Rassegna stampa

Fiera Internazionale del Libro

La tv ha vinto sul libro: non c’è nulla da fare. Il mondo editoriale ne prende atto e si arrende provando persino a riderci su. Scherzi a parte (vi ricorda qualcosa…?), la Fiera del libro di Torino, dedicando l’evento speciale di quest’anno ai 50 anni della Rai, certifica in qualche modo l’assoluta centralità e importanza di questo medium nella formazione dell’Italia (linguisticamente, almeno, non ci sono dubbi) e degli italiani. Nel bene e nel male.
Ma anche il tema portante scelto da Ernesto Ferrero per questa edizione, “Ridere è una cosa seria”, da un lato conferma la tendenza in atto da qualche anno in qua nell’editoria italiana di fare libri con una semplice raccolta di barzellette o battute, spesso sulla scorta dei comici emersi in tv e tra i pochissimi premiati dal successo di vendita in libreria. La dipendenza dalla tv si vede anche da questo. Dall’altro, fortunamente, il percorso individuato dagli organizzatori cerca di riabilitare una delle funzioni più nobili della ragione umana e di restituire al comico la dignità che merita.
In ogni caso, la rassegna del Lingotto (il cui ospite d’onore è la Grecia) resta pur sempre la vetrina più importante per il variegato mondo dell’editoria.
E, da questo punto di vista, le novità sono tante. Spazi diversi per gli incontri professionali, nuova immagine e rinnovata disposizione di quelli espositivi, tentativo di estendere alla città la manifestazione, un portale web ricco e accessibile sono solo alcuni degli spunti per visitare la Fiera (aperta tutti i giorni dal 6 al 10 maggio dalle 10 alle 23, biglietto 7 euro, tutte le informazioni su www.fieralibro.it). E, per la prima volta ci saranno anche una libreria antiquaria e la Fieg, con uno stand che proporrà i periodici e quotidiani che rappresenta e che avrà disponibili tutti gli allegati proposti da giornali e riviste, libri compresi. Anche qui la Fiera certifica un evento editoriale che ha fatto e farà discutere molto gli attori del mondo del libro. Con l’aria che tira su questi temi aleggia un sospetto sul Lingotto: non è che tutta questa voglia di ridere in realtà non sia una maschera per non piangere?

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