Rassegna stampa

FIERE DI PARMA ALL’ASSALTO DI QUELLE DI MILANO

Il presidente Franco Boni parla del nuovo corso dell’Ente PARMA (2 dic. 2005) – Sessantasei anni, sposato, due figli e, soprattutto, reggianissimo. Il nuovo presidente delle Fiere di Parma spa è il manager reggiano Franco Boni, per anni amministratore delegato del gruppo vetrario Bormioli. Boni, nel febbraio scorso, ha raccolto il testimone alla guida delle fiere da Domenico Barili che ha lasciato l’incarico dopo il crac Parmalat. Al suo fianco, come vice presidente, è stato eletto Roberto Ravazzoni, docente universitario nella facoltà di Economia dell’ateneo di Modena. Una nomina importante quella conferita a Boni che, dopo anni al timone di grandi aziende, ha raccolto con entusiasmo la nuova sfida. E i primi riscontri positivi sono già evidenti. La spirito imprenditoriale e propulsivo di un manager di caratura quale è Boni e i suoi nuovi collaboratori hanno fatto sì che le Fiere di Parma oggi possano contare su un board di comando capace e volitivo, in grado di dare il via ad un nuovo corso. -Boni, le Fiere di Parma hanno appena approvato il nuovo statuto, e nominato come consigliere delegato, Emilio De Piazza, ex vice presidente di Federalimentare ed ex manager Barilla. Si può dire che per le Fiere di Parma si sta aprendo un nuovo corso? Il nuovo corso si è già aperto due anni fa, nel momento in cui è cominciato il cammino della privatizzazione dell’ente. -Certo ma l’ingresso di un manager come De Piazza non può che rappresentare una ulteriore spinta propulsiva al cambiamento in atto. La nomina di un consigliere delegato faceva parte dell’intesa iniziale tra gli azionisti di riferimento della Fiera (Comune e Provincia di Parma ndr). Per la stima che ho per De Piazza mi sarei augurato che la sua nomina avvenisse anche prima. In ogni caso, ci porta un gran contributo di professionalità e competenza soprattutto nel settore agroalimentare. -Due manager di spessore per contrastare la sfida lanciata da Milano al quadrilatero fieristico Verona-Bologna-Rimini e Parma? Il nostro obiettivo, non dissimile da quello degli altri impianti fieristici come Bologna, Rimini e Verona, è quello di reagire alla concorrenza del mercato migliorando sempre più le nostre proposte e i nostri servizi. -In altre parole quali interessi stanno alla base della strategia aggressiva di Milano Fiere? La primavera scorsa ha inaugurato un grandissimo impianto fieristico. Di un’ampiezza tale da porre per la prima volta Milano, e l’Italia, alla stregua dei più grandi impianti fieristici tedeschi. -Quindi? L’impianto milanese arriva con 10-15 anni di ritardo rispetto alla Germania. E se si considera che già da alcuni anni il mondo fieristico sta vivendo una profonda trasformazione in cui questi mega impianti sono superati, si intuiscono le difficoltà che Milano sta attraversando per valorizzare l’investimento. -Da qui l’aggressività della politica meneghina.. La nostra attesa, come impianto fieristico italiano, era che quella corazzata puntasse il proprio orientamento sulle manifestazioni che oggi si svolgono all’estero. Invece a Milano stanno cercando di perseguire la strada più facile. -Tentando di portar via manifestazioni già consolidate nel quadrilatero fieristico veneto-emiliano? Esatto. Stanno cercando di portar via manifestazioni consolidate e radicate sul territorio. Non è un caso che il Saie e il Motor Show vengano fatti a Bologna, il Vinitaly a Verona, Cibus a Parma e il Festival del Fitness a Rimini. -Si può dunque parlare di conflitto tra le Fiere di Milano e quelle di Parma? Conflitto è una parola molto forte. Diciamo che è in essere una concorrenza che sembra travalicare la normale competizione. Tutte le varie fiere stanno cercando di reagire per difendere il loro diritto a mantenere viva la rappresentatività e la cultura locale che sta alla base delle loro manifestazioni. -Voi a Parma cosa state facendo, ad esempio? Siamo impegnati a che una manifestazione come Cibus si specializzi e si qualifichi ancor di più. -Ma non avete un contratto in forza del quale Cibus rimarrà a Parma fino al 2012? Questo è vero, ma è anche vero che i contratti hanno il valore che trovano, non garantiscono al cento per cento. -Ma Cibus rimarrà a Parma? Ci può scommettere. -Com’è il vostro rapporto con l’Authority alimentare? Ottimo. Durante Cibus Tec (manifestazione che rappresenta a livello mondiale il meglio delle attrezzature della meccanica per le aziende agroalimentari) abbiamo lavorato col supporto di funzionari dell’Authority. -Un rapporto che ha già in programma progetti futuri? Sono in atto rapporti che permetteranno alle Fiere di Parma di ospitare manifestazioni congressuali dell’Authority. -Come giudica la politica della Regione nei confronti delle fiere emiliane? Un po’ come sta avvenendo nel resto d’Italia, con la trasformazione in spa delle Fiere, le Regioni stanno perdendo sempre più quel ruolo di coordinamento e regia che avevano in passato. Certo che Rimini e Bologna, fisicamente piu vicine al centro decisionale regionale, dal punto di vista dell’interazione godono ancora di una qualche collaborazione nella pratica delle cose. -Questo complica la vita a Parma? Non la complica ma non la agevola. I rapporti sono buoni ma per noi è piu facile collaborare e interagire con le nostre amministrazioni locali. – Come sono i rapporti tra le Fiere di Parma e quelle di Reggio? Ci sono ottimi rapporti personali tra le due presidenze. Stiamo studiando delle possibili opportunità di collaborazione. Ma per il momento non c’è ancora niente di concreto. -Al di là dei rapporti personali, le due entità sono in conflitto tra di loro? Assolutamente no. Sul piano della ricettività il rapporto è estremamente sbilanciato, l’orientamento di base è profondamente diverso. -Cioé? Parma è prevalentemente sede di manifestazioni business to business, quindi più rivolto alle aziende, mentre Reggio organizza eventi più rivolti al visitatore privato. Inoltre i due segmenti principali per Parma (quello agroalimentare e dell’antiquariato) non hanno momenti di sovrapposizione con Reggio. -La nomina del nuovo consigliere delegato che è un ex manager di Barilla è significativo della nuova gestione delle fiere di Parma? Direi sicuramente di sì. Così come io sono l’ex ad di Bormioli il fatto che lui sia stato un grande manager di Barilla è la dimostrazione pratica che le Fiere di Parma vogliono voltare pagina, puntando su una mentalità creatasi all’interno di grandi gruppi privati. -Qual è il giro d’affari che ruota attorno alle fiere di Parma? La media è attorno ai 25-26 milioni di euro. -Che rapporto c’è tra le Fiere e il mondo bancario? Direi ottimo. Cariparma e Piacenza hanno una particolare sensibilità nei confronti del mondo fieristico: sponsorizzano le Fiere di Parma, Reggio e Piacenza. -Che conseguenze sortirà l’aumento della quota nell’ente Fiera in mano a Cariparma, oggi il socio privato di maggior importanza? Sicuramente significa accelerare l’acquisizione di una visione ancor più imprenditoriale all’interno della nostra società. E poi rappresenta un’ottima garanzia di solidità per poter guardare con occhio più attento ai nuovi investimenti che ci aspettano. -Cosa si augura e cosa augura alle Fiere di Parma? Alle fiere di Parma auguro di essere in grado di cogliere nel migliore dei modi il cambiamento che sta avvenendo e di continuare a essere un buon interprete, un grande media in grado di rappresentare e dare visibilità al territorio. -Lei è reggiano, dove festeggerà il Natale? Come semrpe a casa mia. -A Reggio? Sì. -Cosa vorrebbe ricevere sotto l’albero? Come presidente o come uomo? -Come uomo Benessere, salute e, perché no, nuovi nipoti. -Cosa metterebbe sotto l’albero delle Fiere di Milano? La risposta a caldo è motlo pericolosa. Sicuramente tanta saggezza. Una saggezza che permetta loro di sviluppare e trovare percorsi che permettano loro di crescere nel rispetto delle manifestazioni nazionali, magari a discapito di quelle straniere”. (di Alessandro Betelli)

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