Rassegna stampa

A marzo via ai cantieri all’ex Fiera di Milano

MILANO – Il maxi-progetto per riqualificare l’area Fiera di Milano, collocata in una delle zone di maggior pregio della città, è sul punto di decollare. Si tratta di uno degli interventi di sviluppo immobiliare più imponenti e complessi d’Europa, che prevede un investimento da 1,5 miliardi di euro. Il via ai lavori, secondo quanto affermato ieri da Gianni Verga, assessore allo Sviluppo del territorio del Comune di Milano, dovrebbe avvenire il prossimo 31 marzo. La data non è indicata a caso, ma ha una chiara valenza simbolica: «Il 31 marzo 2005 – ha ricordato Verga – fu inaugurato a Rho-Pero il nuovo polo espositivo di Fiera Milano. Noi vogliamo che esattamente un anno dopo, il 31 marzo 2006, si apra ufficialmente il cantiere per la trasformazione del polo urbano della Fiera».

Ma i comitati dei residenti non sono soddisfatti e attraverso il loro rappresentante, Ronaldo Mastrodonato (presidente dell’associazione Vivi e progetta un’altra Milano), annunciano di essere pronti a depositare un ricorso al Tar e chiedono di apportare delle modifiche al maxi-progetto di riqualificazione. «Siamo ancora disponibili alla mediazione con il Comune – dice Mastrodonato – ma se non verremo ascoltati, diventeremo intransigenti e saremo una spina nel fianco del Comune per i prossimi otto anni, cioè fino al 2014 (è la durata prevista dei lavori, ndr)».

Venerdì scorso si è concluso, con l’approvazione da parte della Giunta comunale milanese, l’iter urbanistico del Programma integrato d’intervento relativo alla riconversione del quartiere fieristico urbano. «Per la prima volta – ha proseguito Verga – un progetto immobiliare viene varato prima della dismissione dell’area». L’approvazione, ha chiarito l’assessore, «è definitiva»: infatti in base alla nuova legge regionale 12/05 la competenza sul provvedimento è esclusivamente della Giunta. Un principio, quest’ultimo, contestato da Mastrodonato, che proprio su questa diversa "lettura" giuridica della legge regionale potrebbe basare il ricorso al Tar. «Dopo l’adozione del Programma nel settembre del 2005 – ha precisato Verga – lo stesso è stato pubblicato nei termini di legge al fine di raccogliere le osservazioni dei cittadini. La Giunta ha pertanto approvato il programma tenendo conto delle puntuali valutazioni e verifiche effettuate dagli uffici del Comune sulle osservazioni pervenute». E ieri, a 48 ore di distanza dal rilascio dell’autorizzazione comunale, CityLife, cioè la cordata che realizzerà l’intervento di trasformazione – composta da tre big assicurativi (Generali Properties, gruppo Ras, Progestim), affiancati dai costruttori Lamaro e Lar – ha illustrato ufficialmente, alla Triennale di Milano, il progetto di riconversione. Per l’occasione erano presenti, novità assoluta, i quattro architetti di fama mondiale che svilupperanno l’intervento: Zaha Hadid, Arata Isozaki, Daniel Libeskind e Pier Paolo Maggiora.

Ugo Debernardi, presidente e amministratore delegato di CityLife, ha sintetizzato i capisaldi della trasformazione dell’area Fiera. Attorno alle tre mega torri, che ridisegnano lo skyline di Milano, sull’ex area Fiera verranno inserite un mix di funzioni che interessano tutto l’arco della giornata: lavoro, residenza, tempo libero, cultura (è prevista la creazione di un grande museo del design) e natura (il 51% della superficie totale dell’intervento sarà dedicata a spazi pubblici e a verde). «Otto anni di lavori nel totale rispetto dei quartieri circostanti» ha assicurato Debernardi. La dimensione complessiva dell’intervento, che abbraccia un’area di circa 366mila metri quadrati, lo colloca tra le maggiori realizzazioni a livello europeo, con un’estensione più che tripla rispetto a Postdamer Platz a Berlino e di poco superiore a quella di Canary Wharf a Londra. Nel quartiere sorgono cinque aree residenziali affacciate sul parco, che sarà il terzo di Milano per dimensioni dopo Parco Sempione e Giardini pubblici. I comitati dei cittadini chiedono, da parte loro, «una rilocalizzazione delle residenze, che consenta cioè di ricompattare la aree verdi e di estenderle». Nessuna contestazione invece sulle volumetrie complessive: quello sono e quelle resteranno.

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