Rassegna stampa

Allestitori ancora in difficoltà, il fatturato 2003 cala dell’8%

Dopo un 2002 chiuso con una sensibile contrazione del fatturato rispetto all’anno precedente, anche il 2003 ha confermato il periodo difficile per gli operatori specializzati nell’allestimento degli spazi espositivi riuniti nell’Asal.

L’associazione, che conta 255 aziende delle 400 totali del settore e che all’inizio del mese è entrata a far parte di Federlegno (alla quale prima era solo associata), in attesa di dati definitivi stima una contrazione del fatturato nell’ordine del 5-8% per l’anno appena concluso rispetto al precedente. Il settore accusa quindi una contrazione che dura da ben 24 mesi alla quale si aggiunge una situazione attuale piuttosto confusa che non lascia prevedere un’imminente ripresa.

Come conferma il presidente di Asal, Pierpaolo Vaj, «il mercato fieristico in generale è in una fase di stasi, alla quale si accompagna un processo di ristrutturazione dello stesso che vede al contempo la creazione di nuovi e più grandi quartieri e l’impegno da parte delle società di gestione a potenziare sempre più la loro attività». Inoltre, gli enti, ora divenuti società per azioni, tendono a offrire sempre maggiori servizi agli espositori, andando così a erodere gli spazi di lavoro tradizionalmente destinati agli allestitori specializzati, tanto che alcune aziende del settore sono già state assorbite da società come Fiera Milano. Infine i margini di guadagno per le imprese si sono ridotti sempre più, dato che gli espositori, seppur costanti in termini di numero e superficie, cercano di spendere sempre di meno.

L’analisi di questi fattori ha generato la consapevolezza tra gli operatori stessi che il settore andrà incontro nel prossimo futuro ad un processo di consolidamento con la riduzione del numero di aziende più piccole a favore di operatori di dimensioni maggiori. Questo aspetto però costituisce un ulteriore campanello dall’allarme per l’Asal dato che è formata principalmente da realtà di piccole dimensioni il cui numero complessivo, determinato dalla grande crescita avvenuta nei decenni passati, oggi è troppo elevato in relazione alle dimensioni e alle caratteristiche del mercato.

Per contrastare, o quantomeno limitare, gli effetti determinati dalla trasformazione del settore in atto, l’associazione che riunisce la maggior parte degli allestitori punta sulla valorizzazione della specializzazione e della competenza delle aziende. A tale scopo dall’anno scorso è stato indetto un premio volto ad individuare (e a far conoscere) il miglior progetto e la relativa realizzazione di uno spazio espositivo, inoltre è in fase di realizzazione un manuale dell’allestimento destinato a diventare un libro di testo a livello universitario, e infine si migliorerà la formazione degli operatori stessi tramite la partecipazione a corsi specifici.

Ma oltre alle difficoltà determinate in gran parte dalla trasformazione complessiva del settore, gli allestitori continuano a combattere anche con altri ostacoli quotidiani legati all’organizzazione del lavoro all’interno dei quartieri fieristici. La possibilità di operare avendo a disposizione tempi maggiori, per esempio, (richiesta ribadita ormai da diversi anni dall’Asal) in molti casi è destinata a rimanere un desiderio inesaudito. Anche se su questo aspetto il rapporto in atto con le società di gestione dei quartieri fieristici è quanto mai articolato, con alcuni casi estremi, come quello di Verona in cui gli allestitori non hanno accesso nemmeno al calendario dei tempi di lavorazione, necessario per programmare al meglio il proprio intervento.

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