
“Prove” di alleanza tra Padova e Vicenza
Una spallata a una lunga storia di campanilismi: gli enti fieristici di Padova e Vicenza tentano così di esorcizzare un futuro sempre più in salita. Hanno messo nero su bianco una bozza di accordo per alcune iniziative comuni: si comincerà da un calendario attento a evitare coincidenze e dalle sinergie, e dai conseguenti risparmi, nella conduzione di alcuni servizi; si proseguirà in una proiezione concordata e condivisa sui mercati internazionali per arrivare, in un futuro non troppo lontano, a organizzare manifestazioni comuni sia in Italia che all’estero.
Iniziativa lodevole, anche se avrà bisogno alla lunga almeno di un patto di non belligeranza con VeronaFiere, ma che non nasconde i problemi che gli enti di Padova e Vicenza si trovano ad affrontare in questo periodo.
A Vicenza nessuno ignora il fatto che di solo oro non si può vivere, soprattutto in un momento pesantemente negativo per il settore. Tutte le altre rassegne hanno dimensioni marcatamente più modeste e serve quindi un rilancio forte basato sulla individuazione di nicchie ancora libere.
Un passaggio che avrebbe bisogno di un governo solido e invece ai vertici dell’ente è stata posta come presidente di garanzia la presidente della Provincia, Manuela Dal Lago, in attesa che a fine primavera venga rinnovato il consiglio e si trovi un accordo blindato di governo e gestione soprattutto fra le categorie economiche. Il tutto anche per guidare l’espansione già avviata con le prime acquisizioni di terreni e immobili e che dovrebbe completarsi con un quartiere fieristico completamente nuovo.
Padova non vive certo una situazione più tranquilla. Ha dato inizio a un importante processo di rinnovamento basato su un rigoroso piano industriale e soprattutto su un innovativo processo di ricollocazione delle quote che avrebbe dovuto portare l’ente a essere il primo in Italia a cedere la mano ai privati, ma tutto sembra muoversi con una lentezza esasperata, i tempi previsti saltano con regolarità e i conti, e la fiducia, ne risentono.
Anche quest’anno Padova Fiere ha chiuso il bilancio in rosso, com’era avvenuto negli ultimi due esercizi, su un fatturato che dovrebbe aggirarsi intorno ai 18 milioni. Una condizione non ideale per presentarsi sul mercato e forse anche per questo, oltre che per una incertezza diffusa sulle modalità di controllo dell’operazione, si continua a rinviare la pubblicazione di quel bando che dovrebbe mettere nelle mani dei privati oltre il 60% della società ma che continua a slittare di mese in mese. Difficile prevedere se alla fine prevarranno l’impegno profuso in questa direzione dal presidente, Ferruccio Macola, e dal segretario generale, Andrea Olivi, o le cautele e i timori di una politica che è attesa, sia a livello di Provincia che di Comune, a un test elettorale in primavera.
In questa situazione non resta che procedere poco più che a vista ma senza cedere sul fronte della qualità degli impegni.
Così Vicenza cerca di rafforzare il suo riconosciuto know how nel settore orafo e più in generale del lusso con iniziative soprattutto ad Oriente, mentre Padova punta sull’Est europeo replicando il successo di manifestazioni come il Sep pollution e quelle più in generale dedicate ai servizi pubblici.