Rassegna stampa

Si chiude il confronto Italia-Ue

MILANO – Dopo dieci anni, il contenzioso tra Italia e Unione europea in materia di legislazione fieristica si chiude con soddisfazione per il nostro Paese. Il procedimento comunitario contro l’Italia, secondo quando apprende «Il Sole-24 Ore» da fonti di Bruxelles, è stato appena archiviato dalla Commissione, evitando così un eventuale ricorso alla Corte di giustizia corredato da possibili sanzioni economiche. Un periodo lungo, che ha visto intervenire nel frattempo una comunicazione interpretativa della Commissione (1998), una riforma costituzionale (2001) che ha trasferito le competenze legislative del settore dallo Stato alle Regioni (annullando gli effetti di una legge quadro di appena qualche mese prima), una sentenza di condanna della Corte di giustizia (2002), un secondo parere motivato della Commissione (2004).
Al termine di questo percorso travagliato, non è ardito ritenere che l’infrazione Ue abbia dato lo scossone decisivo a una riforma legislativa di questo comparto invocata da molto tempo dagli addetti ai lavori (l’impianto legislativo risaliva a un regio decreto-legge del 1934).
In effetti l’apertura della procedura d’infrazione ha permesso di eliminare una serie di vincoli sui soggetti organizzatori di fiere ancora in essere fino a pochi anni fa. È un fatto – commentano gli addetti ai lavori – che la rimozione di un nutrito pacchetto di vincoli abbia determinato una notevole semplificazione e deburocratizzazione della normativa italiana sul settore fieristico. Sul piano istituzionale, la procedura ha chiamato in causa leggi e regolamenti di sei regioni (Toscana, poi sganciatasi agli inizi del procedimento, Liguria, Emilia-Romagna, Lombardia, Friuli, Veneto) e di una provincia autonoma (Trento), costituendo così un test importante per definire le nuove responsabilità che incombono ormai, anche su scala comunitaria, a questi enti (oggi dotati di un proprio ufficio di rappresentanza a Bruxelles), a seguito appunto della riforma costituzionale del 2001 e del nuovo ruolo legislativo ad essi assegnato.
Ora che è stata archiviata – notano gli addetti ai lavori – questa procedura rappresenta un’esperienza preziosa il cui patrimonio non dovrà andare disperso. Occorrerà infatti che le indicazioni giuridiche che ne sono scaturite in modo vincolante, grazie all’intervento dirimente della Corte, siano adesso pienamente utilizzate e recepite sia in quelle regioni italiane non coinvolte nell’infrazione sia in tutti gli altri Stati membri dell’Unione.
M.MOR.

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