Rassegna stampa

Tre progetti per Fiera di Rimini

MILANO * Fiera di Rimini pensa in grande. Nell’agenda di Lorenzo Cagnoni, presidente dell’ente espositivo romagnolo ora trasformato in Spa, ci sono tre date segnate in rosso.
Nella prima decade di settembre saranno inaugurati due nuovi padiglioni che ampliano in misura considerevole la superficie del quartiere – con un investimento di 25 milioni di euro -, nella seconda metà del 2006 Fiera di Rimini farà il suo ingresso in Borsa; nell’arco temporale che va dal 2005 al 2006, infine, si potrebbe assistere a uno scambio di partecipazioni tra Fiera di Rimini e Fiera di Bologna, un’operazione che potrebbe anche essere propeduetica a una fusione – ancora lontana per la verità – tra i due maggiori poli fieristici dell’Emilia-Romagna.
Archiviato l’aumento di capitale che ha visto i soci privati collocarsi al 17% nella compagine azionaria (il rimanente 83% è suddiviso tra gli enti pubblici: Camera di commercio, Provincia e Comune), Fiera di Rimini è ora guidata da un nuovo Cda. Alla presidenza è stato confermato Lorenzo Cagnoni, al quale sono state conferite le deleghe operative proprie dell’ammistratore delegato. Alla vicepresidenza sono stati nominati Stefano Venturini, in rappresentanza dei soci pubblici, e Alfredo Cazzola, organizzatore del Motorshow di Bologna, in rappresentanza di quelli privati. Cazzola è divenuto azionista di Fiera di Rimini con una quota vicina al 4 per cento.
“Il mercato fieristico nazionale – dice Cagnoni – è destinato a diventare sempre più selettivo. La realizzazione del polo esterno della Fiera di Milano e il debutto della nuova fiera di Roma determineranno tensioni molto forti sul lato dell’offerta di spazi espositivi. Sarà dunque la domanda a fare una scelta, dura e selettiva, sui quartieri. Noi abbiamo buone carte da giocare: stiamo potenziando infrastrutture e servizi, investendo sulla qualità. Di fronte all’avvento dei maxi-quartieri, la crescita dimensionale rappresenta una via obbligata: in caso contrario saremmo condannati a un ruolo marginale”.
Fiera di Rimini intende invece giocare un ruolo da protagonista. “Il punto di forza dell’azienda – rileva il presidente – è rappresentato dalla quota elevatissima (circa il 90%) di manifestazioni organizzate in proprio, cioè autogestite”. In base alle stime preliminari, il 2004 si chiuderà con ricavi, derivanti dalla sola parte fieristica, per 52 milioni di euro, che salgono a quota 64 milioni a livello consolidato. Nel 2003, anno poco significativo sul piano del confronto statistico perché sconta la stagionalità del calendario fieristico, i ricavi consolidati erano pari a 52 milioni di euro e quelli prodotti dall’area espositiva a 41 milioni.
“Il business plan parla di ricavi al 2012 superiori ai 100 milioni di euro” aggiunge Cagnoni. Intanto si continua a lavorare sull’opzione Borsa. Inizialmente verrà collocata una quota di minoranza del capitale. “Il vincolo del 51% in mano pubblica – dice Cagnoni – è una condizione rigida in previsione della quotazione a piazza Affari, almeno fino al 2008. Dopo quella data si vedrà”. Tiene banco anche l’eventuale alleanza con Bologna, che darebbe vita a un asse molto forte a livello emiliano-romagnolo, con possibili ripercussioni fino alla capitale, visto che Cazzola è coinvolto in prima persona anche nella nuova fiera di Roma. “Siamo in fase di studio – ammette Cagnoni – ma prima di compiere qualsiasi passo formale bisognerà prima disporre di un progetto industriale che confermi la validità dell’operazione. In ogni caso non è escluso uno scambio di partecipazioni tra le due società”.
Intanto Rimini e Bologna, insieme a Verona, stanno già facendo “gioco di squadra” sul fronte internazionale. Nel mirino sono finite due importanti capitali dell’Est Europa. Le tre fiere italiane stanno valutando l’opportunità sia di organizzare rassegne in loco in sia di rilevare la gestione vera e propria dei quartieri. “Sono in corso trattative e, al momento, non è possibile dire di più” dice Cagnoni.

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