
Uniti per proporre una “via verde”
Un quartiere che sia parco, ispirato alla realtà di Londra, è l’idea centrale del progetto di Green-Way. La cordata italo-francese punta a realizzare una zona che richiami la gente in centro. E per farlo ha dispiegato forze e talenti di un nutrito pool di specialisti. Francia e Italia si sono unite sotto la bandiera di Green-Way, “Parco delle Esposizioni” per concorrere alla gara per l’ex quartiere della Fiera Milano.
Al centro del progetto di Green-Way c’è una nuova “via verde”, come dice il nome stesso della cordata, attenta all’integrazione tra costruzioni dell’architettura urbana e verde pubblico.
«Abbiamo pensato ad un quartiere-parco in modo che sia il paesaggio a definire la struttura dell’insieme», spiega Michel Desvigne, il noto paesaggista francese che fa parte del pool di esperti scelto da Green-Way: «La modernità – aggiunge – è proprio la capacità di stabilire una qualità della vita in città che riporti la gente verso il centro».
A quale paesaggio ha pensato Desvigne? «Abbiamo studiato la struttura della pianura padana dove Milano è inserita per cultura e storia – risponde – e puntiamo a valorizzare la specificità del posto con l’utilizzo dell’acqua, elemento fondamentale del nostro progetto». Nessun giardino esotico, dunque, ma radici nel territorio. Il modello seguito è quello di Londra, città in cui si è realizzata una perfetta integrazione tra verde e città. L’ambizione del progetto è fare tornare la gente a vivere in città e frenare l’esodo verso la periferia. «Abbiamo cercato di rispondere nel miglior modo possibile alle richieste della Fondazione Fiera» – sottolinea Claudio De Albertis, già direttore generale della Borio Mangiarotti e presidente dell’Ance, che guida il consorzio in qualità di presidente – «alle cordate in gara è stato espressamente chiesto di creare un quartiere che fosse inserito nel resto della città, permeabile e attento alla qualità della vita, con un occhio all’elemento acqua, al problema energetico e all’utilizzo di risorse alternative. Il nostro gruppo ha cercato di rispondere a queste richieste nel modo più completo possibile. Per questo ci siamo avvalsi di professionisti come Jean Pierre Buffi, italiano di nascita e francese di adozione, e altri esperti che si sono occupati soprattutto di design di interni e quindi attenti al modello di vita come ad esempio Antonio Citterio».
La cordata unisce pertanto l’estro italiano a quello francese, gruppi industriali nostrani e società d’oltralpe. Si tratta, infatti, di un consorzio che vede come capofila il gruppo francese Vinci, numero uno mondiale delle costruzioni e concessioni. Poi c’è un pool di quindici imprese specializzate nel settore edilizio, quattordici delle quali sono italiane: Borio Mangiarotti (capocordata), Costruzioni Montagna, Cile, Deltagreen, la francese Generale Continentale Investissements, Giambelli, Impresa Carlo Rusconi, Ict, Prp Gruppo Paletti, Mr Mangiavacchi, Nessi & Malocchi, Palladium, Saces e Sicedesio.
L’advisor della cordata è lo studio Gianni Origoni Grippo & Partners, mentre Banca Intesa ha rilasciato la garanzia fideiussoria richiesta.
Il gruppo Vinci, noto per avere realizzato tra l’altro lo stadio di Francia completato per i Mondiali del ’98, ha registrato nel corso del 2003 un fatturato pari a 18,1 miliardi di euro, in crescita del 4,3% rispetto al 2002 (+5,5% a cambi costanti). Di questo giro d’affari complessivo 11 miliardi sono stati realizzati in Francia. La società, quotata alla Borsa di Parigi, aveva una capitalizzazione di 7 miliardi di euro a fine aprile 2004.
La particolarità di Green-Way è anche la presenza di alcune delle più importanti imprese costruttrici lombarde tali da rendere il gruppo l’unico consorzio in gara, a detta dei vertici stessi, in grado di realizzare l’intera filiera degli interventi necessari alla riqualificazione dell’area, dalle demolizioni degli attuali immobili alla ricostruzione del quartiere senza subappaltare alcuna opera a terzi. Il mix Italia-Francia è replicato anche nel gruppo dei progettisti, nel quale si mescolano architetti e professionisti italiani e francesi. A guidare il gruppo c’è come detto Jean Pierre Buffi, autore tra l’altro del monumentale complesso delle Colline della Défense a Parigi, sovrastato dal Grande Arche, e del Fronte del Parco di Bercy, sempre a Parigi, oggi modello per tutti gli urbanisti come perfetta integrazione tra città e verde.
Obiettivo del gruppo è riprendere la grande tradizione urbanistica della Milano degli anni 50-60, come periodo di stimolo per l’architettura urbana. E sarà un progetto soprattutto globale perché nel pool che disegnerà il nuovo volto della zona Fiera di Milano ci sono architetti, urbanisti, specialisti di architettura del paesaggio e di design industriale.
Con quest’ultimo progetto Buffi si propone di realizzare quindi una zona viva per Milano, di richiamo per gli abitanti di altre zone della città. Al tempo stesso la nuova realtà sarà parte integrante della città e non un’oasi staccata ma inaccessibile. Il punto importante del l’idea di Buffi è proprio quello di dare vita a un luogo dove il verde sia vivibile e vissuto.
Dallo scorso febbraio il team di progettazione si avvale anche del contributo di Germano Celant. Storico dell’arte contemporanea, già direttore artistico della Biennale di Venezia, Celant è supervisor culturale di Genova 2004, capitale europea della cultura, nonché senior curator per il Guggenheim Museum di New York e direttore artistico per Fondazione Prada. Celant nell’ambito del progetto darà un contributo per creare un ambiente urbano in cui gli edifici, la natura e l’arte dialoghino e diano vita a un contesto unico in Europa.
E da fine marzo 2004 anche Acacia, l’associazione amici arte contemporanea italiana, è diventata partner culturale di Green-Way. Così all’interno del l’art centre che costituisce uno dei punti qualificanti del progetto, Acacia curerà l’esposizione, permanente e periodica, di opere d’arte delle collezioni private dei suoi soci.