
Fiera, maggioranza ai privati
Nuovo importante passo della Fiera di Bologna verso la privatizzazione. Si svolge infatti oggi l’assemblea dei soci chiamata ad approvare i criteri per l’aumento di capitale riservato a nuovi partner privati, dando il via libera definitivo all’iniziativa.
L’operazione riguarderà il 20% del capitale sociale e il prezzo delle azioni di nuova emissione non sarà inferiore a 1,94 euro, comprensivo il sovrapprezzo. Questo significa che, se si manterrà tale valore, per acquistare una quota pari circa all’1% della Fiera si dovranno investire almeno 1,5 milioni.
Il successo dell’iniziativa appare scontato, perché sinora sono già pervenute 27 manifestazioni di interesse da parte di soggetti del mondo produttivo, pronti a entrare in BolognaFiere. All’ultima fase delle offerte vincolanti, tuttavia, verranno ammessi esclusivamente coloro che (da soli o in cordata) siano pronti ad acquistare almeno una quota pari all’1% del capitale attuale, mentre il 5% è la quota massima acquisibile dal singolo nuovo socio.
L’applicazione di questa griglia porterà, probabilmente, il numero dei nuovi partner a otto o nove unità.
L’investimento maggiore (circa sei milioni) verrà fatto da Alfredo Cazzola, presidente di Promotor International e patron del Motor Show, che dovrebbe acquisire un quota del 5%, portando in dote a Bologna Fiera più intensi rapporti con il Lingotto di Torino e con la Fiera di Roma.
Con quote vicine al 3% ciascuno entreranno poi la Fondazione Carisbo, Carimonte Holding e l’Unione industriali di Modena, che si presenta in cordata con altri soggetti dell’economia locale, quali la Banca Popolare dell’EmiliaRomagna e la finanziaria Sofindo, legata a Legacoop Modena (si veda altro articolo in questa pagina).
Seguiranno infine, con quote comprese tra l’1% e il 2% ciascuno, la Fondazione Cassa di Imola, Tecnoholding (la finanziaria delle Camere di commercio italiane), Unipol Merchant in cordata con Camst, la società di ristorazione che già opera all’interno del quartiere fieristico, la cooperativa l’Operosa, che svolge attività di pulizie per la Fiera.
Entro venerdì 6 febbraio dovranno essere presentate le offerte vincolanti e, a quel punto, l’elenco dei nuovi partner diventerà ufficiale. Concluso poi l’aumento di capitale (entro la fine di febbraio) i soci pubblici, compresa la Finanziaria Bologna Metropolitana, scenderanno dal 51,6 al 43 per cento. Al contrario la quota in mano a soggetti privati salirà dal 48,3 al 57 per cento. Definito il nuovo assetto societario, il consiglio di amministrazione di BolognaFiere passerà da 16 a 18 membri.
Intanto BolognaFiere archivia un 2003 concluso con risultati soddisfacenti. Nello scorso anno il quartiere fieristico del capoluogo emiliano ha realizzato 25 manifestazioni con 21.500 espositori, di cui 6.100 stranieri, e 1.280.000 visitatori professionali. Il valore della produzione ha toccato i 58,1 milioni. Per l’anno in corso il giro di affari dovrebbe superare i 61 milioni con un incremento del 5 per cento. Sempre nel 2004 il risultato operativo è stimato in oltre 4,1 milioni, mentre gli investimenti saranno pari a 18 milioni.
Per sostenere lo sviluppo, poi, BolognaFiere guarda con crescente interesse ai mercati stranieri e in particolare alla Cina. Tra le ipotesi allo studio anche la gestione di un quartiere fieristico a Pechino. Secondo il presidente Luca di Montezemolo, tuttavia, la sfida principale da vincere per mantenere alta la competitività, e superare la crescente concorrenza di altri poli espositivi italiani e stranieri, è quella di ottenere adeguate infrastrutture per la mobilità e l’accoglienza. Insomma, migliore viabilità e recettività alberghiera.