce la fanno se vogliono diventare più ampie».
La concorenza con l’estero è forte, dunque, e in Italia si rischia di fare il gioco dei Paesi stranieri. «Se non si faranno accordi per concentrare i grandi eventi in poli a valenza internazionale – conclude Giovanni Mantovani, direttore generale di Verona Fiere – le uniche manifestazioni che conteranno veramente a livello mondiale saranno quelle straniere. Non si inventa da un giorno all’altro un evento che fa concorrenza a un’esposizione già affermata. In Spagna, per esempio, semmai si collabora per aiutarla a crescere. E in Germania si creano alleanze tra grandi poli. In Italia bisogna smettere di seguire le esigenze di riempire gli spazi espositivi sempre crescenti e pensare di più alle esigenze delle aziende, che non hanno bisogno di più metri quadrati ma di servizi a valore aggiunto che portino risultati concreti di affluenza e nei processi di internazionalizzazione».
MARIKA GERVASIO


– Un intreccio di saloni in competizione
Alimentare
Milano Tutto food, Miwine Parma Cibus Verona Vinitaly Torino Salone del gusto
Oreficeria
Vicenza Vicenza Oro Arezzo Oro Arezzo Valenza Valenza gioielli Milano More Roma OroCapital Bari OroLevante
Turismo
Milano Bit Roma Globe Rimini TTG Napoli BMT
Moda
Milano Milano Unica, Milano Moda Uomo, Milano Moda Donna Firenze Pitti
Edilizia
Bologna Saie, Saie2, Europolis Cersaie Milano Build Up
Arredamento
Milano Salone del mobile Verona Abitare il tempo

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