Rassegna stampa

Fiere italiane col bollino blu

Dal 2006 operativo l’Istituto di certificazione Le fiere italiane forniranno finalmente dati statistici attendibili, raccolti con univoche modalità di rilevazione. Per questo, hanno creato l’Isf, l’Istituto per la certificazione dei dati fieristici. Questo traguardo arriva, per la verità, con qualche decennio di ritardo rispetto alle manifestazioni europee, tedesche in testa. È stato un percorso lungo e travagliato, ma alla fine i soggetti impegnati si sono messi d’accordo: sono l’Aefi, l’associazione delle fiere italiane, che nel capitale di Isf ha una quota del 55%, il Cfi, il Comitato fiere industria di Confindustria (17,5%), il Cft-Assomostre di Confcommercio (17,5%), l’Unioncamere (10%). L’iter ha avuto una forte accelerazione dopo la direttiva della Conferenza dei presidenti delle regioni (cui è demandata, con le nuove competenze in materia di autonomia, la gestione delle attività fieristiche), che stabilisce norme comuni in materia di metodologie di raccolta dei dati fieristici. Per ora solo Emilia Romagna e Veneto hanno varato leggi che dettano precisi parametri per la qualificazione delle loro manifestazioni; la Lombardia sta per legiferare; le altre regioni sono in ritardo, ma, a detta dei promotori dell’Isf, i loro uffici hanno già di fatto recepito le corrette e uniformi metodologie di calcolo dei dati fieristici. Il nuovo istituto verificherà l’esattezza delle informazioni che le manifestazioni di carattere internazionale e nazionale forniranno e le modalità di rilevazione, quindi le certificherà. Una sorta di ´bollino blu’ delle fiere italiane. Perché l’esigenza di questo istituto? Perché, hanno spiegato i promotori, soprattutto gli espositori e i visitatori esteri hanno sempre più bisogno di dati certi, di cifre inoppugnabili e di metodologie di rilevazione comuni e verificabili, così da scegliere al meglio a quale manifestazione partecipare, in ambito europeo. La richiesta di certificazione è volontaria, ma, di fatto, diviene obbligatoria, visto che la mancata certificazione fa decadere dai calendari fieristici regionali quella manifestazione, che quindi non potrà fregiarsi della titolarità di nazionale o internazionale. Il lavoro dell’Isf inizierà dal 2006, anche se già cinque saloni (Macfrut di Cesena, Pitti filati di Firenze, Carrara Marmomacchine, ModaMare di Bari, Saie di Bologna) sono stati certificati in via sperimentale nel corso di quest’anno, come hanno precisato il presidente di Aefi, Piergiorgio Ferrari, e l’amministratore unico di Isf, Rodolfo Lopes Pegna. Saranno 192 le manifestazioni internazionali e 350 quelle nazionali che nel 2006 dovranno avere la certificazione. L’intero sistema andrà a regime nel 2007. Chi certificherà la bontà dei dati fieristici: un gruppo di liberi professionisti, già esperti nella certificazione e nelle attività fieristiche, che di volta in volta saranno chiamati dall’Isf. Sono attualmente poco meno di 20, ma potranno salire in tempi brevi fino a un centinaio. La loro relazione finale sarà sottoposta un comitato tecnico, che esprimerà il parere, utile per la certificazione, ottenuta la quale la manifestazione potrà fregiarsi del marchio Isfcert. (riproduzione riservata)

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