
Milano, la Fiera cresce con il territorio
MILANO *c Cronistoria di un successo. L’area dell’Agip, tra Pero e Rho nel Nord-Ovest milanese, fu comprata il 15 ottobre 2001. Il bando per l’appalto fu pubblicato un mese dopo. La prima fase di una bonifica di un’area inquinata da decenni di petrolio raffinato si concluse il 31 dicembre 2001. La prima pietra fu posta il 6 ottobre 2002. La bonifica si è conclusa il 30 giugno 2004. Il Nuovo polo sarà inaugurato il 2 aprile 2005 e la prima rassegna, organizzata da “Progetto città”, sarà proprio dedicata all’urbanistica e al territorio.
Il progetto. Si tratta di 345.500 metri quadrati espositivi coperti e di altri 60mila all’aperto. L’investimento è di 750 milioni di euro (compreso l’acquisto delle aree). Vi saranno otto padiglioni, 20mila posti macchina, 20 ristoranti, 25 bar, verde per 180mila metri quadrati e altri 60mila per alberghi, spazi commerciali e attività ricreative: questi gli obiettivi, in larga parte già raggiunti, di Claudio Artusi, amministratore delegato di Sistema Sviluppo Fiera (una controllata della Fondazione Fiera presieduta da Luigi Roth) in stretta collaborazione con la Regione Lombardia e il Comune di Milano, e con il contributo dei Comuni di Rho e Pero.
La Nuova fiera, colossale e coperta in modo geniale da una tettoia progettata da Massimiliano Fuksas, non interviene sicuramente in una zona vergine: il pezzo di Lombardia che va dalle porte di Milano su fino agli inizi della provincia di Varese, fino alla Malpensa – l’hub del Nord Italia che un giorno o l’altro incontrerà il suo destino di grandezza – è ricca di storia e vocazioni.
Il territorio. Fino a qualche decennio fa zona prevalentemente agricola e oggi (o meglio fino ieri l’altro) industriale, con forte presenza d’imprese delle tecnologie della comunicazione: dalla StMicroelectronics all’Italtel alla Bull di Pregnana. Zona di grandi parchi: le Groane, quello Sud, quello del Ticino che la circondano. C’è, poi, l’oasi Wwf di Vanzago. E ancora, tutta l’area attraversata da campagne coltivate.
Questa parte della Lombardia, infine, ospita ben 32 ville storiche come la meravigliosa villa settecentesca Arconati, il Castellazzo di Bollate.
Che cosa succederà in un’area così con l’arrivo di un polo fieristico che a regime porterà quattro milioni di visitatori l’anno? Tenendo conto che con la Fiera arriverà il metrò fino in centro a Pero – e poi naturalmente alla sede del nuovo Polo -, arriverà il Passante (un po’ trasformato in metrò tra comuni della zona ma collegato comunque al sistema ferroviario di tutto il Settentrione). Arriverà l’alta velocità, il Corridoio 5 deciso dall’Unione europea per unire il Vecchio continente dal Portogallo a Kiev. E si svilupperanno anche altre grandi arterie di traffico interlombardo.
L’impatto. Che effetti produrrà questa grande trasformazione? É questa la domanda che si è fatto Antonio C.G. Pastore, della giunta della Camera di commercio di Milano, già presidente della Cna e oggi presidente della Borsa immobiliare, azienda camerale: «Nell’estate del 2000 la Regione annunciò che puntava sull’ex area dell’Agip. Sin dall’autunno cominciammo a riflettere in Camera di commercio come si poteva, partendo da quella scelta, intervenire su tutto l’intorno dell’insediamento. Nella mia passata esperienza di amministratore di Bollate mi ero fatta l’idea che la zona interessata dall’indotto del nuovo polo si caratterizzasse per un certo disordine – e chi, uscendo dalla metropoli, da via Novara o dal Ponte della Ghisolfa, s’inoltra in questa parte dell’Alto milanese, se ne rende ben conto – ma avesse anche una sua vera bellezza, oltre che ricchezza di professionalità tra le più varie».
«L’arrivo di una megastruttura come la fiera poteva portare nuovo disordine – osserva Pastore -, ma poteva essere l’occasione per evidenziare la bellezza della zona e farne il principio regolatore di un nuovo sviluppo. Ne parlai con il presidente della Camera di Commercio di Milano Carlo Sangalli e decidemmo di promuovere un osservatorio, forma tipica d’intervento camerale, sull’indotto del nuovo polo. La definizione dell’area interessata fu empirica mettendo insieme i comuni del Rhodense con quelli del Bollatese (11 comuni in tutto: oltre a Rho e Pero ci sono Arese, Cornaredo, Garbagnate Milanese, Lainate, Pogliano Milanese, Pregnana Milanese, Settimo Milanese e Vanzago ndr.) ».
«La scelta fu poi condivisa dalla Provincia di Milano – conclude Pastore – che nell’organismo di programmazione territoriale, il comprensorio, collocò i comuni su cui il nostro osservatorio aveva puntato: un’area con oltre 200mila abitanti, 15mila imprese che occupano 80mila lavoratori. Sono seguiti diversi convegni dove le proposte di coordinamento tra i comuni si sono via via precisate. E infine l’osservatorio ha promosso con il Politecnico di Milano due ricerche: una coordinata dal professore Paolo Fareri sui soggetti istituzionali e l’altra su progetti e scenari dell’indotto dal nuovo polo fieristico, coordinata dal professore Giorgio Fiorese. Dopo il lavoro svolto da Regione, Provincia, Comuni interessati, dal nostro Osservatorio a marzo mi sono recato al Mipim (mostra internazionale del mercato immobiliare che si tiene a Cannes ndr.), ho presentato qualche disegno e tenuto una conferenza per raccontare che cosa si muove intorno a Rho e Pero. Ho riscontrato un interesse eccezionale da parte degli operatori del settore».
Il coordinamento. Tutto indica come si sia, dunque, in presenza di un’occasione di “marketing” per un’intera zona strategica della Lombardia. Ma per una grande operazione anche commerciale, carta decisiva diventa il coordinamento tra i soggetti interessati che, peraltro, pare proprio non mancare come indicano le dichiarazioni ospitate in questa pagina.
Diverse le ipotesi di coordinamento: Artusi auspica per certi interventi veloci agenzie di stile anglossassone, pubbliche nella ragione sociale, privatistiche nell’operare. Per Formigoni è sufficiente la regìa della Regione in rapporto con i Comuni, che Massimo Sacchi, sindaco di Settimo Milanese, vede coordinati dalla conferenza dei sindaci.
Collegamenti. Per operare bene sull’indotto è indispensabile siano chiari soprattutto gli obiettivi: e a questo contribuisce molto il lavoro di Fiorese, che parte dalla funzione strategica delle vie di comunicazione. Qui alcuni nodi vanno risolti: l’aeroporto Malpensa rappresenta una grande occasione. Ma i collegamenti con le ferrovie dello Stato che servono il nuovo polo fieristico arrivano ancora a quattro chilometri dall’aeroporto internazionale e con Sea Cargo non si è ancora ben discusso un programma d’integrazione con la Nuova fiera. Il presidente della Regione si lamenta per le lentezze delle grandi società italiane dei trasporti: «Nessuno è più patriottico di me – dice -. Ma se Alitalia e Trenitalia non si svegliano a darci i servizi che servono alla Lombardia, dovremo rivolgerci ad altri». La Nuova fiera, infatti, punta sul trasporto su ferro per quel che serve alle esposizioni, ma una piena intesa con Trenitalia Cargo non è stata raggiunta. La sfida del trasporto via aerea e soprattutto su ferro è decisiva nella difesa dell’intorno del nuovo polo fieristico e nel far prevalere la qualità come cifra di nuovo sviluppo dell’area. Uno sviluppo “qualitativo” di tutta l’area lanciato tra i camion e le auto che affluiscono a Rho e Pero sarebbe sicuramente più complicato.
Sui raccordi delle comunicazioni ha pesato molto anche l’iniziativa di Assolombarda. La ricerca di Fiorese propone, riprendendo una ricerca del Politecnico, anche una “Gronda nord” (un collegamento per il Nord Milanese) su ferro che, sviluppando quelli che già sono i piani del Comune e della Provincia di Milano, unisca i nuovi insediamenti milanesi di quell’area (Niguarda, Bicocca), le aree di Sesto San Giovanni (Falck Vulcano, Marelli) e quelle del Nord-ovest (Politecnico-Bovisa, Nuovo polo fieristico e Malpensa). Alleggerendo così una parte notevole del traffico verso Milano. «Altrimenti – dice Sacchi – con la linea 1 del metrò milanese a Pero rischiamo di far esplodere definitivamente una linea già congestionata».
Un’altra scelta strategica è proposta da Formigoni: unire bellezza e produzione. «Partendo dalla cultura e dalla ricerca – dice Fiorese -. Già ora nelle ville dell’area crescono attività di questo tipo: come la villa Litta di Lainate che ospita l’Istituto per l’arte lombarda e un centro didattico del Politecnico, la villa Burba di Rho sede di un centro culturale e altre ancora. L’intorno del nuovo polo fieristico è l’area opportuna dove lanciare nuovi presidi universitari, vicina com’è al Politecnico-Bovisa, all’Università di Castellanza e a tanti altri centri universitari».