Rassegna stampa

Rassegne, in vista la patente di qualità

Ampliamento degli spazi espositivi, migliori canali di accesso, servizi sempre più evoluti non sono più sufficienti al settore fieristico italiano per competere con successo a livello internazionale. La sfida con i principali quartieri fieristici continentali ma non solo, infatti, oggi non si gioca solo più a livello di strutture e di numeri delle varie manifestazioni.

All’interno di un panorama complessivo che da un lato porta a offrire servizi sempre più completi agli espositori mentre, a un altro livello, risente della diffusione della grande distribuzione (che rende sempre meno stabili le classificazioni merceologiche di vendita), diventa fondamentale garantire agli operatori qualcosa di più, per garantire la qualità e la veridicità dei dati relativi a ogni evento fieristico. Ecco perché oggi anche in Italia è ormai divenuta una necessità la certificazione delle singole manifestazioni, così come avviene da anni in molti altri Paesi (in Germania addirittura dal 1965, in Francia dal 1967). Per riuscire ad attrarre espositori e visitatori dunque le fiere devono essere in grado di fornire un quadro dettagliato delle manifestazioni organizzate. Ciò significa riportare in dettaglio le superfici utilizzate lorde e nette, specificando per esempio quali spazi vengono destinati agli espositori e quali alle sale per conferenze e incontri, ma anche e soprattutto ciò comporta un’analisi approfondita degli espositori e dei visitatori al fine di costruirne degli identikit precisi (numero di teste e di accessi, provenienza a livello nazionale e regionale, settore economico, ruolo in azienda, potere decisionale).

In questo modo, grazie a dati dettagliati e affidabili, gli operatori di anno in anno possono valutare l’opportunità di intervenire o meno a una manifestazione. L’Italia, purtroppo, sotto questo aspetto è in ritardo rispetto ad altri Paesi dove la certificazione è ben più diffusa (450 manifestazioni in Germania, 270 in Francia), ma ha intrapreso il percorso giusto per recuperare il tempo perso. Nel corso del 2004 le Regioni, competenti in materia, dovrebbero completare l’aggiornamento delle relative leggi, inserendo l’obbligo della certificazione per tutte le fiere di rilevanza internazionale.

Inoltre «l’Aefi con alcuni partner, darà vita a un istituto di certificazione, sull’esempio di quanto fatto dalla tedesca Auma – dichiara il presidente del l’Associazione esposizioni e fiere italiane Piergiacomo Ferrari -, e già quest’anno le fiere potranno essere certificate su base volontaria, mentre dal 2005 tale procedura diverrà obbligatoria». In realtà anche in Italia esistono già alcune manifestazioni certificate: Veronafiere per ottenere la certificazione di 11 eventi dal 1996 ha scelto la tedesca Fkm, la società per il controllo volontario delle statistiche fieristiche operante al l’interno dell’Auma.

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