Rassegna stampa

Obiettivo puntato sull’export

Prima il calo delle esportazioni e la delocalizzazione avviata dalle grandi industrie del settore. Poi la concorrenza dei Paesi asiatici e la contraffazione. Anni terribili per le piccole e medie imprese del distretto bellunese dell’occhiale. Dal 2002 un’impresa su dieci si è arresa alla crisi e ha cessato l’attività. Ma anche chi ha scelto di resistere ha dovuto accettare un ridimensionamento dei fatturati e del numero di occupati. Le sole imprese artigiane, piccole e a conduzione familiare, hanno perso poco meno della metà dei dipendenti nel giro di due anni. Il 32% di quelle industriali nell’ultimo anno ha dovuto far ricorso alla cassa integrazione per l’1,6% del personale mentre un altro 18% delle aziende ha perso il 6,5% dei dipendenti.
É in questi numeri la fotografia di un distretto travolto dal cambiamento degli scenari internazionali e in cerca di una nuova identità. Il 2005 per le piccole e medie imprese del settore è l’anno della verità, quello in cui si potrà cominciare a misurare l’efficacia del gioco di squadra promosso dalle associazioni di categoria per rilanciare le esportazioni e riconquistare i mercati.
Il distretto bellunese – che esporta il 75% del prodotto nazionale, contribuendo al fatturato complessivo per l’80% – ha cambiato rotta e ha deciso di aggredire la crisi piuttosto che subirla. .
La Sipao ha messo insieme una ventina di piccole e medie aziende del distretto (1.100 dipendenti in tutto) che condividono il calo di attività causato dalla delocalizzazione delle grandi industrie e una scarsa struttura commerciale, e da qualche mese ha cominciato a portare la loro produzione in giro per il mondo. . Dopo aver fatto tappa alla fiera Siof di Shangai a fine febbraio, con una collettiva di tredici aziende del distretto bellunese più una del Trevigiano, la Sipao è sbarcata a Tokio per presentare la produzione di altre dieci aziende. .
Nei giorni scorsi la Sipao ha presentato alla Regione, alla Provincia di Belluno, alla Camera di commercio e alle banche un calendario di missioni internazionali e una richiesta di finanziamento. Nove viaggi, alcuni esplorativi (in India e in Brasile) e altri promozionali (a Pechino, Shangai, Mosca, New York e Parigi) per i quali sono necessari 985mila euro. .
Il distretto sembra non avere alternative a questa nuova strategia. La salvezza è nello sviluppo delle esportazioni. É da questo fronte che, in chiusura di 2004, sono arrivati timidi segnali di incoraggiamento. L’anno si è chiuso con un +1,26% che rovescia il risultato del 2003 (-3,48%). Ma il mercato dell’occhiale da sole continua a soffrire: cresce l’import (+10,35% dopo il -7,25% del 2003), crolla l’export (-5,31% dal +1,8% dell’anno precedente), soprattutto per effetto della delocalizzazione di molte produzioni. L’import fa segnare un +5,46% che risalta se confrontato con il -11% dell’anno prima e racconta di quanto sia pesante la scelta, fatta dalle grandi industrie, di trasferire all’estero le lavorazioni. Tra 2003 e 2004, il fatturato è passato da 1.490 a 1.510 milioni (+1,34%).
La radiografia del distretto conferma che le cinque aziende leader (Safilo, Luxottica, Marcolin, De Rigo e Fedon) mantengono le posizioni acquisite. Ben diversa la situazione delle piccole e medie imprese industriali e di quelle artigianali che insieme hanno perso 1.720 posti di lavoro in due anni e messo in mobilità 683 dipendenti. Comunque, questa doppia velocità nel polo dovrebbe garantire risultati positivi nel 2005.
Comprensibile che, in un quadro così complicato, le aziende abbiano sofferto più di quanto non ci si attendesse la concorrenza asiatica. Soprattutto quella rappresentata dai produttori di occhiali contraffatti, immessi sul mercato regionale in decine di migliaia di pezzi. Soltanto nel 2004 gli occhiali sequestrati nel Veneto sono stati 97mila, secondo la Guardia di finanza. Per il 45% sono arrivati dalla Cina, per il 30% da Hong Kong e per il restante 25% da Paesi del bacino del Mediterraneo. Nonostante l’azione di contrasto all’importazione e al commercio di questi occhiali, la contraffazione rappresenta ancora oggi la principale minaccia al rilancio del settore.

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