
Nel 1930 la prima edizione “corporativa e fascista”
C’erano il re Vittorio Emanuele III, il ministro Bottai, molti ambasciatori di quello che sarebbe diventato, 70 anni dopo, un mercato privilegiato (Turchia, Albania, Ungheria e Romania) e c’era una gran folla di baresi all’inaugurazione, nel 1930, della prima “Fiera corporativa e fascista”. Il quartiere fieristico si anima in quei giorni di espositori e visitatori e riflette il dinamismo della Bari del tempo, poco meno di 200mila abitanti e un grande fervore tra opere pubbliche in via di completamento (il palazzo delle Poste, il grande porto, la sede della Banca d’Italia) e una vocazione mercantile sempre più spinta. Dopo 10 edizioni arriva la guerra. Tra il 1940 e fino al 1946 la Fiera è chiusa. Poi il 14 settembre del 1947 risorge democratica e repubblicana. Alla fine di quell’edizione si tirano le somme: 700mila visitatori (compreso il presidente della Repubblica, Enrico De Nicola, che in privato, e dopo aver pagato il biglietto, si incammina per i viali del quartiere), e quasi 3mila espositori. Poi il boom degli anni Sessanta, di cui la Fiera è interprete fedele. Dal 1969 in poi alla Campionaria si aggiungono le rassegne specializzate, il quartiere fieristico raggiunge i 300mila metri quadri, si accentua la proiezione internazionale verso i Paesi del Mediterraneo e i Balcani. Si succedono le presidenze fino a quella, nel 1995, di Francesco Divella che avvia il passaggio di competenze sulla vigilanza dell’ente dallo Stato alla Regione. Poi la presidenza di Luigi Lobuono, dal 2001, con la mission principale della trasformazione in spa.