Rassegna stampa

CityLife va oltre la Fiera di Milano

MILANO *c «Il futuro non lo possiamo ipotecare. Però CityLife potrebbe spingersi oltre la gara per la riqualificazione del polo urbano di Fiera Milano. Se ci saranno altre occasioni, soprattutto in Italia, le valuteremo». Ugo Debernardi, presidente della società di sviluppo della cordata CityLife e vicedirettore generale di Generali Properties, è concentrato sulla maxigara milanese per il recupero e la trasformazione del polo cittadino, ma resta convinto che il lavoro svolto in questi mesi da oltre 100 professionisti rappresenti «un accumulo di conoscenze e di esperienze» che non andrà disperso.

«Con CityLife – dice Debernardi – è stata definita una metodologia basata sull’ascolto della città, sulla collaborazione tra le più alte esperienze architettoniche e urbanistiche a livello mondiale e sul continuo esame della sostenibilità economica e operativa delle soluzioni individuate, che potrà essere sfruttata anche in altri grandi interventi di recupero urbanistico». Ora però gli sforzi della cordata sono tutti rivolti sull’obiettivo Fiera Milano. Anche perché il tempo stringe. Entro il 31 marzo i progetti degli otto raggruppamenti in gara dovranno essere tutti depositati, mentre la selezione del progetto vincitore e l’assegnazione dell’incarico è prevista entro il 31 luglio. E CityLife giocherà fino all’ultimo le sue carte per aggiudicarsi la gara.
Della cordata CityLife fanno parte: Generali Properties (gruppo Generali), Ras e Progestim (gruppo Fondiaria-Sai), ovvero le prime tre realtà assicurative del Paese; Lamaro Appalti, una delle maggiori imprese di costruzione e sviluppo immobiliare del Paese; Lar Desarollos Residenciales, uno dei principali gruppi immobiliari spagnoli.
La cordata è assistita dagli advisor Mediobanca, Deloitte e Bovis Lend Lease, che garantisce il project management. Le soluzioni urbanistiche sono messe a punto da quattro «grandi architetti» per la prima volta insieme: Arata Isozaki, Daniel Libeskind (che nel 2003 ha vinto il concorso per la ricostruzione del World trade center di New York), Zaha Hadid e l’italiano Pier Paolo Maggiora.
Un’indagine commissionata da CityLife all’Eurisko indica che il trasferimento della Fiera all’esterno è giudicato positivamente da tutti i cittadini e in particolare dai residenti in zona. Sulla destinazione dell’area Fiera “liberata”, ricevono più consensi le aree verdi e i luoghi dedicati ai bambini.
Ciò che spicca è il desiderio di uno spazio che contribuisca all’arricchimento della vita civile e sociale, per il tempo libero dei milanesi. Il nuovo spazio viene immaginato come un’area pilota che rappresenti il manifesto della Milano del nuovo millennio, dove la qualità del vivere ha priorità su aspetti funzionali o economici.
«La gara di trasformazione e riqualificazione urbana della Fiera di Milano – dice Debernardi – è il più grande progetto urbanistico e insieme il più rilevante investimento della Milano contemporanea. Ma è al tempo stesso un passo di strategica importanza per lo sviluppo della città, che allinea l’esperienza milanese ai programmi e alle realizzazioni delle principali e più innovative metropoli europee: Londra, Parigi, Barcellona, Madrid, Berlino».
Come noto, con l’avvio del polo esterno di Rho-Pero un’ampia fetta del quartiere fieristico cittadino (pari a 250mila metri quadrati) verrà restituita in toto alla città. Le proporzioni dell’intervento si collocano tra le più elevate al mondo, con un investimento valutabile in oltre 1,5 miliardi di euro. Basti pensare che le dimensioni dell’intervento sono il doppio di quelle relative alla sistemazione di Potsdamer Platz a Berlino.

Newsletter