Rassegna stampa

Occhiali, obiettivo estero

Dopo anni di crisi l’occhialeria intravede una piccola luce in fondo al tunnel. Almeno stando alle sensazioni raccolte dopo il Silmo, la rassegna internazionale di Parigi. L’edizione appena conclusa ha registrato un aumento di visitatori del 7,3%: 40.448 contro i 37.700 dell’anno scorso. In crescita anche la presenza degli operatori stranieri, circa 20mila, vale a dire il 13,5% in più rispetto al 2002. Solo per Stati Uniti, Sud America, Medio Oriente e Germania si è registrata una discesa.
Ma questo, concretamente, cosa significa per l’occhialeria italiana, presente al Silmo con 19 aziende? Quali le prospettive di un settore leader della nostra economia, che produce il 46% dei marchi internazionali dati in licenza?
«Il Silmo ci ha infuso un po’ di ottimismo – dichiara Cirillo Coffen Marcolin, presidente del gruppo Marcolin e numero uno dell’Anfao, l’Associazione nazionale di fabbricanti di articoli ottici – Anche se appare ancora prematuro parlare di un radicale cambiamento di tendenza. Credo che in questi casi, il pragmatismo paghi. Quindi aspettiamo. L’aumento dei visitatori ci ha comunque fatto respirare un’aria un po’ diversa».
Positive anche le sensazioni raccolte dal gruppo Sàfilo. «É stato un semestre drammatico – dichiara Vittorio Tabacchi, presidente del gruppo – E questa situazione si è pesantemente riflessa sul Mido, la fiera italiana di settore. Il Silmo rappresentava per tutti gli operatori un momento molto atteso dal quale sono scaturiti risultati positivi. Speriamo di esserci lasciati definitivamente alle spalle il brutto periodo appena trascorso. L’allarme Sars ha di fatto bloccato un intero continente, l’Asia. Con pesanti ripercussioni soprattutto nelle catene dei duty free degli aeroporti, uno dei nostri punti di forza. Nell’Estremo Oriente, poi, abbiamo registrato una flessione del 19% per cento».
Anche Renato Sopracolle, titolare della Sopracolle Occhialeria di Perarolo di Cadore (Belluno) e presidente di Sipao, la Sezione industrie produttrici di articoli di occhialeria del Cadorino, invita a non lasciarsi andare a facili entusiasmi. «Un cambiamento di trend a Parigi – concorda Sopracolle – l’abbiamo notato. Ma comunque l’industria dell’occhiale continua a essere in una situazione di sofferenza, come ogni altro settore produttivo». Sopracolle sottolinea come l’attuale crisi del sistema Italia, squisitamente congiunturale, possa produrre pesanti effetti negativi a livello strutturale per il comparto dell’occhialeria di qualità. Infatti, su un totale di 750 industrie del Cadorino, per un totale di 14mila occupati, sono solo cinque i grandi gruppi; il resto della produzione è diviso fra realtà medie e piccole, spesso ancora a conduzione artigianale, la maggior parte delle quali lavora come terzista per i grandi committenti. Se questi ultimi registrano delle difficoltà, i più piccoli rischiano spesso di saltare.
In merito alla possibilità di operare una concreta delocalizzazione in Paesi con un costo del lavoro più basso, Sopracolle è prudente. «Più che di delocalizzazione vera e propria – spiega – come quella attuata dal distretto della scarpa di Montebelluna, con imprese che si sono trasferite nei Paesi dell’Est, preferisco parlare di delocalizzazione indiretta. Molte nostre aziende hanno partecipazioni in aziende cinesi, che sono leader imbattibili negli articoli di fascia più bassa».
«Credo che ormai possiamo tirare un sospiro di sollievo – dichiara Roberto Chemello, amministratore delegato di Luxottica – Non ritengo che i buoni risultati in termini di presenze ottenuto al Silmo siano solo un fuoco di paglia. Se non altro per un ragionamento statistico: dopo anni di risultati negativi, è senz’altro prevedibile una ripresa del mercato».
Gli ultimi dati del settore non sono certo incoraggianti. Il primo semestre del 2003 ha chiuso con un export pari a 795 milioni, il 2,7% in meno rispetto allo stesso periodo del 2002. Anche le importazioni sono diminuite dell’11,6%, per un valore di 215 milioni.
A incidere maggiormente sulla flessione delle esportazioni, il -6,1% degli occhiali da sole, con un mancato introito di 471 milioni, solo in parte compensato dalla crescita del 3,1% delle montature, per un valore di 304 milioni. In Europa l’export continua a tenere, con un l’1,6% (401 milioni), anche in questo grazie alla crescente richiesta di montature (4,3%), mentre resta invariata la domanda di occhiali di sole. Per quanto riguarda il Nord America, la situazione migliora leggermente, anche se la tendenza continua a essere negativa con un -8,5% per un valore di 235 milioni. Tra le cause del trend negativo, l’allarme Sars, che ha dato il colpo di grazia al mercato, riducendo bruscamente i collegamenti fra Europa ed Estremo Oriente e portando alla diserzione in massa del Mido di Milano da parte dei produttori cinesi.

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