Rassegna stampa

Prove di mercato per le Fiere

MILANO – La trasformazione delle fiere da enti pubblici a società per azioni (più raramente in Srl) avanza spedita. Un’indagine condotta dall’Aefi (l’associazione degli enti fieristici italiani) tra i suoi iscritti rileva che il 77% dei centri espositivi nazionali ha già completato il processo di trasformazione in Spa, mentre un altro 12% sta ultimando l’iter in queste settimane. É vero che la maggioranza dei pacchetti azionari fa capo ancora a soggetti pubblici – Camere di commercio, Province e Comuni – ma è altrettanto vero che la trasformazione in società di capitali è il passo obbligato verso una reale privatizzazione del settore.

Gli ultimi mesi, in particolare, hanno registrato una robusta iniezione di mercato nel sistema espositivo nazionale, con l’Emilia-Romagna sugli scudi. I quattro poli fieristici della regione (Bologna, Rimini, Parma e Piacenza) hanno spalancato le porte ai privati. L’operazione più importante ha interessato la Fiera di Bologna, dove i soci pubblici sono scesi al 43,1% del capitale lasciando ai partner privati, tra cui imprese, banche e operatori del settore, il restante 56,9 per cento. Dalla privatizzazione Bologna Fiere ha incassato 25,5 milioni di euro, che verranno impiegati per rafforzare ulteriormente il livello di competitività del quartiere. Il presidente di Bologna Fiere, Luca Cordero di Montezemolo, ha delineato un ambizioso programma di sviluppo, che prevede numerose iniziative sia per il potenziamento infrastrutturale sia per l’internazionalizzazione. Secondo per importanza tra i poli espositivi emiliani, la Fiera di Rimini ha condotto in porto la “fase uno” della privatizzazione. In questo caso i soci privati sono in minoranza: hanno acquisito infatti il 20% circa del capitale, investendo complessivamente 26 milioni di euro. E proprio in questi giorni la Fiera di Rimini ha rinnovato il Cda. Alla presidenza è stato confermato Lorenzo Cagnoni, mentre fanno il loro ingresso nel consiglio Stefano Venturini, vicepresidente vicario in rappresentanza dei soci pubblici e soprattutto l’imprenditore Alfredo Cazzola (patron del Motor Show), che ha assunto la delega di vicepresidente in rappresentanza dei soci privati. Cazzola è anche azionista di Bologna Fiere.

Anche Parma scalda i motori: entro l’estate sarà ultimata la prima fase della privatizzazione che prevede l’assegnazione ai privati, una cordata formata da imprenditori e banche locali, del 10% del capitale sociale. A settembre verrà nominato il nuovo presidente e rinnovato il Cda. Piacenza infine, il più piccolo tra i poli espositivi della regione, è diventata Spa e ha avviato l’iter per l’ingresso dei privati nel capitale.

Anche in Veneto c’è fermento. I riflettori sono puntati su Padova Fiere, che sta preparando un’operazione in grande stile. Comune di Padova (azionista con il 40%), Camera di commercio (40%) e Provincia di Padova (20%) hanno avviato la procedura di vendita del 60% tramite un aumento di capitale che prevede l’emissione di 12 milioni di nuove azioni al valore nominale di un euro, con un sovrapprezzo minimo di 0,73 centesimi. L’incasso previsto è di 21 milioni di euro. Offerte attese entro il 20 settembre.

«Il decollo delle privatizzazioni – spiega Piergiacomo Ferrari, presidente dell’Aefi – rende le fiere più efficienti e dà loro la possibilità di stringere alleanze con soci sinergici. Ora il passaggio successivo è costituito dalla quotazione in Borsa, per potersi approvvigionare dei mezzi finanziari adeguati allo sviluppo internazionale». E verso la Borsa, dove potrebbero sbarcare già nel corso del 2005, si sono incamminate con convinzione Bologna e Rimini. Al momento la solo fiera italiana a essere quotata è quella di Milano. Ma perché, ci si domanda, le fiere hanno imboccato la via della privatizzazione? Secondo l’indagine dell’Aefi, per il 60% degli interpellati la scelta risponde alla necessità operativa di «muoversi in modo snello e veloce nel quadro concorrenziale internazionale». Al secondo posto vi è l’esigenza di ricapitalizzare l’azienda in vista degli investimenti nei quartieri. Al terzo posto l’esigenza di stringere alleanze strategiche con le categorie che alle fiere si riferiscono, ovvero espositori e visitatori.

Il quadro, già vivace, si farà ancora più interessante a partire dall’anno prossimo, quando Milano inaugurerà il polo esterno di Rho-Pero, mettendo in campo qualcosa come 250mila metri quadrati di superficie espositiva. L’anno successivo dovrebbe essere la volta della maxi-fiera di Roma, della quale è azionista lo stesso Cazzola. «Il sistema richiede ormai criteri di gestione improntati alla massima efficienza e alla managerialità – dice Ferrari – e la ricetta della privatizzazione è quella giusta».

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