
Il futuro delle fiere: devono essere più internazionali
Il futuro delle fiere: devono essere più internazionali
Manifestazioni più efficaci, meno frammentate e più internazionali: sono stati questi alcuni dei temi affrontati oggi al convegno “Lavorare sul futuro delle Fiere italiane” organizzato a Milano dal Comitato Fiere Industria. Due i tavoli di lavoro: nel primo c’è stato un confronto tra organizzatori dei saloni e quartieri fieristici, mentre i protagonisti del secondo sono stati gli espositori. “Il modello italiano di fare le fiere – ha detto in apertura dei lavori Gaetano Marzotto, presidente di Cfi – che in prevalenza si fonda sulla collaborazione tra organizzatore, collegato alla associazione di categoria di riferimento, e quartiere fieristico, ha contribuito in modo terminante alla internazionalizzazione delle imprese e alla promozione del made in Italy”. “Tuttavia – ha proseguito Marzotto – le sfide che vanno affrontate oggi sono invece l’internazionalizzazione dell’utenza fieristica e la concorrenza interna”. Ed è proprio nella frammentazione delle rassegne, magari legate al singolo distretto e a logiche campanilistiche, che risiede uno dei maggiori problemi dell’intero sistema legato ai saloni. Questo porta a una dispersione dei visitatori soprattutto esteri e a essere esposti alla concorrenza delle rassegne estere. Secondo una ricerca presentata da Francesca Golfetto dell’Università Bocconi, frutto dei risultati di tavoli di lavoro settoriali organizzati da Cfi, una delle soluzione potrebbe essere che gli enti locali non intervengano nel processo con contributi, causa di un ritardo nella spontanea confluenza delle manifestazioni verso soluzioni più razionali e location più efficienti. “Finalmente dopo anni di tentativi di coordinamento – ha ribadito Paolo Zegna, presidente di Sistema Moda Italia intervenuto nella seconda parte – quattro fiere del tessile su cinque sono riuscite a superare i forti individualismi e a unirsi insieme in un’unica kermesse che ha il suo centro qui a Milano”. E il rapporto virtuoso e sinergico che i quartieri fieristici devono avere con la città è un altro dei temi caldi affrontati dai diversi relatori, tutti concordi nel sottolineare come sia importante costituire iniziative di tipo culturale a supporto delle rassegne. “L’appuntamento con il salone deve essere un momento di interscambio non solo economico, ma anche culturale – ha sottolineato Rosario Messina, past president Assarredo e presidente di Cosmit -. Noi come Salone del Mobile ci siamo più focalizzati sul design e sulla creatività, invece che preoccuparci di vendere metri quadri, come ha fatto Colonia”. In questa logica di sviluppo delle manifestazioni è tuttavia altrettanto importante che sia gli organizzatori degli eventi, sia le associazioni di categoria, si aggreghino per convogliare le risorse e le capacità. Inoltre, diventa fondamentale il coinvolgimento di alcuni attori come Regioni ed Enti Locali per supportare l’efficienza delle infrastrutture, dell’accessibilità e dei trasporti e di altri quali l’Ice per promozioni all’estero, incanalando i molteplici fondi promozionali verso i settori chiave e guidando i contributi verso la domanda (espositori e visitatori) e non verso l’offerta (quartieri e manifestazioni). v.s.